21 settembre, ore 20:30 ✔️

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Ho ulteriori novità. Strano, ma vero. La mia vita all'apparenza monotona in realtà è parecchio particolare e, dunque, imprevedibile.

A scuola Isco mi ha chiesto di uscire con lui il pomeriggio e, pur di accettare, gli ho promesso che ci saremmo incontrati prima dei miei allenamenti. Da buona attaccante, so sempre come prendere la palla al balzo. Ogni volta che ho allenamento cerco di arrivare riposata e carica ma, stamattina, sapevo già che non sarei arrivata completamente a posto mentalmente: appena Isco mi ha fatto la proposta ho intuito che il pomeriggio avrei fatto schifo, ma non mi interessava affatto in quel momento. Per la prima volta avevo posto un ragazzo davanti al calcio, quindi era davvero molto importante per me.

***

Siamo andati al parco, quello bellissimo situato poco lontano da casa mia, e ho passato una giornata fantastica. Abbiamo mangiato un gelato e passeggiato a lungo in mezzo al verde; ogni tanto è bello staccare un po' dal clima cittadino e andare in una delle zone più belle di Madrid.

-Abbiamo fatto bene a fare un giretto in questo posto, era da tanto che non venivo qui.- ha detto Isco. Era particolarmente bello e l'arietta leggera gli scompigliava i capelli. Penso di esser rimasta a fissarlo per un tempo infinito prima di rispondere. Sono una rincoglionita quando gli parlo. L'ho sicuramente detto, ma lo ripeto perché voglio rendere l'idea. Anche la sua barbetta un po' incolta dà un bel colpo ai miei ormoni, sensibili quando ho a che vedere con Isco Alarcon.

-Hai ragione, Isco. Strano che non ci siano persone in giro.- ho risposto. Ero così ansiosa che non potevo quasi parlare. Lo stomaco si era capovolto e la mia testa era da un'altra parte, più del solito. Erano le stesse sensazioni che provavo quando parlavo con Sergio, col MIO Sergio.

-Cambiamo argomento.- mi ha poi detto a un certo punto. Non sapevo cosa aspettarmi a dir la verità. Sembrava aver perso la sua solarità, il che mi ha preoccupata.

-Dimmi.- ho quasi sussurrato in preda all'ansia e al panico.

-Era da un po' di tempo che vorrei parlarne con te, e questo è forse il motivo per cui ti ho chiesto di accompagnarmi qui.- ha continuato. Il cuore batteva sempre più forte e nutrivo molte speranze. Era forse la volta buona per trovare qualcuno all'altezza di Sergio? Era forse quella la volta in cui avrei finalmente trovato il modo di tornare a sorridere dopo tanto dolore e anni di tristezza? Ho annuito per costringerlo a proseguire. Ero troppo ansiosa e curiosa. La risposta che mi ha dato è stata un pugno nello stomaco.

-Se ci provassi con Sofia staremmo bene insieme?- mi ha chiesto. Le mie ipotesi erano completamente errate e tutte le speranze erano crollate come un castello di carte alla minima folata di vento. SOFIA. La ragazza più vacca della classe. Non pensavo fosse così tanto stupido. Perlomeno, fino a oggi pomeriggio. Credo che il colpo al cuore non sia stata la sua domanda, ma il soggetto interessato. Se prima di questa mattina quella mi era indifferente, da stamattina nutro un odio profondo verso di lei.

-Non so... A dirti la verità io ti vedrei di più con una ragazza più semplice...- gli ho risposto rossa di rabbia e imbarazzo. Era ovvio che stessi parlando di me.

-Tipo?- ha chiesto. Quegli occhi sembravano leggere i miei pensieri, infatti aveva un sorrisetto strano. Aveva capito tutto.

-Diciamo che ho pensato molte volte di dirti quello che provo, ma non l'ho mai fatto...- ho risposto. Era incredulo.

-Eh... Ti direi una bugia se ti dicessi che non mi interessi. Posso pensarci un po'?- ha chiesto. Ho annuito non molto convinta. Nel frattempo si era fatta l'ora di andare. Mi ha salutata con un bacio sulla guancia e sono andata ad allenamento, tentando di non pensare al nostro discorso. Mi ha chiesto di pensarci. La più grande presa in giro che una ragazza possa sentirsi dire da quello verso cui ha ammirazione ed attrazione.

"Cazzo. Per una volta che credevo di aver quello che voglio..." pensavo andando ad allenamento. E ho iniziato a piangere in silenzio. Dopo un pomeriggio tanto bello all'apparenza, il mio cuore era spezzato.

***

Finiti gli allenamenti, ero nervosa per aver sbagliato molti gol, forse a causa di quel che era successo prima di andarci, e ho approfittato del momento libero per andare al campetto a fare due tiri da sola. Non avevo niente da studiare, quindi mi sembrava una buona occasione per riflettere e allenarmi per conto mio. Avevo con me il mio pallone di cuoio e ho cominciato a tirare verso la porta: tutti contro il palo oppure sopra la traversa, a porta vuota. Che giornataccia. Avrei voluto spaccare la porta a calci se avessi avuto abbastanza forza per farlo. Invece ho cominciato ad imprecare e ad innervosirmi maggiormente.

-Non sei forte come pensavo.- ha detto una voce familiare. Giusto per non farmi arrabbiare ancora di più.

-Che ci fai qui?- ho borbottato. Mi sono girata e, sorpresa, c'era Mario. Aveva i capelli particolarmente pettinati e un sorriso raggiante che mostrava i suoi denti bianchissimi. Un raggio di sole dopo una giornata di merda, qualcosa di bello ci sta.

-Passavo di qui, ti ho vista e ho pensato di venire a darti una lezione di calcio. Passami il pallone.- mi ha ammonita. Non ho potuto fare a meno di sorridere a mia volta. Mi irritava il suo comportamento da saccente e professionista. Si credeva abbastanza capace da battermi perché non mi conosceva, non sapeva della mia bravura e delle mie capacità atletiche. Modestamente, sono piuttosto brava quando ho il pallone fra i piedi.

-Lo vedi? È proprio qui.- l'ho provocato. Mi stavo divertendo e ho provato a mettere alla prova i suoi nervi rendendogli pan per focaccia. Si è tolto gli occhiali e li ha appoggiati accanto al palo destro, poi si è avvicinato lentamente per rubarmi la palla. Ci ha messo due minuti abbondanti a togliermi la palla dai piedi e segnare. Abbastanza bravo come ragazzo, ma credo non si fosse impegnato fino in fondo.

-Wow, i miei complimenti, Alonso.- mi ha detto. Sono rimasta traumatizzata.

-Come fai a sapere il mio cognome?!- ho chiesto preoccupata. Solo alla fine ho realizzato che stavo indossando la divisa di calcetto col mio cognome sopra. Io se non faccio qualche figura di merda non posso essere io.

-Ah già, che scema!- mi sono insultata. Si è messo a ridere.

-Non sei simpatico.- l'ho fulminato.

-Infatti quando mai ho detto di esserlo?- ha risposto. Ci siamo guardati negli occhi per attimi interminabili. Mi sembrava di affogare nel suo sguardo talmente era profondo. E poi dicono che gli occhi castani non siano belli. Per me sono in assoluto i migliori.

-Come va con Isco?- ha chiesto. Mi sono sentita ferita nell'orgoglio. Aveva davvero intuito qualcosa ieri mattina. Vedendo la mia reazione a metà fra odio e rancore, ha abbassato lo sguardo.

-Non sono affari tuoi.- l'ho sedato. Non avrei voluto rispondergli tanto male, ma non ce l'ho fatta. Dovevo sfogare la mia rabbia in qualche modo, e l'ho fatto su una persona innocente.

-Ok, non chiederò più nulla che lo riguardi se ti dà così tanto fastidio. Non credevo fosse andata a finire tanto male.- ha alzato le mani in segno di resa. Ho sorriso apprezzando il suo gesto.

-Sono io che mi innervosisco per niente.- mi sono scusata.

-Sei un po' permalosa. L'ho notato senza che me lo dicessi tu.- ha detto. Ecco un'altra cosa che mi irrita terribilmente: dare ragione agli altri.

-Ti diverti a farmi innervosire.- ho risposto stizzita.

-Penso sia uno dei miei passatempi preferiti infastidire le ragazze.- ha aggiunto. Ho messo il pallone nella sacca senza badare alle sue parole.

"Gli piace fare anche altre cose con le ragazze." ho pensato.

-Allora va a provocare qualche altra ragazza, io devo andarmene.- ho detto alla fine con i nervi tesi.

-Non riesci ad ammettere a te stessa che in fondo ti interesso. Ormai sono abituato a tutte le reazioni delle ragazze e so quando interesso loro.- ha detto con strafottenza. L'ho gelato con lo sguardo.

-Va a perderti, Mario.- ho risposto arrabbiata. Ho preso il borsone e me ne sono andata senza salutarlo. Stava sorridendo in un modo strano e parecchio preoccupante.

-Se vuoi una VERA lezione di calcio, non esitare a chiamarmi. Ci sono sempre quando si tratta di fare il culo a qualcuno.- l'ho sentito urlare mentre correvo a perdifiato verso casa, ancora rossa di rabbia in viso.

Arrivata a casa, ho controllato i messaggi. Mi aveva scritto Isco.
"Scusa, Naomi, ho fatto un errore. Potremmo recuperare, non trovi? Non mi sembra il caso di buttar via un rapporto bello come il nostro per così poco. Buonanotte, a domani." diceva il messaggio. Ho scaraventato il telefono dall'altra parte del letto e mi sono accorta di aver perso la collana al campo. La mia preferita. Quella che mi aveva regalato Sergio prima di andarsene. Per me è stato un vero colpo, che ha coronato una giornataccia.

Naomi


All'ombra della quercia [Mario Götze]Where stories live. Discover now