Capitolo 5 - Ignazio's pov

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La sveglia interruppe i miei sogni e mi alzai di malavoglia, facendomi subito una doccia veloce per ricaricarmi ed essere pronto ad affrontare la giornata.

Mi vestii con un abbigliamento comodo, la mia prima destinazione era la palestra: avevo incominciato ad allenarmi al fine di eliminare la pancetta e rafforzare ogni parte del corpo.

M'incamminai ed il fresco venticello di fine marzo mi arrivò dritto sul viso, svegliandomi definitivamente. Il tragitto era abbastanza lungo, così estrassi dallo zainetto il mio iPod e infilai le cuffie nelle orecchie, perdendomi tra le note delle mie canzoni preferite. Mi persi anche nei ricordi del passato.

Pensai a quanta strada avessi fatto fino a quel momento, da ingenuo adolescente ero diventato un adulto, non più ingenuo, non più facilmente manipolabile, mi ero costruito una corazza indistruttibile che nessuno era mai riuscito a superare. Mi confidavo solo con Gianluca e Piero, ai quali volevo un bene talmente grande che senza di loro non sarei riuscito a stare, erano la mia seconda famiglia.

Ogni tanto rapinavamo la banca di Venditti, il nostro ex capo, il quale era poi riuscito a vincere un concorso per aprire una banca, diventandone il direttore.

Il nostro non era solo un lavoro ma anche una vendetta, sì, una vendetta perché Venditti non ci diede quello che ci aspettava dopo aver collaborato contro i narcotrafficanti, ribattendo che non avevamo mai fatto nessun tipo di accordo. Questa era la nostra rivincita, e avremmo vinto ad ogni costo.

***

Dopo le due ore in palestra feci appena in tempo a mangiare qualcosa al bar vicino casa mia, che era già pomeriggio e avevo un appuntamento con i miei due coinquilini.

Tornai a casa e un'altra doccia mi rese presentabile agli occhi di Gianluca e Piero. Loro due si sedettero sui loro letti ed io su una sedia davanti a loro.

«Ragazzi, i soldi stanno finendo, dobbiamo effettuare un'altra rapina al più presto.» Lo dissi in modo secco ma era l'unica maniera per far capire loro che eravamo quasi al verde.

«Hai ragione Ignà, quando?» mi chiese Piero.

«Questo possiamo deciderlo anche dopo. Ora l'importante è organizzare i vari ruoli. Non possiamo mantenere quelli della volta precedente, desteremo meno sospetti se questa volta sarai tu, Piero a fare da palo e Gianluca l'autista. Io andrò a prendere i soldi e poi sfrecceremo via più veloci della luce, come sempre d'altronde.»

Piero annuì ma Gianluca sembrava assente, così lo scrollai dal braccio e lui si ridestò dallo stato di trance in cui si trovava.

«Gianluco? Hai capito il tuo ruolo nella prossima rapina?» domandai per essere sicuro che avesse sentito.

«Ho capito, farò il palo, va bene» farfugliò lui.

Io e Piero lo guardammo, corrucciando la fronte.

«Veramente sarai l'autista. Gianluca dove hai la testa? Non è che ti sei innamorato?» chiese Piero.

«Io? Innamorato? Ma per favore! La mia mente è libera, non penso proprio a nessuno. Sono solo sovrappensiero. Ci è sempre andata bene, ma se ci beccassero?»

Il suo timore era infondato, se non era capitato fino a quel momento, perché mai sarebbe dovuto capitare proprio durante quell'ennesima rapina?

«Non hai mai avuto queste paure, come mai ti sono venute ora? Gianluca stai tranquillo, andrà tutto bene come al solito» Piero spiegò il tutto con calma e voce ferma.

«Sì, sì, avete ragione. Sono paure stupide, quindi qual è il mio ruolo?»

«Autista, Gianluca, autista!» risi, scuotendo il capo.

Passammo un'altra mezz'ora a perfezionare i vari dettagli della rapina quando ad un certo punto Gianluca indossò la giacca di pelle che precedentemente aveva posato sullo schienale della sedia su cui era seduto e con la scusa più banale del mondo, Scusatemi, avevo dimenticato di avere un impegno importante tra pochi minuti., lasciò me e Piero a discutere delle ultime cose.

«Gianluca è sempre più strano in quest'ultimo periodo, cosa gli starà succedendo?» esposi la mia preoccupazione al mio conterraneo, una volta che il nostro coinquilino uscì.

Lui mi appoggiò una mano sulla spalla, sorridendo. «Non ne ho idea, ci sarà una donna di mezzo o è solo un periodo no, uno di quei periodi in cui sei contro tutto e tutti, ma passerà, spero che passerà. Se ci dovesse essere qualcosa di più grave o importante, ce lo dirà sicuramente. Non preoccuparti, ok, signor Boschetto?»

Scoppiò a ridere ed io annuii, abbracciandolo.

«Ok, signor Barone.» Trasformai il mio gesto in parole e passammo il pomeriggio insieme tra risate e ricordi.

[Scritto da ErikaYellow]

***

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