Capitolo 33 - Annalisa's pov

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Per tutto il fine settimana non avevo fatto altro che pensare e ripensare a ciò che avevo visto quella notte, o perlomeno a ciò che mi sembrava di aver visto.

Tre figure vestite di nero, tra cui due di esse che sgattaiolavano fuori dalla banca a passi rapidi e silenziosi. Per quale assurdo motivo mi erano sembrati Gianluca e i suoi amici? Perché mai avrebbero dovuto commettere un'azione del genere?

Avevo fatto decisamente le ore piccole quel sabato sera al pub, e forse ero anche un po' brilla dato che non ero abituata a bere alcolici. Magari qualcosa me lo ero anche immaginato.

Ma sì, sarà stato il sonno, o sarà stata la birra. Non può essere, mi ripetevo. Eppure quel lunedì mattina, al bar, non ero ancora riuscita a togliermi quello strano pensiero dalla testa.

Ero così distratta, così sovrappensiero, che scatenai preoccupazione persino nel mio 'educatissimo' collega.

«Terra chiama Annalisa Scarrone!»

«Eh?!» trasalii, rischiando di rovesciare a terra il cappuccino che avevo appena preparato.

Alessio sbuffò più confuso che mai. «Si può sapere cosa ti prende? Sarà la quarta volta che ti chiedo di portare un succo all'arancia al ragazzo in fondo. Dove hai la testa stamattina?»

«Scusa, hai ragione» ammisi, a malincuore. «Cercherò di non distrarmi più.»

La mia affermazione scatenò le risate del biondino. «Annalisa Scarrone che dà ragione ad Alessio Bernabei?! Porca miseria, in che universo parallelo mi sono ritrovato? Qui stiamo messi proprio male, allora!»

«Ah ah ah. Non è divertente, vedi di far terminare questo show seduta stante» sentenziai.

«Mi dispiace, cara, ma lo show non terminerà finché il sottoscritto non sarà a conoscenza del motivo del tuo strano comportamento.» Alessio sembrava alquanto determinato e stranamente preoccupato per me, così mi arresi.

«Ok, ok, appena vanno via tutti ti racconto. Ma non prendermi per pazza.»

***

«No, dai, veramente. Tu dimmi come posso fare a prendere sul serio la tua domanda!»

Come volevasi dimostrare, Alessio stava ridendo da due minuti buoni dopo che io gli avevo chiesto se, secondo lui, Gianluca, Ignazio e Piero sarebbero stati mai capaci di commettere azioni illecite.

«Sono seria, Alessio. Non sono mai stata così seria» ribattei, irritata.

«Spiegati meglio, allora. Dove vuoi arrivare?»

Così, rassegnata, decisi di parlargli per filo e per segno della mia breve esperienza dell'altra sera, cercando di non tralasciare niente di quello che ricordavo. Per tutta risposta il mio collega scoppiò nuovamente in una fragorosa risata, quasi come se gli avessi raccontato una barzelletta.

«Ecco cosa succede a non bere e fare i loffi... Alla minima birretta partono le allucinazioni!» mi schernì, tra una risata e l'altra. «Ammazza oh, devi essere astemia forte per avere certi effetti! Non ci posso credere!»

Io assistevo alla scena esterrefatta, impassibile, di fronte a lui. Se avessi avuto veramente ragione ci sarebbe stato ben poco da ridere.

«Vuoi fare il serio per una volta e riflettere un attimo?» lo ripresi.

«Quella che deve riflettere sei tu, Nali! Ma ti pare che fossero loro? Ce lo vedresti San Gianluca Ginoble a rapinare una banca? Dai su, un po' di buon senso... L'alcol gioca brutti scherzi a voi astemi!»

Ogni sforzo era inutile, con un essere come Alessio Bernabei non ci sarebbe stata alcuna possibilità di dialogo. Decisi così di lasciar perdere momentaneamente il discorso e cercare di far finta di niente: magari aveva davvero ragione il mio collega, forse le mie impressioni di quella notte erano state sul serio frutto della mia immaginazione.

***

Il pomeriggio al bar trascorse in maniera più tranquilla rispetto alle ore precedenti, forse anche 'grazie' all'infruttuosa conversazione che avevo avuto con Alessio.

Verso le sei vidi entrare Francesca, la quale si diresse subito verso di noi con aria dubbiosa. Non ci vedevamo all'incirca da una settimana, magari avrebbe avuto qualcosa di positivo da raccontarmi.

«Ciao Nali, ciao Alessio» salutò gentilmente. Mentre Alessio era occupato a fare dei caffé, io mi occupai di lei.

«Cosa ti serve, Fra?»

«Un tramezzino tonno e pomodoro, grazie. Se puoi vieni a sederti un attimo con me, devo raccontarti una cosa» mi informò Francesca, abbassando il tono della voce. Annuii, le porsi il tramezzino e andammo a sederci in fondo al locale.

«Dimmi tutto» la esortai.

E così mi raccontò di quando, diversi giorni prima, Gianluca aveva sorpreso lei e Piero parlare di lui e Lorenzo e di quello che loro avrebbero potuto provare per lei. Fortunatamente non aveva ascoltato il discorso dall'inizio e Francesca e Piero erano riusciti a cavarsela, anche se Gian non era del tutto convinto delle loro parole.

«Credo che Gianluca non si arrenderà facilmente» risi. «Diciamo che per stavolta vi è andata bene, ma la prossima volta che parli con qualcuno di un argomento del genere in un luogo pubblico fai più attenzione a chi hai intorno.»

Francesca annuì. «Lo farò, per forza.»

Le sorrisi per incoraggiarla, mandando poi avanti la conversazione.

«E dimmi, come va con Ignazio?»

Lei abbassò lo sguardo per qualche istante, per poi sorridere timidamente. «Beh, come sempre. Abbiamo un bel rapporto di amicizia.»

«E chissà che non diventi qualcos'altro» aggiunsi, speranzosa.

«Non mi faccio illusioni, Nali. D'altronde potrebbe essere un interesse passeggero...»

«Hai ragione, hai ragione, ma mai dire mai» tagliai corto. «In ogni caso è sempre molto meglio di Alessio, sotto tutti i punti di vista!»

La mia amica accennò una risata. «Diciamo che finalmente ti do ragione!»

Passò poi a raccontarmi un altro avvenimento che non aveva ancora avuto l'occasione di riferirmi: dopo aver ascoltato una parte di una conversazione telefonica, Ignazio era convinto che Francesca e Piero si stessero frequentando all'insaputa di Caterina.

«Ma è assurdo!» esclamai. «Menomale che Ignazio ha avuto il coraggio di chiederti spiegazioni, altrimenti sarebbe rimasto convinto di qualcosa che non sta né in cielo né in terra.»

«Già... Menomale. Troppi equivoci e troppa gente che ascolta conversazioni a metà ultimamente!»

Dopo una decina di minuti Francesca si congedò e tornò a casa per ripassare, mentre io ripresi il mio solito posto dietro il bancone cercando di concentrarmi nel mio lavoro nonostante i mille pensieri che mi frullavano in testa.

Solo altre due ore e avremmo chiuso, potevo farcela.

[Scritto da ilvolosvoices]

***

Ebbene sì... FALSO ALLARME, per il momento! La missione dei ragazzi continua ancora.

Se il capitolo vi è piaciuto non dimenticatevi di lasciare una stellina e/o un commento :)

Grazie mille e alla prossima! 

In questo mondo di ladriWhere stories live. Discover now