Alla fine, nonostante non ci sperasse più, il cellulare squillò per davvero. Sobbalzò, presa alla sprovvista. Non si prese nemmeno il disturbo di guardare il numero sul display, sapeva che era lui. Si affrettò a rispondere, per paura che il suo stalker attaccasse. "Finalmente. Ce ne hai messo di tempo."

"Mi lusinga il fatto che tu attendessi così ardentemente una mia chiamata." affermò la voce decisa e fredda di Scoiattolo.

"Se faccio un giro della stanza troverò altre microspie?"

"No, non ce ne sono. Ma sai, io volevo che la trovassi. Anzi, ci hai messo più tempo di quanto credessi."

"Ti sei divertito a spiarmi, magari mentre uscivo dalla doccia. Immagino ti sia piaciuto ciò che hai visto." lo provocò Monica.

"Per chi mi hai preso?" replicò Scoiattolo. "Sono un galantuomo."

"Faccio finta di crederci."

"Quindi vuoi affrontarmi? Che coraggiosa. Devo ammettere che inizialmente mi ha fatto ridere, ma poi ho pensato che fossi seria."

"Certo che sono seria. Finiamo questa storia una volta per tutte."

"Interessante." commentò con sarcasmo Scoiattolo. "Un duello. Preferisci la spada o la mazzafrusta?".

"Non sto affatto scherzando!" replicò Monica, infastidita. "Per me non è un gioco."

"E dai, devi ammettere che è divertente."

"Sono stufa di vivere nel terrore."

"Tu puoi porre fine a questo incubo. Sai come."

"Certo che lo so." confermò la giovane. "Ma non starò mai con te. Te lo puoi scordare."

"Che peccato." sentenziò Scoiattolo. "Eppure sono stato davvero paziente con te e non sto scherzando. Con nessun'altra ho atteso così tanto.

"Perché proprio con me?".

"Hai una certa energia dentro di te. C'è qualcosa che mi attira in modo irreversibile e non posso fare a meno di pensare a te. La tua bellezza, la tua determinazione. Sei speciale."

Monica deglutì, sconvolta dal tono macabro con cui erano state pronunciate quelle dolci parole. "Cosa vuoi che ti dica?".

"Sarò io a dire qualcosa." disse lo stalker. "Ti faccio una controproposta."

"Sentiamo. Quale sarebbe?".

"Semplice. Se non stai con me, ucciderò Andrea."

"Cosa?!" esclamò la giovane, provando un tuffo al cuore. "Questa non è una proposta. E' un ricatto."

"Chiamalo come vuoi. Non cambia le cose."

"Lascialo stare. Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me. Fallo per me."

"Ma io lo faccio per te. Per noi. Se vuoi salvarlo devi lasciarlo. Ma non per finta, perché io verrei a saperlo. E mi raccomando, fallo subito."

"Aspetta, aspetta..." biascicò Monica, quasi balbettando, ma la chiamata era stata chiusa. "No, nooo!!! Cazzo!".

Lanciò il telefono contro il muro, che poi rimbalzò sul materasso. Che fosse rotto o meno poco le importava. Si portò le mani al volto. Aveva solo peggiorato le cose, invece di sistemarle. Ho messo in pericolo anche lui, si disse. Non poteva permettere che gli accadesse qualcosa, ma al tempo stesso non riusciva a pensare a una vita senza di lui. Pensò e ripensò, ma tra le due soluzioni estreme non c'era nulla che facesse presagire a un futuro roseo.

Un'ora Andrea era già sotto casa. Monica si era limitata a scrivergli un messaggio, dato che se l'avesse chiamato le parole le sarebbero morte in gola. Scese in strada ad aspettarlo, senza rendersi conto di aver dimenticato di indossare la giacca. Tuttavia, non le importava di provare freddo sulla pelle, dato che stava gelando dentro e nessun fuoco avrebbe riscaldato il suo dolore.

Andrea parcheggiò e le andò incontro sorridente. "Non mi aspettavo il tuo messaggio. Ma sono felice di essere qui."

Monica era scura in volto e ricevette l'abbraccio del fidanzato senza partecipazione. Abbozzò un sorriso e lo guardò negli occhi, quegli occhi così grandi e profondi di cui si era innamorata. "Anche io sono sempre felice di vederti..."

"Mi sembra che tu abbia dimenticato un ma."

"Già. Dobbiamo parlare."

Andrea iniziò a preoccuparsi. "Va bene. Di cosa vuoi parlare."

Monica fece per dire qualcosa, ma le lacrime iniziarono copiose a scenderle dagli occhi. "Mi dispiace così tanto. Dobbiamo lasciarci."

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