27 settembre, ore 22:00 ✔️

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Ecco, adesso ho finito gli allenamenti e posso finalmente raccontarti.

Mentre riflettevo sulla mia vita e sull'idea di provare a giocare per la mia squadra del cuore, Mario è uscito dalla classe e ha chiuso la porta alle proprie spalle.

-Scommetto che non gli hai detto assolutamente niente di quello che è successo nei giorni scorsi. Non credo che possa piacergli sapere che ti ho messo la lingua in bocca mentre ci provava con te.- ha detto Mario. Era sbucato da un angolino, come sempre, e mi irritava. Commento pungente, come tutti quelli che fa. Mi ha ferita nell'orgoglio, è stato fastidioso e frustrante.

-Ti ho già detto che ti odio?- gli ho risposto acida. La sua voce riesce sempre a farmi accapponare la pelle. È sempre stupendo, e quel sorriso che appare sul suo volto quando sfotte le persone lo rende ancora più attraente.

-Parecchie volte, ma non me ne frega un cazzo, ad essere sincero.- ha risposto con la solita finezza che ha. Lo fa quando vuole nascondere il sentimento opposto a quello che esprime, a parer mio.

-Smetti di darmi fastidio.- l'ho minacciato.

-Non ti sto dando fastidio, ti sto solo dicendo che Alvaro non saprà niente solo perché ti parerò il culo io. Anche Sara non sa niente, immagino. Ti vergogni anche tu del comportamento che hai nei confronti di tutti. Almeno non negare che ci sia stato un bacio fra noi due. Ho avuto un attimo di debolezza, ma tu non hai contribuito molto.- ha risposto. Sembrava che volesse farmi sentire in colpa, e ci stava riuscendo alla perfezione.

-Se sei venuto qui per insultarmi puoi anche andartene. Non ho intenzione di ascoltarti ancora. E poi sei tu che hai iniziato, sei stato tu a baciarmi.- ho ribattuto cercando di portare la ragione dalla mia parte.

-E comunque ho visto che ti sei iscritta alle audizioni. I miei più sinceri complimenti, Alonso.- mi ha risposto. Sembrava dire la verità.

-Naomi.- l'ho apostrofato. Che nervoso quando si comporta così con me. I miei mi hanno dato un nome, non vedo perché debba usare il mio cognome per rivolgersi a me.

-Ti dà fastidio esser chiamata per cognome nonostante tu voglia nascondere quello che è successo tra di noi nei giorni scorsi. Sei una ragazza strana.- ha risposto aggiustandosi gli occhiali.

-E tu sei uno stronzo.- gli ho detto con tono canzonatorio. Litigavamo in modo tranquillo, senza alzare la voce, ma andando a parare dove all'altro dava fastidio.

-Ho perso il conto delle volte in cui me l'hai detto. Mi fai quasi ridere.- ha risposto. Ho iniziato a ribollire di rabbia e gli avrei tirato un ceffone. Mi è tornato in mente il flashback di ieri e ho evitato di picchiarlo: non volevo che andasse a finire allo stesso modo. Non volevo baciarlo ancora, non lo avrei retto.

-Alvaro non è il ragazzo che pensi tu, comunque. Fidati di me. Tanto so che non lo farai, ma te lo dico lo stesso.- ha aggiunto con un fil di voce.

-Lo dici solo perché sei geloso del fatto che lui abbia una ragazza che cede alle sue avances e tu no.- l'ho deriso. È scoppiato a ridere.

-Meglio soli che con una come te in mezzo alle palle.- ha risposto. Lì sì che ho iniziato ad arrabbiarmi davvero, e una parte di me si sentiva sconfitta ed intristita. Un insulto del genere farebbe male a chiunque.

-Allora perché continui a ronzarmi intorno se mi odi così tanto?- gli ho chiesto sarcastica. Ha deglutito, capendo che non avrebbe potuto chiudermi.

-Perché voglio vedere se le mie previsioni sono esatte.- ha risposto con tono altrettanto sarcastico. Previsioni. Crede di sapere tutto, quando in realtà non mi conosce nemmeno, come vale per me.

All'ombra della quercia [Mario Götze]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin