SI GIOCA

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Quella voce roca e profonda l'avrei potuta riconoscere tra mille. Solo la sua riesce a suscitarmi quei brividi. "Mi sei mancata" ha detto, quindi forse non è arrabbiato, o forse lo è ma è disposto a perdonarmi. Mi volto e commetto l'errore di guardarlo negli occhi. Per tutta la sera ho cercato di non incrociare quello sguardo, perché sapevo che non appena lo avessi visto mi sarei persa nell'imnensità di quegli occhi color smeraldo. La sua presenza mi confonde i sensi, al punto che sento la necessità di toccarlo per testare che non sia un'immagine fittizia evocata dell'alcool. Poso delicatamente il palmo della mano sulla sua guancia, mentre Riccardo guida il mio corpo con il suo. 《Ti devo parlare》《ssshhh. .... non adesso》 lo zittisco posandogli due dita sulla bocca. Quando la canzone è quasi terminata sentiamo due mani bussare alle nostre spalle. Una ragazza dai capelli rossi ci informa che gli altri si stanno spostando al piano di sopra del locale e ci dice di raggiungerli. Riccardo ed io ci guardiamo confusi, poi seguiamo la ragazza su per una scala a chiocciola. Il piano superiore assomiglia al piano di una casa. Ci sono 4 stanze, tra cui un bagno. Intuisco che le restanti tre sono delle stanze la letto perché da una di esse esce una coppia i cui capelli sono un chiaro richiamo di quello è successo in quelle quattro mura. Anche nella stanza dove ci guida la ragazza dai capelli rossi c'è un letto e intorno ad esso sono seduti Josh, Tania e altri due ragazzi; uno brizzolato e l'altro con due occhi spiritati che fanno paura. A prima vista non capisco chi sono poi li riconosco: facevano parte del gruppo di bulli che mi hanno reso gli anni delle medie un inferno. Queste persone non promettono niente di buono. 《Dove sono gli altri?》chiedo, 《stanno arrivando, hanno detto che faranno un pò di ritardo; devono prima risolvere una questione》 risponde quello con gli occhi spiritati. 《Perché ci avete fatto venire qui?》indaga Riccardo; 《abbiamo pensato di rendere più eccitante questa rimpatriata e cosa potevamo fare se non un bel gioco?!》squittisce Tania, 《e a che tipo gioco avete pensato?》chiedo quasi impaurita. Tania e gli altri ragazzi si scambiano sguardi d'intesa prima di rispondere 《obbligo o verità》. Mi irrigidosco all'istante. 《Grazie, ma non mi va di giocare》 dico iniziando a indietreggiare, 《perché?》dice con finta delusione Tania 《non avrai mica paura!?》, io paura di un'oca da quattro soldi come te, certo che no. 《O forse hai qualcosa da nascondere》《no》 rispondo in fretta per non destare sospetti. 《Dai che sarà mai un gioco》 dice Riccardo. Lui non sa in cosa si sta cacciando, neanche immagina il putiferio che si può scatenare da questi giochi. Conosco questo giochetti e portano niente di buono.《ok》Riccardo vuole giocare e io non posso di certo lasciarlo in pasto ai lupi. Potrebbero addomesticarlo per sbranare l'agnellino che in tal caso sarei io. 《Ma a una condizione...non berrò niente》 voglio rimanere lucida, bere significherebbe buttarmi in pasto ai lupi. 《Va bene, sarà meno divertente, ma accettiamo comunque》dice Tania che intanto picchia con la mano sullo spazio vuoto sul letto invitandoci a sedere. 《Bene ora possiamo dare via al divertimento》dice il ragazzo brizzolato, facendo girare la bottiglia al centro del cerchio.

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