capitolo 24

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Auguri a tutti gli innamorati, a quelli che stanno insieme e a quelli che si amano da lontano, a quelli che si guardano di nascosto e si amano in silenzio, e a quelli che l'amore lo devono ancora trovare <3 <3

Sbircio da dietro le tende della finestra, e dopo neanche cinque minuti vedo arrivare Riccardo che parcheggia la macchina difronte casa mia. Esce dal veicolo e con camminata altezzosa si dirige sicuro di se verso la porta. Indossa una polo blu e un paio di jeans che gli fasciano le cosce alla perfezione. Suona il campanello. Mi agito all'istante. "Calma Emila, stai tranquilla" mi ripeto cercando di tenere a freno l'ansia. Faccio un profondo respiro e vado ad aprire. Riccardo ha il braccio destro poggiato al muro, con il peso sbilanciato in avanti e la testa leggermente china. È maledettamente bello. Quando mi posiziono davanti a lui, alza gli occhi da terra e mi guarda da sotto le lunghe ciglia. «Posso entrare?», annuisco e mi sposto di lato così da lasciargli spazio. Una volta entrato si guarda intorno spaesato, così gli faccio cenno di sedersi su uno dei due divani posizionati a "L" e da buona padrona di casa gli chiedo se gli va una tazza di caffè che però rifiuta. Mi siedo anche io sul divano libero e aspetto che inizi a parlare. Dopo un attino di silenzio Riccardo si schiarisce la voce, poi mi chiede: «c-come t-ti senti?», «bene, grazie»; «sei riuscita a riposare?», perché sta facendo tutti questi giri di parole, «si» rispondo secca, «e hai man......» «va subito al punto» lo interrompo; «perché sei venuto qui?», «volevo sapere se stavi bene, dato che non rispondevi ai messaggi», ah quindi non è venuto qui per scusarsi, e io che pensavo di dirgli scusa per averlo mandato all'altro paese «beh, come ti ho detto prima sto bene, quindi se non hai nient'altro da dire puoi anche andartene» dico acida evitando il suo sguardo, «sei proprio una bambina» esclama arrabbiato. Che cosa!! Sono io che dovrei perdere le staffe non lui. E poi chi è per potermi dare della bambina, neanche mi conosce, non sa un bel niente di me. Vorrei gridargli che non può minimamente permettersi di prendersela con me dopo come mi ha trattato la sera prima ma Riccardo si alza e si dirige verso l'uscita. Prima di aprire la porta, però si gira e dice, «sai una cosa, ero venuto per scusarmi del mio comportamento di ieri sera, ma ho capito non ne vale la pena sprecare fiato con una come te» dice mente avanza con il dito puntato su di me, «perché com'è una come me?» scatto in piedi, «infantile, orgogliosa, viziata» «tu non sai un bel niente di me- sboto- e non puoi permetterti di giudicarmi, io sono tutto tranne che viziata, tutto quello che ho me lo sono guadagnato, nessuno mai mi ha regalato niente, ma tu questo non puoi capirlo perché non sei stato costretto a lavare i piatti a soli tredici anni, così come non sono infantile» orami parlo a raffica e quasi grido, «orgogliosa? Beh forse, ma mi sono sentita uno straccio dopo che mi hai praticamente cacciato di casa, quindi se permetti sì, sono orgogliosa», «che cosa? Io non ti ho cacciato di casa, sei tu che te ne sei voluta andare?», «questo non ti autorizza a trattarmi in quel modo. Non mi hai nemmeno degnata di uno sguardo, come se ti avessi fatto chissà quale torto!», «tu dici di esserci rimasta male, ma non ti sei soffermata  a pensare che forse anche io ci sono rimasto di merda dopo che hai preferito andartene?!», «l'alternativa era scegliere se rimanere a casa dei Rossi che per me sono perfetti sconosciuti o tornare a casa mia con mio fratello. È normale che scelgo quest'ultima», «no, l'alternativa era andartene o scegliere di rimanere con me, e tu hai preferito lasciarmi; di nuovo». Quelle parole sono un pugno nello stomaco che mi lascia senza fiato. Mi accascio sul divano come svuotata da ogni energia mentre Riccardo mi volta le spalle e se ne va.

Perdersi per ritrovarsi ancora Where stories live. Discover now