12 dicembre

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Non ho ancora raccontato l'accaduto a Mario e mi sento uno schifo. Dovrei farlo, ma ho paura che si preoccupi, cosa che non può e non deve fare: l'unica cosa che conta in questo momento è che lui riesca a giocare con continuità al Bayern, sperando che riesca a segnare. Lo seguo praticamente sempre ora, aspettando con ansia le sue partite, più di quelle del mio Real (non esageriamo, però in maniera molto simile).

Sono al campetto sotto casa. Mi sto esercitando da sola in preparazione della partita di domani; il mio mister ultimamente é molto soddisfatto del mio lavoro e nota grandi miglioramenti continui. Essendo prima punta devo tentare di recuperare i palloni che magari vagano casualmente nell'area di rigore, cosa non molto facile. Sto provando a velocizzarmi: corro ogni giorno almeno un'ora e mezza, che ovviamente sottraggo allo studio forsennato che mi tocca compiere. Tra l'altro, come se non avessi già abbastanza impegni, mi é stato chiesto di imparare il tedesco in un corso extrascolastico, che mi porterebbe via ulteriore tempo: so che rischierei di vedere la mia media scolastica calare a picco, quindi evito. Devo concentrarmi sulla scuola, il prossimo anno è l'ultimo è non ammettono nessun tipo di errore né ora nè l'anno prossimo.

-Ciao Alvaro!- lo saluto. Ieri gli ho chiesto di venire con me a tenermi compagnia e ha acconsentito subito. Negli ultimi tempi sembra parecchio con la testa tra le nuvole e spesso non mi ascolta mentre gli parlo, secondo me c'è qualcosa che non va.

-Niente, non preoccuparti.- prova a tranquillizzarmi. Fissa ancora l'erba, quindi mi sta davvero nascondendo qualcosa.

-Alvaro...- lo invito a parlare un po' nervosa. Non può pensare di prendermi in giro, non ha speranze con me.

-Mi sono innamorato di Sara, sei contenta?- risponde strafottente. Ho l'occhio lungo, ragazzi, questa è la conferma.

-L'avevo intuito a dirla tutta.- lo prendo in giro. Dà un calcio alla palla e riesce a segnare da metà campo nell'angolo a destra sotto la traversa, una dimostrazione della sua indiscutibile precisione.

-Devi provare a dirglielo. Penso rimarrà un po' scioccata, ma andrà bene. Al massimo provi a cercare un'altra ragazza; litiga molto con il suo ragazzo ultimamente, ma non ti assicuro comunque niente.- rispondo. Meglio dirgli subito le cose come stanno. Sospira.

-Non penso sia il caso in questo momento. Fino a quando non si lasceranno io non me la sentirò di agire. Ho già rovinato la tua vita, facessi la stessa cosa con lei mi sentirei una merda.- ragiona. É maturato molto rispetto a quando metteva in atto il piano deciso a tavolino appena un mese fa o poco più.

-Sei un ragazzo intelligente, Sara merita uno come te.- lo consolo. Appoggia la testa sulla mia spalla e comincia a piangere.

-Morata, cosa mi combini?- sdrammatizzo. Gli accarezzo i capelli per calmarlo, ma i singhiozzi non diminuiscono.

-Alvaro... Sara é qui a Madrid, non ti resta che sperare che lei e il suo tipo si lascino e sei a posto. L'amore della mia vita è in Germania e non so quando lo rivedrò. Cosa dovrei dire?- aggiungo. Smette di piangere e mi guarda dritto negli occhi.

-Mario tornerà prima di quanto pensi.- risponde telegrafico. Gli sorrido e lo abbraccio. Sta diventando come un fratello per me, non potrei mai lasciarlo da solo in un momento così delicato.

-Sei una vera amica, Blanca.- mi dà un leggero bacio sulla guancia e mi scompiglia i capelli.

-EHI!- mi lamento divertita. Lo rincorro per un po' lungo tutto il campo e scoppiamo a ridere insieme come due bambini. É da quando è andato via Mario che non riesco a ridere e divertirmi così.

-Devo andare a casa, Blanca. Domani abbiamo una prova d'esame e non posso fare passi falsi. Sai che ambisco al massimo dei voti...- dice amareggiato. Lo abbraccio ancora una volta.

All'ombra della quercia [Mario Götze]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora