Capitolo 44

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AMANDA'S POV:

Era piú di una settimana che non andavo a scuola. Ho detto a mia madre una bugia, che avevo la febbre, tanto non é mai a casa quindi non potrà mai sapere che non sono malata. Però sto malissimo, non tocco cibo, vomito e faccio sempre a piangere. Il mio cellulare alla fine non si é rotto, ma speravo che succedesse, di Daniel non ci sono notizie. Continuano a inviarmi messaggi ma io li evito, rispondo solo ad Alexis.

***

"Cosa? Perché lo hai lasciato?" mi guarda con disperazione Alexis.

"Io-io non so se posso dirtelo. É complicato. É una cosa pericolosa, ti posso solo dire che mi hanno ricattato e mi sono comportata da stronza sia con sua madre che con lui.." guardo la mia amica che é in sovrappensiero.

"Tu invece cos'hai?" le dico mentre prendo un cuscino e lo porto davanti a me abbracciandolo.

"Amy..ieri io e Gabriel abbiamo rotto" abbassa lo sguardo.

"COSA? COM'É POSSIBILE? IO GLI TAGLIO LE PALLE!" Mi alzo prendendo una forbice in mano.

"Amy sei impazzita per caso? Ahah" finalmente l'ho fatta sorridere, ricambio il sorriso e poso le forbici, per poi sedermi di nuovo accanto a lei.

"Lo hai lasciato tu o ti ha lasciato lui?" gli domando mentre la abbraccio.

"É stato lui, ha detto che non prova piú nulla per me, Amy-io" scoppia a piangere mentre io la stringo piú forte a me "io lo amo da morire".

"Che stronzo"

Si allontana guardandomi negli occhi "Amy se lo ami non lasciartelo scappare, almeno voi due che vi amate così tanto, non lasciate che per colpa di terze persone dovete rinunciare al vostro amore.."

Mi alzo assicurandomi che fuori non ci sia nessuno, chiudo a chiave la camera, chiudo la finestra e mi siedo nel letto. La mia amica mi guarda come per dire "Cosa cazzo stai facendo?", ha un sopracciglio alzato e gli occhi stretti in due fessure.

"Quello che sto per dirti non deve saperlo nessuno, deve restare qua dentro." le dico con voce bassa, come se avessi paura che qualcuno mi sentisse.

***

Quella mattina ero nervosissima, stavo male non solo perché mi era venuto il ciclo, ma anche per Daniel come potete già aver intuito.

"Ti smuovi?" chiedo alla mia migliore amica che stava sistemando il trucco ormai da quindici minuti.

"Sto sistemando il rossetto, calmati!" alza gli occhi al cielo.

Ieri sera, alla fine, aveva deciso di dormire da me. Le ho raccontato tutto, e devo dire che mi sono sentita molto sollevata, se solo lo sapesse Daniel, forse le cose fra di noi sarebbero migliorate o non mi avrebbe perdonato?

Sono così ansiosa, solo al pensiero di vederlo in mezzo ai corridoi, spero solo di non incontrarlo, cercherò di evitarlo. Mi viene da piangere, così alzo gli occhi al cielo in modo che non mi escano le lacrime.

"Ehilà" abbasso lo sguardo e mi volto verso di lui.

"Ciao Matt" gli sorrido.

"Eccomi sono pronta" scende dall'auto Ale. Chiude lo sportello e si avvicina a noi. Quel giorno voleva far ingelosire Gabriel e fargli vedere cosa si stava perdendo. Si era messa dei jeans scuri stretti, tacchi neri non troppo alti, il massimo per andare a scuola, ovvero di 7/8 cm, un top attillato rosso scuro con un cardigan nero, é piú bella del solito oggi, si era truccata come sempre, eyeleiner, mascara e rossetto.

Io invece sembravo uno zombie rispetto a lei, avevo messo del correttore sulle occhiaie, la notte non dormo piú, se mi addormento ho gli incubi e mi sveglio piangendo, non avevo messo ne eyeleiner e neanche della matita, non avevo proprio voglia, Alexis mi ha costretta a mettere del correttore, del fondotinta, della cipria e un pò di blush per dare piú colore alle mie guance visto che ero sempre pallida. Addosso avevo un paio di jeans stretti scuri, una canotta bianca e una felpa enorme nera, l'avevo lasciata aperta, altrimenti sembravo che indossassi un sacco di spazzatura. Insomma ero vestita proprio come il mio umore.

Alexis era stata attratta ancora prima di entrare, dalla squadra di basket, così si era fermata fuori per parlare con i ragazzi, mentre io l'unico essere che ho attratto era un cane. Entrai senza aspettarla.

"Ehi Amanda che ti prende?" disse Matt. Cercavo di evitare tutti quel giorno, e so che gli altri non avevano nessuna colpa ma non avevo proprio voglia di parlare con nessuno. Mi fermo facendolo sbattere contro di me. Mi volto verso di lui e chiudo gli occhi prendendo un respiro prima di parlare.

"Matt sai che ti voglio bene, ma oggi non é proprio giornata, non ho voglia di parlare con nessuno, e mi dispiace, tu non mi hai fatto nulla, ma ho bisogno che mi state alla larga, non vorrei che dalla mia bocca uscissero parole che potrebbero ferirvi involontariamente." Gli faccio un piccolo sorriso, falso tra l'altro e mi volto dirigendomi verso l'armadietto per prendere il libro di matematica e andare verso l'aula. Okay si, oggi in aula ero insieme a lui, e la cosa mi dava fastidio, perché non volevo vederlo così distante da me, quando potevo averlo accanto e stringerlo fra le mie braccia.

Presi il libro, chiusi l'armadietto e mi voltai per andare in aula matematica quando vidi qualcosa che mi bloccò. Daniel stava baciando Sandy. Il libro mi scivolò dalle mani, era abbastanza pesante, così cadendo fece un tonfo talmente forte da far voltare ogni studente di quella scuola verso di me, compresi loro. Daniel quando mi vide si allontanò da Sandy, si passo due volte le mani sul viso, mentre lei aveva un ghigno sulla faccia. Lurida puttana. Una lacrima rigò la mia guancia, non mi resi conto di star piangendo davanti a tutti, mi voltai lasciando una parte del mio cuore lì, che piano piano si frantumava perdendo ogni pezzetto non solo del mio cuore ma anche di me stessa. Qualcosa si era rotto. Forse ero io rotta e nessuno poteva aggiustarmi. O forse era il nostro legame ad essersi rotto. Pensai solo, perché la vita ha deciso di farmi soffrire in questo modo?

***

Nonostante quello che dissi a Matt, lui venne a portarmi il libro di matematica che mi era caduto per terra durante la scena di Daniel e Sandy che avevo visto. Lo ringraziai e andò via, sapendo che avessi bisogno dei miei spazi.

Passarono due ore. Due noiosissime ore di matematica. Non fui attenta, la mia amica se ne accorse, non mi chiese spiegazioni, penso che già avesse saputo quello che successe. Si limitò a dire "Che stronzo" scuotendo il capo. Non mi girai per guardarlo nemmeno un attimo, sapevo che se lo avessi ancora una volta guardato, quel muro che stavo ricostruendo sarebbe caduto subito, per via di quegli occhi che mi hanno fatto battere il cuore all'impazzata. Suonò la campanella e mi precipitai subito in bagno. Erano passati 11 giorni e mi sentivo come se stessi per scoppiare, tenevo tutto dentro, ma non so per quanto ancora potevo resistere.

Niente é impossibile (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora