SONO IO IL PROBLEMA

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«Apri la porta,....... ti prego Emilia apri questa maledetta porta!» Riccardo continua a sbattere insistentemente la mano sulla porta, ma io non ho nessuna intenzione di aprire.

«Emila posso spiegarti, non è come pensi!»; non rispondo, «per favore fammi entrare», ma io non mi muovo «Emilia! ..... dannazione», dice sbattendo ancora una volta un pugno al legno, «e va bene, capisco che sei arrabbiata e ne hai tutto il diritto, perciò se vuoi restare da sola ti lascerò in pace, ma sappi che prima o poi dovrai uscire da questa stanza e quando lo farai dovremo parlare». Detto questo si allontana, o almeno credo dal momento che ha smesso di tirare pugni alla porta. Nella stanza cala il silenzio ed improvvisamente mi sento così sola. Sono un disastro completo. La mia vita è un enorme puzzle incasinato, e più tento di mettere i pezzi al loro posto più diventa complicato; e ultimamente lo è ancora di più da quando ho incontrato Riccardo. Prima i flash, poi i signori Rossi, in seguito la rimpatriata e Francesca, poi la mia crisi e per finire questo. Non ce la faccio più. Ormai è evidente che ho perso completamente il controllo della situazione e anzi, a questo punto credo di non averlo mai avuto. Forse dovrei ricominciare a prendere le pillole. E se me ne andassi? Sarebbe la cosa migliore per tutti. Così si risolverebbe ogni cosa: allontanerei Riccardo da me e dai miei problemi e ritornerei alla mia vita. Scuoto il capo. Ma chi voglio prendere in giro. Non risolverei niente, anzi ritornare alla mi vita significherebbe farla finita. Dovrei nuovamente sopportare gli sguardi dei paesani, tornare dai psicologi e intraprendere un nuovo ciclo di farmaci. Al solo pensiero mi vengono i brividi. Mi stringo nelle spalle incrociando le braccia. Solo ora mi rendo conto che ho addosso ancora la sua maglietta. E non so se per i sensi di colpa o per buonsenso mi convinco che Riccardo merita una vita migliore di questa e se per averla, c'è bisogno che io mi tolga dai piedi, allora è quello che farò.

Mi affretto quindi a raccogliere le mie cose ed apro la porta. Con mia sorpresa trovo Riccardo seduto a terra, con la schiena contro il muro e le mani tra i capelli. Quando esco dalla stanza alza lo sguardo su di me e scatta in pedi. «Emilia» dice contento, ma quando fa caso alla mia borsa cambia espressione «perché ti sei presa la borsa?»; faccio un respiro profondo, poi lo guardo, sembra frustrato, mi sporgo verso di lui e gli lascio un tenero bacio sulla guancia, dopo di ché mi avvio verso la porta. «No, aspetta – mi trattiene- dove stai andando..... senti, lo so di aver fatto una cazzata e mi dispiace davvero tanto, ma per favore non andartene, posso spiegarti tutto»;

«non c'è niente da spiegare Riccardo» dico continuando a camminare.

«Le ho trovate a terra,..... le pillole» dice alle mie spalle

Mi blocco.

«Volevo capire perché fossero così necessarie per te, volevo provare che effetto facessero....... Non so il motivo, ma dopo che il medico se ne è andato ero confuso e sinceramente sconcertato per quello che era successo. Vederti andare di matto in quel modo mi ha sconvolto..... e così ne ho presa una, e poiché questa era riuscita a calmarmi ne ho preso altre due.... ».

Solo quando finisce di parlare mi volto verso di lui.

«Non sono delle caramelle, non puoi prenderne quando e quanto ne vuoi»

«lo so ....»

«sai stato uno sciocco, saresti potuto morire!!!!».

Le lacrime ormai scorrono ininterrotte sul mio viso. Tiro su col naso e mi asciugo con il dorso della mano.

«se ti fosse successo qualcosa io.... Non me lo sarei mai perdonato!»

«shh – sussurra mentre mi abbraccia- non è successo nulla»

«ma sarebbe potuto accadere, e sarebbe stata tutta colpa mia»

«cosa? No. Emilia tu non hai nessuna colpa. Capito?» chiede fissandomi negli occhi. «Adesso però non piangere; le lacrime non sono adatte a un viso bello come il tuo».

Sorrido.

«quindi ora non te ne vai; giusto?»

Sospiro «Riccardo non posso stare da te»

«perché?» dice quasi esasperato

«perché da quando sono arrivata ho portata solo scompiglio. Mi ero promessa che ti avrei protetto, che ti avrei tenuto lontano dai miei problemi, ma non ci sono riuscita perché io stessa sono il problema, perciò l'unico modo per difenderti da me è andarmene».

«E se io non fossi d'accordo? Tu dici di volermi proteggere; ma io non voglio essere protetto»

«ti farò del male»

«non mi importa!- quasi grida- possibile che non lo capisci. Fin dal primo istante che ti ho conosciuto ho capito che sarebbe stato complicato, ma ciò non mi ha fermato, avrei potuto andarmene, invece non l'ho fatto, perché tu mi piaci davvero..... dio sei mi piaci, mi piaci così tanto che quasi non respiro ogni volta che ti vedo. Il mio cuore batte così forte, quando sei vicino a me, che ho persino paura che mi possa uscire dal petto. Non so come, non so quando ma sei diventata importante per me. Per nessuno ho mai provato qualcosa di simile» fa una pausa «perciò non chiedermi di allontanarmi da te, perché non lo farò. Ti seguirei fino in capo al mondo se me lo chiedessi». Le sue parole sono sincere e i suoi occhi brillano mentre parla. Vorrei tanto potergli dire che per me è lo stesso.

«tu non sai di cosa parli; non conosci il mio passato»

«parlamene allora, raccontami tutto»

Scuoto il capo.

«Qualsiasi cosa mi dirai, non cambierà i miei sentimenti»

Le sue parole sono come una scarica elettrica che sprigiona energia in tutto il mio corpo. Ho le farfalle nello stomaco. Lo guardo intensamente, poi chiudo gli occhi e lo bacio. Desideravo farlo fin da quando sono uscita da quella stanza, anche se in verità avevo bisogno di qualcosa per cambiare argomento. Per mia fortuna Riccardo ricambia e mi stringe a se. È un bacio intenso, che esprime tutto ciò che non ci siamo detti. Ed è così bello........ oh vorrei che non finisse mai.

Perdersi per ritrovarsi ancora Where stories live. Discover now