lacrime

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Le lacrime scorrevano ininterrotte sulle nostre guancie, non per sostituire le parole - quelle erano solo rinviate - ma per scaricare la tensione, la rabbia, la paura o forse per la semplice voglia di piangere. A un certo punto sentiamo un tonfo provenire dalla cucina, seguito da un'imprecazione della signora Rossi. Fabio ed io ci guardiamo confusi poi scoppiamo a ridere sentendo le urla. Entrambi abbiamo gli occhi cerchiati e il naso arrossato. Sembriamo due panda, con le macchie rosse, nonostante tutto ci sentiamo meglio, quasi come se le lacrime avessero lavato via un peso dalle spalle. Ben presto però, il sorriso svanisce dal volto di Fabio e con lo sguardo serio mi chiede per l'ultima volta se sto bene. «Che ne dici se torniamo a casa?», annuisco. Sento le palpebri pesanti e la testa dolorante, ecco perché non vedo l'ora di tornare a casa per poter riposare tranquilla sul mio letto. Prima di uscire però mi sento in dovere non solo di salutare ma soprattutto di ringraziare i signori Rossi e Riccardo che si sono presi cura di me mentre ero incosciente. Mi dirigo così verso la cucina aprendo lentamente la porta. La signora Maria e il marito sono seduti intorno al tavolo, mentre Riccardo è appoggiato al bordo del lavandino; tutti e tre hanno un'espressione stanca e angosciata, e anche se la signora Maria si sforza di sorridere, le occhiaie score sotto gli occhi la tradiscono. «Vi ringrazio tanto per quello che avete fatto per me e vi chiedo scusa per avervi causato tutti questi problemi», «ma non dirlo neanche per scherzo, chiunque lo avrebbe fatto», mi rassicura la signora Maria stringendo le mie mani nelle sue, «voi siete troppo buona, e io sono in debito con voi»; e contemporaneamente si sente il suono di un clacson, «questo è mio fratello. Devo andare», «espetta, te ne stai andando?», chiede allarmato Riccardo che fino a quel momento era stato in silenzio, nella medesima posizione, «si, ho bisogno di riposare» spiego, «se è per questo puoi farlo anche qui», «grazie ma creerei troppo disturbo», «niente a fatto, anzi mi farebbe piacere» s'intromette la signora Rossi. «vi ringrazio ma tornare a casa è la cosa migliore. Vi giuro però che non appena mi sentirò meglio verrò a trovarvi», la signora Maria capisce che non è il caso di insistere e mi lascia andare augurandomi di guarire presto. Riccardo invece non l'ha presa poi così bene, anzi sembra quasi arrabbiato. Mi accompagna fino alla porta, e quando arriviamo all'uscio, dentro di me spero che mi baci, ma non lo fa, al contrario apre la porta senza parlare. «Allora a presto» affermo anche se sembra più una domanda, «ciao» risponde freddo guardando altrove, come se non vedesse l'ora che me andassi. Ciao, ha detto semplicemente ciao, dopo che mi ha baciato, mi ha abbracciato, dopo che si è preoccupato per me mi saluta con un semplice ciao, ma sta scherzando!!!! Se non fossi così stanca gli tirerei un bel ceffone in piena faccia. Sono davvero delusa, anzi incazzata. Mi dirigo velocemente verso la macchina, imprecando un "vaffanculo" sperando che lo senta.

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