13 dicembre

173 16 8
                                    

Sono le otto e mezza. Devo ancora metabolizzare che devo svegliarmi completamente ed alzarmi, nonostante io oggi sia a casa e debba andare allo stadio.

-Buongiorno dormigliona!- urla Mario spalancando la porta della mia camera. Odio sentire le persone urlare appena sveglia, ma lui posso perdonarlo. Indossa una tuta da jogging ed è un po' sudato. Resta comunque di rara bellezza.

-Corsetta tattica?- gli chiedo. Mi stiracchio e si avvicina di scatto. Ha una busta di carta in mano e tira fuori due meravigliose (e ipercaloriche) brioches al cioccolato; sento un certo languorino a dirla tutta, quindi potrebbe anche starci.

-Eh sì, tanto quello che ho perso lo recupero con questa.- e sventola la brioche. Sorrido e noto che si corica di fianco a me. Mi accarezza una ciocca di capelli.

-Devo farti una domanda personale più tardi.- mormora imbarazzato. Inizio a preoccuparmi: cosa potrebbe voler sapere?
Mangio con gusto la mia colazione e noto che fa altrettanto. Ha già finito la brioche e sono appena a metà.

-Sei peggio di un cane!- lo riprendo per scherzare. Mi guarda di traverso e fa un sorriso malizioso. Mi toglie la brioche dalle mani, l'appoggia sul comodino e si sdraia su di me.

-Mario, no...- lo blocco. Alza gli occhi al cielo.

-Non sono mica così pervertito, cazzo!- si lamenta. Sfiora appena la mia guancia e mi dà un bacio sulla fronte.

-Subito a pensar male. E pensare che avrei voluto stare un po' con te e coccolarti.- si offende. Si alza e sembra intenzionato ad andare via. Lo afferro per un braccio e lo faccio sdraiare vicino a me, così siamo faccia a faccia. Lo bacio a stampo.

-Anche io devo dirti una cosa.- lo informo. Si rabbuia improvvisamente.

-Comincia tu.- ordina fermamente. Mi cinge la schiena con un braccio e la sua bocca é praticamente incollata alla mia, riesco a sentire il suo respiro che tanto ho atteso.
Deglutisco e inizio a tremare; mi coccola un po' perché ha compreso la mia inquietudine.

-Nel laboratorio di chimica l'altro giorno Juan ha provato a spogliarmi. É intervenuto Alvaro e l'ha picchiato, mi ha salvata. Penso volesse... Ecco... Stuprarmi.- sputo il rospo. Mi fissa dritto negli occhi. Mi attira a sé fino a farmi sentire i suoi addominali e mi bacia.

-Non accadrà nulla finché ci sarà lui. Tranquilla.- mi rassicura.

-Tocca a te.- ridacchio. Ho messo una pietra sopra quell'episodio, sperando che non si ripeta più.

-Ehm... vorrei sapere... Ecco...- biascica appena.

-Quante volte l'avete fatto tu ed Alvaro?- chiede tutto d'un fiato. Che domanda imbarazzante.

-Una volta sola, perché poi ho capito di aver perso la mia verginità con la persona sbagliata.- rispondo. Tira un sospiro di sollievo.

-E... com'era?- chiede ancora.

-Come sei insistente e curioso!- lo prendo in giro. É davvero molto teso.

-Era molto... Animale, se mi lasci passare il termine. Con te é tutto molto più dolce e romantico. Non avrei mai pensato di dirlo, però secondo me non si dovrebbe fare sesso per il gusto di farlo, ma con passione e sentimento. Cosa che penso accada tra di noi.- rispondo.

-Ovvio.- aggiunge. Mi bacia ancora una volta e poi si alza.

-Andiamo a fare un giro. So che la partita è stasera, ma vorrei passare un po' di tempo con te. So anche dove portarti.- ammicca. Mi alzo anche io dal letto e gli faccio segno di uscire.

-Ti ho vista nuda, che effetto vuoi che mi faccia vederti in reggiseno? Non ti capisco.- borbotta contrariato. Sorrido e gli chiudo la porta in faccia per poi darci due giri di chiave. Quando voglio stare da sola deve essere così e basta. Indosso una maglietta comoda e un paio di pantaloncini dello stesso colore dei calzini e opto per le scarpe da ginnastica, non si sa mai. Non vorrei mai che mi portasse al parco (cosa molto prevedibile) a correre. Esco dalla stanza e lo raggiungo. Non voglio che la nostra sia una storia sdolcinata, penso l'abbia capito anche lui e che la pensi proprio come me.

All'ombra della quercia [Mario Götze]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora