Rimase sull'ultimo gradino della breve scalinata, con lo sguardo che guardava ora a destra, ora a sinistra, poi sugli alberi che di lì a qualche tempo si sarebbero spogliati e quel vento ora vagabondo avrebbe trasportato le foglie ingiallite nel loro ultimo viaggio. Ma non era quell'immagine a turbarla, quanto la paura che qualcuno si nascondesse dietro quelle folate gelide e l'attendesse per finire ciò che aveva iniziato.

Prese a tremare, incapace di fare una mossa. Pensò a tutto ciò che lo psicologo le aveva detto, ma in quel momento la paura faceva da padrone. Senza pensarci scese i gradini e attraversò il piazzale a passo spedito, ma quando all'eco del rumore provocato dai tacchi si aggiunse quello del vento che sbuffò, un brivido le percorse la schiena e iniziò a correre fino alla macchina. Una volta giunta alla portiera si fermò e cercò nervosamente le chiavi nella borsa, quando una mano le toccò il fianco, facendola sobbalzare.

"Che ti prende?!" esclamò una voce maschile alle sue spalle, che rivelò il volto di Andrea. "Sono io."

"Scusami." disse Monica, prendendo fiato. "Non ti avevo visto."

"Scusami tu. Non volevo spaventarti."

"E' tutto a posto, tranquillo."

"Stasera alcuni miei amici ci hanno invitato in un locale." cambiò discorso il giovane, ancora in abiti da ufficio. "Che ne dici?".

"Mi sembra un'ottima idea."

"Allora te ne propongo un'altra. Passiamo da te a prendere un paio di cose, pranziamo a casa mia e stiamo insieme tutto il pomeriggio."

Monica sorrise. "Speravo che me lo chiedessi."

"Riesco sempre a sapere cosa desideri."

"Come fai?".

Andrea le adagiò una mano sulla spalla. "E' il mio super-potere."

E così fecero. Pranzarono rapidamente, poi indossarono abiti comodi e si sedettero sul divano a vedere un film che alla fine non avrebbero nemmeno saputo raccontare, date le numerose interruzioni dovute a improvvisi attacchi di lussuria. Monica non avrebbe potuto chiedere di più; un buon lavoro, un rapporto ritrovato con la famiglia, nuove amicizie oltre a quella splendida con Sharon e un fidanzato bellissimo che sapeva darle ciò di cui aveva bisogno. Era tutto perfetto.

Verso sera si fecero la doccia insieme e si prepararono per uscire. Andrea aveva indossato un vestito nero abbinato a una camicia bianca, ma senza cravatta, mentre Monica optò per un abito color smeraldo, lungo sotto le ginocchia; non sentiva il bisogno di mostrare troppo e questo era un altro passo avanti nella sua improvvisa crescita. 

Finì di truccarsi allo specchio e Andrea le arrivò alle spalle, baciandola sul collo. "Se ti fai così bella, stasera dovrò fare a botte con tutti i tuoi pretendenti."

"Non hai nessun rivale, scemo." contestò scherzosamente Monica.

"Sono felice, sai?".

"Anche io."

"Per noi, per te, per tutto quello che stiamo vivendo. E, a costo di essere troppo ottimista, sono sicuro che il futuro ci riserverà molte soddisfazioni."

"Con te vicino non ho paura di nulla."

Si guardarono a lungo, quando il telefono di Andrea squillò. "E' il mio amico. Vorrà aggiornarmi per la serata. Scusami solo un attimo."

Detto ciò il giovane scomparì nel soggiorno, lasciandola sola. Monica si guardò le mani, notando come un unghia fosse stata tagliata male. Non voleva apparire troppo precisa, ma per Andrea desiderava essere perfetta. Aprì i cassetti del mobiletto, nella speranza di trovare un taglia-unghie o una limetta, anche se dubitava di trovare qualcosa di simile nella casa di un giovane uomo.

Frugò tra i vari oggetti, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Era un foglio di carta sul quale era scritta una combinazione di numeri che, per qualche motivo, era convinta di ricordare. Dove li ho già visti, si chiese? Prese il mano il foglietto e lo studiò a lungo, scervellandosi. La risposta era più semplice di quanto pensasse e quando intuì la verità, rischiò di avere un mancamento.

Quelle cifre erano il codice per disattivare l'antifurto che era stato installato nella sua stanza. Perché Andrea li teneva nel cassetto? Ricordava bene il giorno in cui il suo amico le aveva dato la combinazione, ma in quel momento Andrea non era nella stanza, quindi come poteva esserne in possesso? Calmati, Monica, calmati. Cercò di darsi una risposta razionale, in quanto non voleva credere a quello che la sua mente gli stava suggerendo.

Forse Andrea aveva chiamato il suo amico e gli aveva chiesto la combinazione, ma per quale motivo avrebbe dovuto farlo, se non per...

In quel momento sentì un rumore di passi sull'uscio e con rapidità ripose il pezzo di carta e chiuse il cassetto. Andrea le si avvicinò. "Hanno detto che faranno un po' di ritardo, ma non c'è problema. Se ti va possiamo partire prima e farci un aperitivo. Conosco un posticino."

"Va benissimo." affermò Monica, mostrando un sorriso finto e sostenuto.

La serata passò così lentamente che Monica si ritrovò a guardare ripetutamente l'ora, con un pensiero fisso nella testa. Andrea rideva e scherzava con i suoi amici, mentre Monica si limitava a sorridere e a rispondere distrattamente alle domande che gli venivano poste di tanto in tanto, ma non riusciva proprio a divertirsi. Nella sua testa rimbalzava quella dannata combinazione di numeri.

Quando giunse il momento di andare ringraziò il cielo. Andrea non aveva notato nulla di strano nel suo comportamento, in quanto per tutto il viaggio di ritorno si era ritrovato a ripetere e a ridere delle battute scambiate con gli amici. Monica provò a fingere interesse, in quanto non voleva lasciare intravedere i suoi sospetti e, se davvero era come credeva, doveva creare un personaggio, una finzione che la proteggesse.

"Sono molto stanco." annunciò Andrea, una volta infilatosi sotto le coperte. "Che ne dici se dormiamo?".

"Va benissimo." lo rassicurò Monica, confortata. Non avrebbe potuto aggiungere a quella serata anche un rapporto sessuale distratto. Andrea la baciò e chiuse gli occhi, addormentandosi poco dopo. Lei, invece, non avrebbe dormito per lungo tempo. Girò lo sguardo verso il cassetto nel quale era contenuto il foglio con la combinazione. 

Che cosa significava?

Magari era solo paranoica e Andrea si era fatto consegnare quei numeri solo per sicurezza, nel caso lei se li fosse dimenticati e questo avrebbe avuto senso. Ma allora perché non chiederli davanti a lei, senza sotterfugi. Si voltò verso colui che le dormiva a fianco, che fino a quel momento aveva creduto un fidanzato ideale, modello, l'amore della sua vita. In quel momento, al suo posto, vedeva qualcun altro, una persona diversa. 

Intravedeva colui che aveva trasformato la sua vita in un incubo.

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