pov Riccardo

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Non mi era mai capitato di vivere una simile situazione, né mai avevo visto Emilia dare di matto come poco fa. A essere sincero mi ha fatto un po' paura. Un attimo prima mi baciava e quello dopo mi tirava pugni. Ero così confuso che non sapevo che pensare, che dire; e vedere Emilia in quelle condizioni mi spaventava al punto da non riuscirmi a muovere. Era impaurita, aveva paura di me. Questo è quello che più mi fa male, perché ancora tutt'ora non riesco a capire dov'è che ho sbagliato. Continuo a fare mente locale, ma più visualizzo quella scena nella mia mente più non capisco. All'inizio pensavo che scherzasse, poi però ha iniziato a urlare, a imprecarmi contro e a tirarmi pugni. Si è allontanata da me come se le potessi fare del male, e quando ho cercato di avvicinarmi me l'ha impedito tuonandomi contro di fermarmi. A un certo punto si è presa la testa tra le mani e ha iniziato a piangere, farfugliando qualcosa su delle pillole, poi si è staccata dal muro dove si era rifugiata per prendere la sua borsa; pensavo volesse andarsene, invece ha iniziato a muovere furiosamente le mani alla ricerca disperata di qualcosa, e dopo qualche tentativo fallito rovesciò tutto il contenuto della borsetta sul pavimento. Mi fa male dirlo ma sembrava una pazza, inginocchiata a terra mentre passava in rassegna i vari oggetti sparsi sul pavimento, e ancor di più quando non trovando quello che cercava iniziò a gridare, scaraventando a terra tutto ciò che si trovava davanti. Solo all'ora riuscii finalmente a muovermi. Corsi da lei, la abbracciai immobilizzandole le braccia e, sussurrandole parole dolci nell'orecchio, cercai di calmarla. Ci volle un po' prima che smettesse di gridare, ma alla fine placò la sua rabbia scoppiando a piangere. Il suo corpo esile tramava nelle mie braccia, «mi dispiace» disse poi tra i singhiozzi, e a quel punto capii che era ritornata in se stessa. Quella era la mia Emilia, la mia piccola Emilia.

«Arrivederci e grazie ancora per essere venuto» uno dei miei vicini di casa è medico, perciò l'ho chiamato per visitare Emilia. È stato molto gentile a venire ma non mi è stato molto di aiuto; si è limitato a somministrarle dei farmaci per calmarla ma non è riuscito a spiegarmi perché ha avuto quella reazione. Ormai sono le sei del mattino, quindi non penso che riuscirò più a prendere sonno. Per fortuna Emilia si è addormentata, così avrò un po' di tempo per schiarirmi le idee. Forse sono state una serie di emozioni messe insieme a farla esplodere. Prima il nostro litigio, poi la discoteca, in più la violenza sulla sua amica e infine il nostro bacio che ha fatto traboccare il vaso. Forse ho esagerato, avrei dovuto capire che non era il momento giusto, che quello di cui aveva bisogno era un abbraccio e non uno stupido bacio. Sono stato un egoista, uno stupido. E mentre mi do la colpa per tutto quello che è successo vedo a terra, sotto il tavolino, il telefono di Emilia e d'istinto lo prendo. So che non dovrei impicciarmi nella sua vita privata e che quello che sto per fare non le piacerà per niente, ma ho bisogno di capire, di fare chiarezza su chi è quella ragazza che ora dorme nel mio letto. «Pronto?», «ehm.. ciao sono Riccardo, forse non ti ricordi di me ma sono un amico di tua sorella » , scorrendo nella rubrica ho trovato il. Numero di Fabio il fratello di Emilia e ho deciso di chiamarlo perché solo lui più aiutarmi, «si, mi ricordo di te, ma... aspetta non dirmi che è successo qualcosa a Emilia?» dice un po' allarmato «no, .... O meglio in realtà si. Ehm.. ha avuto una specie crisi di nervi, ma non ne capisco il motivo, un secondo prima era tranquilla» «ecco...... vedi Emilia è una ragazza.... Diciamo speciale; ha un sacco di problemi...» dice per nulla sorpreso «non capisco, ma è malata? Cos'ha? Posso aiutarla in qualche modo, fare qualcosa?» «no, non puoi fare niente, nessuno può» «ci deve pur essere qualcosa per aiutarla» «senti lasciala solo in pace, stalle lontano» «cosa?» ma che sta dicendo è assurdo «ascolta quello che ti dico; non chiamarla, non cercarla, non parlare con lei, fai quello che ti pare ma non affezionarti, e soprattutto non permettere che lei si innamori di te e né tu di lei» «mi sa tanto che per questo è già troppo tardi».

Perdersi per ritrovarsi ancora Where stories live. Discover now