Iniziò così un periodo di angoscia e paura, in cui ebbi paura persino della mia ombra, ma non mi arresi. Volevo salvarmi e porre fine all'incubo, ma la Polizia, nonostante mi proteggesse, sembrava sempre un passo indietro a quel pazzo, che conosceva ogni mio spostamento, ogni mia mossa e la sua presenza si faceva sempre più incessante, morbosa, fino a quando mi diede l'ultimatum: stai con me o muori.

Ricordo ancora la notte in cui entrò in casa mia, mentre i miei genitori erano fuori. Sfortuna volle che avessi il cellulare scarico, per cui non potei nemmeno chiamare aiuto e il telefono fisso era al piano di sotto, ma lui fece saltare la corrente e iniziò una caccia spietata nell'oscurità, nella quale io sembravo spacciata, incapace di reagire. Ma sai una cosa? Il senso di sopravvivenza in quegli istanti è forte e può portarti a fare cose che nemmeno immaginavi. Non potevo vedere nulla, non avevo armi, mentre lui aveva un grosso coltello. Lo capii nel momento in cui una grossa lama mi graffiò la schiena.

Iniziai a gridare, a cercare aiuto, ma lui mi derideva nell'ombra, sembrava pure in grado di cammuffare la sua voce, schernendomi e giocando al gatto con il topo. Non so quanto tempo durò quel macabro gioco ma, dopo essere riuscita a sfuggirgli corsi in salotto, aiutata dalla fioca luce dei lampioni che filtrava tra le persiane e presi l'attizzatoio. Rimasi immobile al centro della stanza, ad attenerlo. Come avessi sentito i suoi passi l'avrei colpito.

Ma lui era incredibilmente silenzioso e riuscii ancora una volta a cogliermi di sorpresa e questa volta la lama mi penetrò il fianco. Lanciai un grido di dolore e, spinta dalla disperazione, mi voltai e colpii con tutta la forza di cui disponevo. Sentii l'impatto dell'attizzatoio con il suo corpo, ma lui non urlò, limitandosi a un gemito. Poi indietreggiai ed ero sicuro che lui fosse già in piedi, pronto ad attaccare nuovamente.

Poi, la fortuna venne in mio soccorso.

Probabilmente le mie grida erano state udite dai vicini, che avevano chiamato la Polizia, le cui sirene si spiegarono in un lamento così forte che sulle prime fui spaventata più che sollevata. Poi udii dei passi veloci uscire dalla stanza e capii che quel pazzo stava scappando. Subito dopo qualcuno mi intimò di aprire la porta, ma avevo troppa paura. Mi accovacciai in un angolo, disperata e tremolante, quando l'uscio venne forzato e la luce tornò.

I due detective che mi avevano aiutato giunsero insieme a uno stuolo di Agenti, i quali iniziarono a perlustrare la zona, ma come puoi immaginare, di Scoiattolo non c'era traccia. Mi portarono in ospedale in evidente stato di shock e rimasi sotto cura per diversi giorni. Ero salva, ma qualcosa era cambiato. La paranoia e la paura divennero inseparabili compagne di viaggio e non riuscii più a uscirne.

Mi barricai in casa, mi allontanai dal mio fidanzato, dagli amici e dai miei genitori, che per la prima volta nella vita si accorsero della mia presenza e cercarono di aiutarmi, ma era troppo tardi. Avevo paura che lui tornasse e finisse il lavoro. Sapevo che sarebbe tornato. Per cui presi la decisione più drastica. Sparire dalla circolazione per sempre, dove sarei stata al sicuro dal mio incubo.

I due detective, seppure contrari, mi aiutarono, trovandomi questa casa, un lavoro che svolgo essenzialmente nel mio studio al piano di sopra e una volta a settima arriva un incaricato a portarmi la spesa. Sono passati dieci anni da allora e, nonostante aiuti di psicologi che ogni tanto vengono a vedere se sono ancora sana di mente, non ho fatto passi avanti. Ogni notte ho orrendi incubi sulla mia persecuzione e non c'è medicinale in grado di scacciarli.

Mi sono isolata dal mondo e non ho permesso più a nessuno di venire qui, nemmeno ai miei genitori o ai due Detective, che ancora oggi custodiscono il mio segreto. Può sembrare da vigliacchi, ma ho troppa paura.  Ma sai una cosa? Nonostante la protezione, la sicurezza, so che prima o poi lui mi troverà. E' solo questione di tempo.

Il racconto era durato il tempo di due sigarette, che Ilaria aveva spento in un vecchio posacenere. Quando terminò il racconto, calò il silenzio e Monica, che non l'aveva mai interrotta, si rese conto di quanto si era immedesimata in quella storia. Non era diversa dalla sua, era identica. Era come se avesse rivissuto l'incubo di quella povera donna, momento per momento, fino all'epilogo che, se non tragico, era comunque macabro. Dunque è così che finirò, si disse. Morta o chiusa nel mio eremo personale.

"Questa è la mia storia." concluse Ilaria, che sembrava stanca per lo sforzo. "Non so come posso aiutarti, ma è tutto ciò che avevo da dire."

"Sei stata molto coraggiosa a raccontarmi tutto." assicurò Monica. "Te ne sono grata."

"Ora cosa pensi di fare?".

"Non ne ho idea. E' proprio questo il problema."

"Vorrei aiutarti di più, ma non sono nemmeno stata incapace di aiutare me stessa. L'unica cosa che posso fare è offrirti un posto per la notte. Non credo che gli Agenti passeranno oggi. Sei al sicuro.

"No, ti ho già fatta esporre troppo. Ho prenotato un Motel non troppo lontano da qui. Dormirò lì e domani ripartirò per Roma."

Ilaria sorrise. "Così passerai il Natale con la tua famiglia."

"Già. Mi dispiace che tu debba rimanere sola." constatò Monica, avvilita nel vedere lo stato in cui si trovava Ilaria.

"Ci sono abituata, ma non ci faccio più caso."

"Prima che vada... posso farti l'ultima domanda?".

"Ma certo."

"Perché mi hai fatto entrare?" chiese la giovane. "Avresti potuto cacciarmi via per averti posto in pericolo."

"Vedi... la mia paura mi ha portato per tanti anni a nascondermi da tutti, ma ci sono momenti in cui non riesco a sopportare la mia prigionia."

"Capisco. Vorresti uscire e tornare alla vita vera."

"No, per quello è troppo tardi."

Monica sgranò gli occhi. "Cosa intendi dire, allora?".

"Ci sono momenti in cui restare nascosta mi aiuta a sentirmi sicura. Ma certe volte, specie quando è notte, vorrei che questa agonia finisca e finisco per sperare che lui mi trovi e finisca ciò che ha cominciato, per liberarmi finalmente dal mio incubo."



Yellow ChatWhere stories live. Discover now