Capitolo 2 - Lorenzo's pov

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Mi ritrovai in aula ad aspettare che la lezione finisse: finalmente avevo trovato il coraggio di chiedere un appuntamento a Francesca, e non avevo intenzione di tirarmi indietro.

Nonostante io provassi dei sentimenti molto forti per lei non ne avevo parlato con nessuno se non con mio cugino Marco, ma anche lui, prima di saperlo, aveva dovuto aspettare molto. Mi veniva da ridere a pensarci, perché mi stavo comportando come un bambinetto, ma... forse era uno degli effetti dell'amore. O forse dire che mi ero innamorato era ingigantire la situazione. Eppure la trovavo davvero fantastica, l'ho sempre ritenuta possedere tutto ciò che cercavo in una donna: Francesca non era semplicemente bella esteriormente, era sincera, intelligente, quando parlava ti coinvolgeva e ogni volta che il suo sguardo incrociava il tuo... si avvertiva una strana complicità. Ero stato davvero fortunato a conoscerla e non volevo perderla: speravo vivamente che non rifiutasse il mio invito.

Beh, se le cose si mettono male, posso sempre dire che l'invito era fatto da amico: non sarei né il primo né l'ultimo, pensai, ancora impaziente.

Dovevo solo sperare di incontrarla...

***

Tornai a casa senza aver visto Francesca. Si presentarono due opzioni: tirarsi indietro o aspettare ancora e chiederle di uscire. Più ci pensavo, più mi trovavo indeciso, quindi giunsi alla conclusione che distrarmi un po' con mio cugino non mi avrebbe fatto male.

Marco e io abbiamo sempre avuto un bel rapporto, nonostante ultimamente fosse molto impegnato con il lavoro. Per l'appunto, quella sera mi raccontò che quella settimana la banca in cui lavorava aveva subito l'ennesima rapina.

«Sto impazzendo con tutte queste rapine, non si capisce più come fare per trovare i colpevoli!» disse, come faceva dopo ogni rapina. Ormai era un'abitudine.

«Siamo nel ventunesimo secolo, Marco, possibile che non riusciate a trovare un modo per smascherare il colpevole?» ribattei io un po' bruscamente. Ero molto nervoso e volevo solo parlare di qualcosa di meno stressante.

«Vedi Lorenzo, il punto è che fanno tutto in maniera così pulita! Non lasciano neanche una traccia, non si capisce come facciano ad escogitare qualcosa di diverso ogni volta. Devono essere molto abili» mi spiegò mio cugino accarezzandosi il mento con una mano, un tipico gesto che faceva quando pensava.

«Ma le telecamere? Possibile che non vi abbiano condotto a nulla?»

«Abbiamo controllato: si spengono da sole, non si riesce a capire come abbiano fatto per hackerarle... devono essere dei tipi svegli! Riescono a farla franca ogni volta.»

«Cugì, mi sembra che vi abbiano preso di mira visto che fanno rapine sempre da voi. Vi avranno visti più deboli di altre banche.»

Marco tacque. Evidentemente non sapevano proprio come fare.

Dopo esserci calmati entrambi, quindi non aver parlato per qualche minuto, decisi di rompere il silenzio chiedendogli qualche consiglio su come proporre a Francesca un appuntamento e la sua risposta mi colpì.

«Sii te stesso, non fare nulla di esagerato. Fai finta di domandarlo a un'amica: in fin dei conti, siete amici. Ed è giusto essere amici prima di diventare qualcosa di più.»

***

Quando mi svegliai la mattina seguente ero tanto nervoso quanto contento di vedere Francesca. Quella volta l'avrei incontrata, sì, me lo sentivo. Ero davvero ottimista.

Andai all'università e prima di entrare a lezione, la vidi.

«Ciao Lorè!» esordì lei, allegra come sempre.

«Hey, Fran... ti volevo dire una cosa, sai, è importante!» dissi io. Forse mi comportai da stupido andando dritto al punto, ma sono sempre stato un ragazzo semplice e diretto.

«Certo, dimmi pure. Anche se mi stai facendo preoccupare un pochino» rise nervosamente. Anche io lo feci, ma alla fine mi decisi a parlare.

«Pensavo che uno di questi giorni potremmo, non so, andare al cinema insieme. Fanno quel film che volevi tanto vedere, aspetta, non ricordo più...»

«Io prima di te!» esclamò allora Francesca, evidentemente entusiasta di questa notizia.

«Sì, proprio quello! Scusa, n-non ricordavo il nome e... e...» balbettai. Mi sarei preso a pugni da solo, se avessi potuto.

Francesca tacque un attimo, non mi rispose subito e quella breve attesa fu micidiale per me. La vidi pensare e aggrottare la fronte per un paio di secondi. Ero in un bagno di sudore. Alla fine il suo sguardo si posò di nuovo su di me e disse, con il suo adorabile accento veneto, che sarebbe venuta volentieri.

Inutile dire che mi sentii in paradiso.

[Scritto da GiuliaUJ]

In questo mondo di ladriWhere stories live. Discover now