Capitolo 38 - Annalisa's pov

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Di nuovo lunedì, che fatica! Altri cinque giorni di reclusione in quella caffetteria universitaria erano pronti ad aspettarmi.

Quella mattina Alessio era attivo come un grillo come non lo era ormai da un bel po'. Alle prese con il suo lettore mp3 collegato allo stereo, con musica rap e house a tutto volume, sembrava più un dj che un barista.

«Ti sembra normale fare tutto questo chiasso in un ambiente universitario?» lo rimproverai, cercando di abbassare il volume prima che gli studenti iniziassero ad entrare.

«Scialla, Annalì, siamo giovani!» fece di rimando lui, continuando a riordinare il bancone a tempo di musica.

Alzai gli occhi al cielo e tentai di sopportare la situazione per quieto vivere civile: otto ore passate a discutere non sarebbero state proprio il massimo.

Una mezz'oretta più tardi ecco entrare Ignazio, seguito da un Gianluca piuttosto irritato. Fortunatamente non ci misi molto a scoprire il motivo del suo cattivo umore.

Essendo ormai tutti in confidenza, Alessio li accolse con la sua colonna sonora da tamarro a tutto volume.

«Ragazzi, stasera si sboccia!» annunciò.

«E chi semu, ri ciuri? [e che siamo, dei fiori?]» replicò Ignazio, tra lo sconcertato e il divertito. La sua spontaneità provocò la mia risata, ma Gian rimase impassibile.

«Spegni quell'affare, immediatamente» esordì con voce ferma, rivolgendosi al mio collega. «Io e te dobbiamo parlare.»

Apparentemente confuso e perplesso dal suo tono di voce, Alessio obbedì. «Che è successo stavolta?»

«E me lo chiedi pure?! Ti rendi conto di cosa diavolo hai combinato sabato sera? Ti rendi conto di che razza di figura mi hai fatto fare, sì? Sempre se te lo ricordi, ovviamente.»

Strabuzzai gli occhi. Quali danni poteva aver provocato Alessio al suo migliore amico? Sicuramente c'era l'alcol di mezzo, questo era poco ma sicuro.

«Gianlù, io non so di cosa stai parlando, sul serio. Spiegati meglio» ribatté Bernabei. Sembrava veramente sincero.

«Ah beh, se non fossi stato ubriaco non ci sarebbe stato bisogno di spiegazioni. Bel divertimento rischiare di mettere in difficoltà gli amici, vero?»

Non avevo mai visto Gianluca così arrabbiato prima di allora, soprattutto con Alessio. Vederli finalmente discutere, però, non mi sorprese più di tanto: erano troppo diversi, sapevo che prima o poi una sfuriata da parte di Gian ci sarebbe scappata. E grazie a Dio, avrei aggiunto.

Alessio prese fiato e si appoggiò al bancone, ora leggermente preoccupato. «Dimmi. Che cosa ho fatto sabato sera?»

«Hai detto davanti a Francesca che provavo qualcosa per lei» tagliò corto il rosetano, a braccia conserte.

A quell'affermazione mi andò di traverso la caramella al limone che stavo mangiando e dovetti farmi un bicchiere d'acqua per calmare la mia tosse. Cosa avevo appena sentito?

Guardai disorientata Ignazio, il quale mi rispose con un cenno del capo come per confermare le parole dell'amico.

«Merda.» Alessio imprecò portandosi una mano tra i capelli.

«Ah, ecco» continuò Gianluca, adirato. «Visto cosa succede a 'non fare i loffi'?» Mimò le virgolette per la citazione fatta.

Il mio collega si appoggiò con la schiena alla parete dietro il bancone, affranto. «Gian, sai che non l'ho fatto volontariamente.»

«Ci mancherebbe altro» replicò lui, stizzito.

Stranamente allora Alessio ebbe una saggia idea: abbandonò la sua postazione e propose a Gianluca di parlarne con calma fuori, in disparte, per cercare di chiarire.

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