Capitolo 30 - Gianluca's pov

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«Qualcuno mi sta nominando invano?»

Avevo irrotto nella conversazione tra Piero e Francesca con una punta di ironia, ma ero anche indubbiamente curioso del perché stessero parlando di me e Lorenzo. Stavo passando di lì per caso e mi ero perso la prima parte del discorso, probabilmente la più importante.

I due sussultarono un attimo per la sorpresa, per poi voltarsi tranquillamente verso di me.

«Ciao Gian!» esordì Francesca, dopo alcuni attimi di silenzio. «Tranquillo, è tutto ok!»

Ma io continuai, deciso a saperne di più. «Potrei sapere cosa c'entriamo io e Lorenzo nei vostri discorsi?»

«Niente di preoccupante, Gianlù» Piero si affrettò a rispondere.

«Se non è niente di preoccupante, allora ditemi.»

Il mio amico si risistemò gli occhiali, quella volta dalla montatura nera, sul naso. «Stavamo semplicemente parlando bene di voi, non mi pare ci sia nulla di strano. Siete nostri amici, è normale.»

«Ho sentito chiaramente Francesca dire 'non chiedere nulla a Gianluca, non fa niente'... Allora, cos'è che non dovreste chiedermi?» proseguii, imperterrito.

«Gli appunti di italiano, Gian» ribatté tranquillamente Francesca. «Ce li ha già passati Ignazio.»

Il mio sguardo dubbioso vagò ripetutamente da lei a Piero per qualche secondo, e i due fecero di tutto per sostenerlo e non abbassare gli occhi.

«Ignazio che prende così tanti appunti? Ah, questa è bella.»

«È un esame importante, è uno degli ultimi per noi!» esclamò Piero. «Ma in ogni caso non mi sembra opportuno farne un caso di stato, Gianlù.»

Alzai un sopracciglio. «Farò finta di credervi, ma solo perché vi voglio bene e non mi va di discutere in questo momento.»

Accennai una risatina amichevole per smorzare la tensione e mi congedai, dirigendomi verso il bar. Ero sempre più convinto che Piero e Francesca stessero nascondendo qualcosa.

***

«Non è possibile, Alè. Non è possibile!» esordii irritato varcando la soglia della caffetteria, dopo essermi assicurato che non ci fossero altri clienti in quel momento.

Contrariamente a quello che mi sarei aspettato, al bancone trovai un Alessio visibilmente abbattuto che girava lentamente il cucchiaino nella sua tazza da tè.

«Il 'non è possibile' dovrei dirlo io, Gianlù.»

Perplesso, avanzai verso di lui. Presi un pacchetto di chewing-gum dalla cassa e lasciai gli spiccioli a Bernabei.

«Fammi indovinare, non vedi una donna da ben mezz'ora?» domandai sarcasticamente.

«Da mezz'ora?» ripeté il mio amico, enfatizzando la domanda. «Magari! È una settimana, Gianlù. Una settimana, capisci? Il mio charme va scomparendo.»

«Oh, che grande astinenza. Un record!» scherzai.

«Compà, in realtà è veramente un record.»

«Ah, andiamo bene!» ironizzai. «In ogni caso non riuscirai mai a battere il mio.»

Bernabei rise sotto i baffi. «Ventidue anni da bravo ragazzo? Eh no, direi proprio di no. Tu non hai neanche mai iniziato.»

«E ne sono felice» tagliai corto.

Fortunatamente Alessio lasciò perdere il discorso e focalizzò la sua attenzione su di me.

«Dimmi, Ginoble, tu di cosa ti stai lamentando?»

Sospirai. «Ti ricordi di quando ti ho raccontato della telefonata di Piero e Francesca mentre eravamo a Roseto?»

Lui annuì.

«Bene, poco fa li ho sorpresi a parlare di me e Lorenzo. Non riuscivo a capire l'argomento del discorso, così mi sono fatto avanti chiedendo come mai mi stessero nominando, ma loro hanno iniziato ad inventare le scuse più assurde.»

«Tipo?»

«Tipo che stavano parlando bene di noi due dato che siamo loro amici, oppure che non avrebbero dovuto chiedere gli appunti di italiano a me perché li avevano già chiesti a Ignazio.»

Bernabei si aggiustò il ciuffo, per poi bere un sorso di tè. Nonostante il suo stato d'animo sembrava piuttosto interessato alla conversazione.

«E chi ti dice che siano state delle scuse?»

«Li ho visti esitare, Alè. Non sembravano poi così tranquilli quando sono arrivato! E poi da quando Ignazio passa gli appunti alla gente? A momenti neanche li prende. Dai, su, è impossibile» conclusi, leggermente esasperato.

Alessio appoggiò i gomiti sul bancone e rivolse lo sguardo verso di me. «Non pensare sempre negativo, Gianlù. Piero e Francesca sono tuoi amici da anni ormai, e non mi sembra che finora ti abbiano mai fatto qualche torto. Innanzitutto non possiamo dire con certezza che abbiano mentito, e se anche fosse non puoi essere sicuro che sia per qualcosa di importante. Chissà, magari vorrebbero farti una sorpresa. In ogni caso, avendo perso una parte del discorso e avendo colto soltanto poche frasi non puoi essere certo di nulla... Puoi fare solo delle ipotesi. Frasi sentite a caso possono solamente essere fraintese.»

Rimasi colpito dalle parole del mio amico, non lo facevo così riflessivo. E per di più aveva ripetuto all'incirca le stesse parole che anche l'altro Alessio, il mio amico di Roseto, aveva utilizzato poco tempo prima.

«Wow, non avrei mai immaginato una riflessione del genere da parte tua, soprattutto ora che sei in questo stato» ammisi divertito, osservando la sua espressione pensierosa. «Non sei il primo a dirmi queste parole. Ti ringrazio.»

«Cosa credi, Ginoble? Anche io so dare dei consigli decenti a voi santarellini, ogni tanto» ridacchiò.

«Quell' 'ogni tanto' mi è piaciuto!» risi anche io.

«Tanto per rimanere in tema di risate, adesso ti canto una canzoncina demenziale che ho inventato questa mattina. Ma guai a te se lo racconti a qualcuno!» mi avvisò, guardandomi con aria di sfida.

Annuii. «Da un orecchio mi entra e dall'altro mi esce.»

Bernabei si schiarì la voce e iniziò a canticchiare a basso volume per non farsi sentire.

«Nessuna che ci sta, nessuna possibilità
A me brucia e lo preparo in fretta
O la sconfitta mi consuma poi
Oh cliente, dove sei?
È una vita che non spendi
Ma una sola cosa mi resta e mi basta
Io e il tè, la soluzione...»

Seguii la sua 'esibizione' scioccato e divertito allo stesso tempo, per poi improvvisare un breve applauso.

«Io non ho parole, davvero!» esclamai. «Non pensavo che un bad boy potesse arrivare a tanto.»

«Ed è proprio per questo che non deve saperlo nessuno! Nessuno, meno che mai le ragazze. Chiaro?» mi intimò, puntandomi contro il cucchiaino da tè.

«Puoi stare tranquillo, Alè. È strano a dirsi, ma ormai sei uno dei miei migliori amici» riflettei.

«Lo stesso vale per me. Non avrei mai pensato di fare amicizia con qualcuno che è il mio esatto contrario, ma devo ammettere che ti voglio bene» confessò Bernabei, accennando una risata.

Scrollai le spalle, intonando scherzosamente una delle mie canzoni preferite. «Ma oggi devo dire che ti voglio bene, per questo canto e canto te...»

«No Gianlù, te prego, i pezzi da antiquariato no!» si lamentò lui.

Risi amichevolmente per la sua reazione e mi diressi verso l'uscita, continuando a cantare Canzone per te finché non mi chiusi la porta alle spalle.

«È stato tanto grande ormai, non sa morireee, per questo canto e canto teee!»

[Scritto da ilvolosvoices]

***

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Grazie mille e alla prossima! 

In questo mondo di ladriWhere stories live. Discover now