Capitolo 28 - Venditti's pov

144 25 6
                                    

Come di consueto ero arrivato in banca in anticipo, prendendomi il mio tempo per assicurarmi che tutto fosse in ordine. E poi il capo deve sempre essere il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene, no?

Lasciai che le prime soffici luci del mattino temperassero il mio animo in subbuglio e mi decisi ad iniziare la mattinata da zero, senza aspettative e senza preoccupazioni riguardo il difficile caso in cui ero sfortunatamente coinvolto.

Con una nuova giornata avanza una nuova speranza!

La brusca apertura della porta del mio ufficio distolse la mia attenzione dalla finestra e il mio sguardo incontrò, con mio sommo stupore, quello stralunato di Marco.

«Marco! Cosa...»

«Non c'è tempo per i preamboli, ti prego di ascoltare quello che io e mio cugino abbiamo da dirti e poi potrai dirci cosa ne pensi.»

L'eccitazione nella sua voce era evidente, e capii che era successo qualcosa che lo aveva smosso positivamente. Assentii, e dopo una breve presentazione con suo cugino Lorenzo mi predisposi all'ascolto.

Il confuso racconto che mi fu riportato ebbe un impatto così devastante su di me che ringraziai il cielo di essere già seduto. Difficilmente sarei riuscito a reggermi in piedi altrimenti.

«Mi state dicendo che ho ingaggiato un criminale per dare la caccia a dei criminali?»

«Precisamente.» Risposero in coro.

«Ecco perché eri sempre così reticente nel rapportarti con lui...»

Mi tornarono in mente tutti i momenti in cui avevo visto gli occhi di Marco sprizzare disgusto nel guardare Giacchetti.

«Proprio così... Non volevo dirti niente prima di avere delle prove concrete.»

«Hai fatto bene. Ora non ci resta che riferite tutto alla polizia e fare in modo che aprano un'indagine sul suo conto. Poi procederò personalmente al suo licenziamento.»

«A questo proposito... Io là non mi ci presento senza sapere che avrò un avvocato a difendermi. Potrei seriamente fare compagnia a Giacchetti in prigione per le cose che ho fatto per incolparlo.» Intervenne Lorenzo. Povero ragazzo, non aveva tutti i torti.

«Non preoccuparti, conosco i migliori avvocati della città e sono sicuro che non ti succederà alcunché.» Lo rassicurai con un sorriso.

«Comunque anche io ho qualcosa da raccontarvi» proseguii. «È stato ritrovato un passamontagna sulla scena qualche giorno fa, e finalmente sono arrivati i risultati, anche se piuttosto inconcludenti come ci aspettavamo. Sono stati analizzati i capelli all'interno del passamontagna e hanno scoperto solo che appartengono a un giovane uomo, ma il suo DNA non è mai stato registrato nella banca dati della polizia.»

«Ciò vuol dire che si tratta di qualcuno che non è mai stato arrestato prima, e neanche ricercato.»

«Proprio così.» Il cugino di Marco era molto sveglio, mi piaceva.

«La faccenda si infittisce. Dovremo ingaggiare qualcun altro per risolvere il mistero» ragionò Marco. Come dargli torto?

«Hai ragione, ma ci penseremo dopo. La priorità è andare a riferire tutto alla polizia. Lascerò un biglietto sulla porta del mio ufficio per far sapere a tutti che oggi non sono reperibile.»

Detto questo, ci avviammo verso la stazione. Il momento di smascherare Giacchetti era arrivato.

Io ero ancora sconvolto dalle rivelazioni che Marco mi aveva rivelato sul suo conto, e pensare che mi ero pure fidato affidandogli il compito di scoprire il responsabile delle rapine in banca. Alla fine anche lui si era rivelato un criminale, e della peggior specie: mai e poi mai avrei pensato di aver riposto la mia fiducia proprio in una persona che era stata coinvolta in un orrendo giro di prostituzione - il cui pensiero mi fa rivoltare lo stomaco - e nello spaccio di droga. Credevo i responsabili delle rapine i peggiori individui, quando invece la persona con il più basso tasso di moralità ce l'avevo proprio di fronte a me.

In questo mondo di ladriWhere stories live. Discover now