PAURA DI PERDERTI

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Ragazze/i anche stavolta se il capitolo arrivo almeno a 5 stelline pubblicherò un anteprima del capitolo successivo

«Emilia, ...... Emilia», sento una voce in lontananza gridare il mio nome, poi ancora, «Emilia..... » si sta avvicinando, «Emy» dice la voce maschile dietro di me. Un ragazzo poggia una mano sulla mia spalla facendomi voltare, ma quando mi giro non vedo nessuno e di novo la voce ricomincia a chiamarmi.

Apro gli occhi di scatto. Mi trovo in una stanza da letto, sdraiata supina su un materasso, coperta da un leggero lenzuolo rosa. Giro la testa, guardandomi intorno. Non capisco dove sono, tuttavia la decorazione a ghirigori del soffitto mi è familiare; sono sicura di averla già vista anche se non ricordo dove e quando. Mi alzo a sedere, facendo leva sulle braccia; e subito mi sento la testa pesante come se l'avessi sbattuta contro il muro. Tento invano di ricordare come ho fatto ad arrivare qui, ma l'ultima cosa che ricordo sono le labbra di Riccardo sull'angolo della bocca. Istintivamente porto due dita lì dove è stato depositato il bacio, tornando con la mete a quel momento. Le gambe che tremavano, le farfalle nella pancia che ballavano la samba, il cure che mi martellava nel petto, la terra che tremava sotto i piedi, le labbra di Riccardo su di me, sul mio collo, sulla spalla..... (o mio dio) ......mi mordo il labro inferiore per non gridare, dimenticandomi della cosa più importante: dove sono e che diavolo ci faccio qui?. Subito ricevo la mia risposta: la porta della stanza di apre, producendo un rumore stridulo e dall'uscio appare la signora Rossi. Ha i capelli raccolti sulla nuca con una pinza, con addosso una camicia da notte lunga fino alle caviglie. Quando mi vede, sbatte velocemente le palpebre, poi si strofina gli occhi come se non riuscisse a credere ai proprio occhi e quando si rende conto che non è un illusione, si sporge nel corridoio fuori la stanza che collega le varie camere, ed esulta gridando «si è svegliata». Alle parole della signora Rossi, che sembra più il richiamo della giungla, sento dei passi veloci sbattere sulla moquette; a un tratto sbuca Riccardo che entra correndo nella stanza e rischiando persino di cadere scivolando con gli infradito. Solo quando il suo sguardo s'incrocia con il mio si ferma di botto, avvicinandosi poi lentamente ai piedi del letto. Ha gli occhi gonfi e stanchi, di chi non ha dormito la notte.

«come ti senti?» mi chiede poi con un filo di voce, «bene, ho solo un po' di mal di testa, niente di grave», «hai bisogno di qualcosa tesoro? Posso portarti un antidolorifico» s'intromette la signora Rosi con fare amorevole, «no grazie, sto bene» dico, «bene allora noi andiamo di sotto. Per qualsiasi cosa chiamaci, ok? » annuisco poi se ne va con il marito che ci aveva raggiunto subito dopo Riccardo. Io e Riccardo rimaniamo soli nella stanza e già sento crearsi la tensione. «Cosa è successo?» chiedo, «è quello che mi chiedo anche io» risponde con amarezza; «stava andando tutto per il meglio, finché a un certo punto hai perso i sensi tra le mie braccia. Non sapevo cosa ti fosse successo, ero terrorizzato, ho cercato di chiamare l'ambulanza, ma il telefono non prendeva linea; non sapevo che fare e ti ho portato qui» Riccardo parla a raffica, e a stento prende fiato. Raccontando l'accaduto i suoi occhi mostrano tutta la paura di quel momento. Mi si spezza il cuore a vederlo in quello stato. Scosto il lenzuolo dalle gambe, scendo dal letto e vado da lui; lo abbraccio e subito si rilassa. Ricambia l'abbraccio dopo un secondo di stupore e mi dà un leggero bacio sui capelli. «Ho sinceramente avuto paura di perderti» mi confessa, «shshshsh, adesso sono qui ed è questo l'importante».

Ragazze/i anche stavolta se il capitolo arrivo almeno a 5 stelline pubblicherò un anteprima del capitolo successivo .

Perdersi per ritrovarsi ancora Where stories live. Discover now