Pov Emilia

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L'idea di fare la pizza con le nostre mani non mi alletta neanche un po', ma sono curiosa di vederlo all'opera, e poi con quel bernoccolo sulla testa è così buffo, come potevo dirgli di no. Quindi eccoci qui, davanti al tavolo, con tutti gli ingredienti necessari. Abbiamo farina, lievito, sale e acqua. Riccardo mescola il tutto, ammassando l'impasto con i pugni. I suoi movimenti sono fluidi e precisi e i suoi muscoli si tendono sotto la maglietta a ogni sforzo. Mentre lo guardo, mi mordo involontariamente il labbro. È così sexy. I capelli scuri arruffati, la barba ispida, il volto concentrato, i muscoli coperti da una canottiera bianca, col collo a "v", le gambe fasciate dai jeans e i piedi nudi ...........sembra un modello.

<<ahi!>> ero così intenta a guardarlo che non ho fatto attenzione al coltello e invece di tagliare le patate da mettere sulla pizza ho tagliato il mio dito.

Riccardo accorre in mio aiuto mettendo subito il dito sotto l'acqua fredda. Per fortuna è solo un taglio superficiale. Quando il getto d'acqua viene interrotto, dalla ferita esce una piccola gocciolina di sangue; Riccardo senza pensarci si avvicina il dito alle labbra e lo lecca. Mentre lo fa, mi osserva da sotto le ciglia; e non so il perché, ma mi sembra qualcosa di stranamente erotico. Emilia, riprenditi, se continui così, ti prenderà per una pervertita. All'improvviso ho un capogiro. Immagini sfocate e voci lontane si fanno strada nella mia testa. Due bambini, un maschio e una femmina. Un parco. Corrono. Si divertono. La bambina cade. Si è fatta male al ginocchio. Il bambino la raggiunge. Lui le soffia leggermente sulla ferita e le lascia un tenero bacio sul ginocchio. Lei guarisce. Tornano a giocare. Il flash finisce.

<<Emilia! Ehy!>> Riccardo mi scuote. Torno alla realtà. <<Stai bene, sembravi .... Come ... in trans>> dice aggrottando le sopracciglia.

Gli sorrido. <<Tutto apposto, tranquillo. Mi è solo venuta in mente una cosa>>

<<Un ricordo?>>. Annuisco.

Una volta preparato l'impasto lo lasciamo lievitare al caldo.

<<E in tanto che si fa?>> chiedo maliziosa. Riccardo coglie lo scintillio dei miei occhi. Si stringe nelle spalle; <<tu che vorresti fare?>> chiede.

Con passo felpato mi avvicino verso di lui; <<mmhh... non lo so>> dico picchiettandomi l'indice sul mento, continuando a camminare. <<Magari>> continuo facendo aderire il mio corpo al suo;

Riccardo mi guarda ammirato mentre faccio salire le mani su per i suoi addominali fino alla nuca <<potremmo..>> sussurro a due centimetri dalle sue labbra. Riccardo s'irrigidisce, mentre una protuberanza si fa largo nei suoi pantaloni. Abbasso il braccio sul tavolo, <<tirarci la farina!!>> grido all'improvviso prendendone un po' in un pugno e tirandogliela addosso. Riccardo ha la faccia tutta bianca, sembra un fantasma. Assume un'espressione di stupore con la bocca aperta a "o".

<<Questa me la paghi>> dice mentre me la do a gambe. Riccardo mi rincorre girando intorno al divano. Al terzo giro mi raggiunge, mi blocca nella stretta delle sue braccia, poi mi carica come un sacco di patate sulla spalla e mi porta di sopra.

<<Mettimi giù!>> grido agitando le gambe davanti a lui. Con mia sorpresa fa come dico; mi butta sul letto e prima che me ne rendessi conto, mi blocca braccia e gambe. Taccio. Riccardo troneggia su di me con le ginocchia affondate nel letto e le gambe ai lati delle mie cosce. Mi guarda dall'alto mentre stringe tra le mani i miei polsi portati sopra la mia testa.

<<Adesso non ridi più eh!>> dice, ma sono troppo impegnata a perdermi nei suoi occhi verdi per pensare a rispondere. Riccardo ha ancora tracce di farina sul volto e sui capelli, eppure anche così è bello. Ma come fa!

<<Che cosa potrei fare per vendicarmi>> mi provoca, non rispondo. L'attrazione tra di noi è così forte che mi blocca le corde vocali. Ho il respiro corto. A un certo punto Riccardo avvicina il suo viso al mio e quando le nostre labbra sono a un millimetro dal sfiorarsi, lui si sposta. Segue la linea della mascella toccandola appena, ritorna sulle mie labbra, ma anche stavolta mi nega il bacio. È una tortura. Le mie labbra reclamano la sua bocca, il mio corpo esige il calore del suo, ma lui non intende accontentarmi. È la peggior punizione che potessi avere, ma sono sicura che anche lui sia in difficoltà. Il verde dei suoi occhi è diventato scuro come il petrolio e percepisco la tensione dei suoi muscoli. Infatti, chiude gli occhi per un istante e noto che irrigidisce la mandibola; poi si alza e se ne va, lasciandomi lì sola e inappagata. Sono ancora un po' stordita, ma con quelle poche forze che ancora mi restano, mi alzo in fretta e lo raggiungo prima che possa lasciare la stanza.

Mi butto addosso a lui aggrappandomi alla sua schiena come una scimmia.

<<Dove pensi di andare?>> gli sussurro all'orecchio provocandogli un sorriso. Poi prima che possa pentirmene, gli lascio un tenero bacio nella parte delicata dietro l'orecchio. A quel punto Riccardo mi fa scendere dalle sue spalle e si gira verso di me. Ci guardiamo per un po' negli occhi e quando smettiamo di resisterci il desiderio prende il sopravvento. Ci baciamo in fretta, come se non avessimo aspettato altro. Come se da quel bacio dipendesse la nostra vita. Le nostre bocche si toccano, si studiano, si amano, proprio come io amo lui, e questo mi fa terribilmente paura.

Perdersi per ritrovarsi ancora On viuen les histories. Descobreix ara