20 settembre, ore 22 ✔️

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Vado direttamente al sodo, non voglio usare troppi giri di parole. Ho rivisto quel ragazzo bellissimo proprio stamattina.

Ero con Isco e Sara e stavamo attraversando il cortile per andare in palestra (che è dall'altra parte dell'istituto rispetto alla mia classe) e lui era lì, al solito posto, sempre assorto nella propria lettura. Mentre passavamo, d'istinto mi sono girata per fissarlo. Si stava aggiustando i capelli guardandosi sullo schermo del cellulare e cercava di bloccare gli occhiali sul naso, evidentemente troppo larghi per lui. Si è ripetuta la stessa cosa di qualche giorno fa. E, anche oggi, ho sorriso. Non è stata una cosa volontaria, l'ho fatto spontaneamente; era un sorriso di quelli che non puoi comandare in nessun modo.

-Naomi, chi stai guardando?- mi ha chiesto Sara.

-Nessuno.- ho mentito io. Non ci ha fatto caso, oppure ha fatto finta di niente. Penso proprio che l'ipotesi corretta sia la seconda, dato che capisce subito quello che provo, che penso o che vorrei fare qualche istante dopo. Se già qualche giorno fa ha intuito, stamattina le sue ipotesi hanno ricevuto una conferma lampante: è lui quello che ha attirato la mia attenzione.

Siamo entrati in palestra e abbiamo giocato a pallavolo, uno sport che ho sempre odiato con tutta me stessa. Lo ritengo inutile ed adatto a femminucce, io sono un maschiaccio fin da quando ero bambina. Mio papà era entusiasta quando gli ho chiesto di essere iscritta alla squadra di calcio femminile. Ha fatto i salti di gioia e ancora oggi sono il suo orgoglio per questo motivo. Punto alla squadra femminile dell'Atletico, ma è un traguardo difficile da raggiungere; posso solo ambire, senza però concretizzare realmente. Forse dovrei fare un provino, ma non vorrei ricevere una botta alla mia autostima non passandolo.
Ad un certo punto, un mio compagno di classe ha lanciato una cannonata ed il pallone è uscito dalla palestra; il professore ha chiesto a me di recuperarla e io ho eseguito l'ordine abbastanza scocciata. Una cosa che detesto dei miei allenamenti è la corsa: insomma, è inutile mettersi lì a correre, tanto nel calcio se sei l'attaccante di solito occupi una porzione estremamente limitata di campo, quindi non devo tenermi allenata più di tanto (e invece forse dovrei, dato che sono colei che deve fare gli scatti quando necessario).

Arrivata fuori dalla palestra, non vedevo la palla, sembrava sparita. Ho imprecato nella mia testa e mi sono voltata alla cieca, senza sapere dove guardare. Possibile che gli uomini siano tutti così stupidi?

-Cerchi questa?- ha detto una voce. Da dietro la quercia è spuntato lui, quel ragazzo. La passava delicatamente da un piede all'altro, con eleganza e classe, proprio come farebbe un calciatore. Ho deglutito: non mi capita tutti i giorni di vedere un ragazzo bello e capace a palleggiare in quel modo. Ammetto anche che vedere un ragazzo palleggiare è davvero illuminante, soprattutto per un'amante del calcio come me.

"Però, sa anche giocare a calcio. Un altro fattore che contribuisce. Interessante, direi." ho pensato. Come se la mia mente non viaggiasse abbastanza mentre lo guardavo dalla testa ai piedi. Nonostante il mio abbigliamento facesse ribrezzo, data la mia tuta da calcetto che uso agli allenamenti, e i capelli raccolti in una coda alta, mi sentivo piuttosto a mio agio.

-Sì, grazie.- sono riuscita a malapena a biascicare. Mi ero persa in quei suoi occhi scuri. Finalmente potevo osservarli da vicino e non immaginarli. Si sposavano perfettamente con i suoi capelli, scompigliati come se si fosse appena svegliato. Era bellissimo. Sono rimasta imbambolata. Avrei voluto porgli tante domande che avevano iniziato a ronzarmi in testa.

-Non dovresti essere a far lezione?- gli ho chiesto alla fine, la cosa più stupida che mi fosse venuta in mente. Ancora non capisco dove io abbia trovato la forza di porgli quella domanda. Ero completamente infatuata, non saprei neanche dire come mi sentissi in quel momento. Quel ragazzo ha sorriso e si è messo proprio davanti a me, a meno di due metri di distanza, e mi sono sentita a disagio, per la prima volta da quando l'avevo visto.

-Non mi va oggi. Ho altro di meglio da fare. E, comunque, per farti capire meglio con chi stai parlando... io sono Mario.- si è presentato, porgendomi la sua mano, in modo che potessi stringerla.

-Naomi.- ho risposto sbrigativamente.

-So che frequenti il quarto anno. Hai un nome piuttosto inusuale, per questo riesco a ricordarmelo meglio.- ha aggiunto. Mi sono sentita scoperta e allo stesso tempo mi chiedevo come facesse a saperlo. Mi aveva spiata oppure qualcuno gli aveva parlato di me?

-Come lo sai?- gli ho chiesto incredula. Da una parte ero contenta, perché significava che perlomeno mi aveva guardata, dall'altra ero preoccupata.

-Non penso siano affari che ti riguardano.- ha risposto con tono duro. Da ragazzo all'apparenza dolce e bello era diventato bello e antipatico. Una parte di me non voleva rientrare per conoscerlo meglio e un'altra voleva seguire la massa e tornare a far lezione. A quale delle due parti dare ascolto?

-In realtà, lo so perché sento sempre Isco parlare di te. Eravamo in classe assieme prima che venisse bocciato, abbiamo cercato di mantenere un rapporto di amicizia anche se, da parte mia, non c'è il suo stesso interesse.- mi spiegava, mettendosi meglio gli occhiali, che gli stavano cadendo di nuovo.

-Perché tu invece non ritorni in classe? Sei così tanto attratta da me?- mi ha chiesto. Si è passato la lingua sul labbro inferiore e poi una mano tra i capelli. Mi sono sentita arrossire e l'ho fulminato. Devo ammettere che era tremendamente attraente, ancora più del dovuto. Nessuna ragazza avrebbe resistito a quella bellezza. Gli occhi scuri, sono quelli una minaccia per me.

-Direi di no. Dammi quel pallone.- ho protestato per cambiare argomento. Ero di sicuro bordeaux ed imbarazzatissima.

-Vieni a prenderlo.- ha risposto con un sorrisetto beffardo. Avrei voluto strozzarlo. Odio quando non ottengo subito quello che voglio. Il professore mi avrebbe di sicuro mandata dal preside se non avessi trovato una soluzione nel giro di poco tempo. Avevo sbagliato a parlargli.

-Mario, non farmi arrabbiare.- ho detto con tono piuttosto duro. Non ero minimamente credibile. Ha infatti iniziato a ridere.

-Oh, mi chiami per nome? Che onore, signorina Naomi.- mi ha derisa. Sono arrossita di nuovo, ma di rabbia. Ha visto che ero impassibile, ha di nuovo sorriso con quella sua faccia da schiaffi e mi ha passato il pallone.

-Naomi, dovresti rientrare!- ha urlato Isco. Mi ha raggiunta e ha scambiato un paio di occhiate con Mario, che l'ha squadrato dalla testa ai piedi senza smettere di sorridere. Era parecchio irritante, soprattutto perché fissava alternativamente me e Isco e poi rideva. Forse aveva intuito che mi attira un po'. Questo mi ha fin dall'inizio messo ansia: e se gli dicesse qualcosa, visto che parlano molto spesso?

-Andiamo, Isco.- ho risposto. Mario è rimasto là, immobile, con quel suo sorriso, mentre tornavo in palestra. Non avrei mai creduto di poter essere tanto sfortunata da trovarmi fra due fuochi.

***

Finite le ore di lezione, sono tornata a casa con Isco; Sara era uscita prima per una visita. Ammetto che stare da sola con lui mi fa sempre andare in iperventilazione e mi preoccupa, un po' come con Mario questa mattina, la stessa sensazione. Come se non bastasse, Isco mi conosce, quindi capisce quando qualcosa non va.

-Non hai ancora aperto bocca e solitamente sei tu a reggere il discorso. Sta succedendo qualcosa oppure è già successo.- mi ha detto con un sorriso raggiante. Aveva capito che qualcosa non andava. Nella mia testa erano impressi unicamente gli occhi di Mario. Quegli occhi scuri che però mi tormentano. Troppo belli, troppo profondi.

-Tranquillo, Isco. Non succede niente.- l'ho liquidato brevemente. Non avevo voglia di parlare, oltretutto con lui. Mi risulta complicato parlare in sua presenza, è davvero frustrante. Penso abbia capito che ho una cotta con lui da un po'. Non me lo fa pesare, è positivo, ma quando sono da sola con lui non sono al massimo della mia forma.

-Pensavo una cosa, Naomi.- ha esordito. Comprende persino quando deve parlare e quando deve rimanere invece in silenzio. Forse è anche per questo che lo trovo davvero attraente.

-Che cosa, Isco?- ho chiesto preoccupata. Il cuore sembrava volermi uscire dal petto. Ho provato poche volte in vita mia dei sentimenti di affetto sincero verso qualcuno, e per Isco diciamo che sto esagerando dal punto di vista emotivo.

-Potremmo uscire insieme uno di questi giorni, se ti va.- mi ha risposto. Ho perso la testa in quel momento e non connettevo più: Isco, uno dei ragazzi più belli della scuola, mi ha chiesto di uscire?! Troppo bello per essere vero, troppo bello per essere anche soltanto pensato.

-Sarebbe un'idea carina.- ho detto. Non avevo altre parole. Ero felice. Non ero mai stata felice prima di oggi. Sono arrivata a casa e, prima di dividerci, mi ha dato un bacio sulla guancia. L'unica soluzione per nascondere il mio rossore era scappare, quello che ho fatto. Sara sarebbe felice di sapere che io e suo cugino potremmo frequentarci.
La cosa mi eccita, perché non ho mai avuto un vero fidanzato dopo Sergio ma, al contempo, mi irrita un po': avrò anche una leggera (sì, come un elefante indiano) cotta per Isco, però nella mia testa ci sono solo gli occhi di Mario, cosa che non dovrebbe verificarsi.

Naomi


All'ombra della quercia [Mario Götze]Where stories live. Discover now