14 ottobre ✔️

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Sono arrivata adesso a Monaco e mi sono già stancata di questa città. Di preciso non so il motivo, ma continuo a chiedermi perché io non mi sia rifiutata di venirci. Madrid è solare, bella, piena di vita, con la gente calorosa e molto gentile. Qui non c'è nessuno che incarni i tipi valori iberici, quelli che possono essere considerati mediterranei. Il viaggio é stato parecchio stancante e bisogna considerare la mia ansia, una componente fondamentale della mia vita, forse l'unica che non mi abbandona mai. Ho paura di aver sprecato tempo venendo qui, ma Mario è un motivo fondamentale per cui spendere ore ed ore di fatica.

Come se non bastasse, mi ha anche prenotato una stanca in un grandissimo hotel, spesso utilizzato dallo stesso Bayern Monaco. Sembra quasi uscito da un film romantico, data la sua bellezza. Non ha niente di particolarmente sfarzoso, però è bello dal punto di vista architettonico, anche da fuori. Manuel mi ha fatto da cicerone a partire dall'aeroporto per poi arrivare fino al mio futuro alloggio per un paio di giorni. Anche in questo caso è riuscito a sorprendermi.

-Qui solitamente vengono ospitati i nostri avversari delle partite in casa all'Allianz Arena. Penso sia di tuo gradimento.- sussurra Manuel. E come dar loro torto, con un posto tanto bello?

-Mi hanno detto che si accontentano della prima pensione da quattro soldi che trovano.- replico sarcastica senza nascondere il mio stupore. Ecco il lato positivo della mia trasferta all'estero. Manuel sorride e guarda l'orologio, poi vedo che si toglie gli occhiali da sole e capisco che non é un buon segno. Significa che dovrò sbrigarmi. Parla in inglese, quindi ho anche un po' di difficoltà a capire, e lo fa masticando tutte le parole.

-Bando alle ciance, preparati subito, dobbiamo andare allo stadio. Gli allenamenti iniziano la prima sessione tra venti minuti. Arrivando lì ti verrà spiegato tutto quanto. Sbrigati a cambiarti, abbiamo pochissimo tempo per fare tutto.- esclama preoccupato. Ecco, appunto. Sapevo che qualcosa non stava andando secondo i piani. Siamo in ritardo sulla tabella di marcia.
Annuisco con un cenno del capo e corro nella mia stanza a cambiarmi. Apro la valigia e cerco la mia divisa da calcio, indossandola, e sopra metto la giacca per combattere il freddo fastidioso. Qui ti entra fin dentro le ossa, e mi fa gelare persino il sangue. Scappo di sotto per raggiungere Manuel e ci avviamo a piedi verso l'Allianz Arena, rimanendo in silenzio per non andare ad infierire ulteriormente sulla mia ansia. Il borsone pesa un po', ma so che il posto è abbastanza vicino e dovrò patire questo dolore per poco tempo. Infatti, tempo cinque minuti siamo davanti allo stadio, che si erge imponente e ha un'architettura tutta particolare.

-Eccoci all'Allianz Arena, il nostro stadio. Lavorerai come assistente nei prossimi due giorni e avrai la possibilità di assistere agli allenamenti durante la pausa. Chiaramente abbiamo anche incastrato il tuo provino fra tutto questo. Inutile dire che sarai l'assistente del tuo caro amico.- dice Manuel. Sembra particolarmente allegro, forse perché sa che gli allenamenti gli servono per migliorare e rimanere in forma. Mi mostra subito l'ufficio, proprio di fianco agli spogliatoi, e con la vista sul campo. Siamo in un posto mozzafiato, e ringrazio Mario per avermi permesso di venire fin qui. Il viaggio è durato tanto, ma ne è assolutamente valsa la pena.

-Dove sarebbe lo stronzo?- chiedo senza mezzi termini. Penso abbia intuito che cosa penso di questa storia e quindi esplicito tutto. Getto a terra il borsone e raccolgo i capelli in una coda alta. Mi guardo attorno confusa, e vedo passare tutti i suoi compagni di squadra, che si dirigono verso gli spogliatoi per cambiarsi. Intravedo Robben e ripenso a mio padre, che impazzisce solo al pensiero di incontrare quell'olandese: pensa che sia uno dei più forti al mondo, e io ho avuto la fortuna di vederlo, seppur di sfuggita.

-Eccolo là.- me lo indica. Sta arrivando con la sua divisa da giocatore titolare, gli occhiali da sole e una gomma da masticare in bocca. É bellissimo, cavoli. Si passa una mano tra i capelli e si accorge finalmente che ci sono anche io, e fa cadere per terra il borsone. Spalanca la bocca e si toglie gli occhiali. Sembra che abbia visto un fantasma.

All'ombra della quercia [Mario Götze]Where stories live. Discover now