Capitolo 6

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AMANDA'S POV:

Mi svegliai di soprassalto per la sveglia, dovevo cambiare decisamente suoneria, mi alzai guardando la lunga figura allo specchio, avevo due occhiaie enormi e gli occhi gonfi per la sera precedente passata a piangere. Presi i trucchi, uscì dalla stanza assicurandomi che non ci fosse nessuno nel corridoio e sgaiattolai dentro il bagno, lavai il viso, dovevo cercare di migliorare un po' le occhiaie, applicai sotto gli occhi un pò di correttore e misi del mascara.

Afferrai un paio di jeans scuri e una maglietta a maniche lunghe blu elettrico, faceva freddo nonostante fosse Ottobre.
Infilai le Stan Smith, spazzolai i capelli e uscii da casa. Dalla casa di John a scuola ci volevano esattamente dieci minuti, con Google maps non fu difficile trovarla. La scuola era enorme e imponente, con uno stile rinascimentale, grazie all'aspetto esterno massiccio.

In lontananza mi accorsi di Daniel in un sontuoso cortile appoggiato al muro con una bionda ossigenata. I due dopo qualche minuto iniziarono a baciarsi, feci una smorfia di disgusto ed entrai nella scuola cercando l'ufficio informazioni, non volevo disturbare nessuno, gli studenti correvano a destra e manca, erano tutti di fretta e dovevo sbrigarmi anche io, altrimenti rischiavo di saltare la prima ora. Di fronte avevo tre corridoi e non sapevo quale prendere, così decisi di darmi all'avventura, mi girai imboccandomi nel corridoio principale, ma nel farlo mi scontrai con qualcuno.

Ero imbarazzata, non avevo il coraggio di alzare gli occhi, sentivo le gambe molli, se stavo qualche minuto di troppo avrebbero ceduto.
"Scusa" chiesi velocemente, provai ad andarmene ma mi afferrò un braccio costringendomi ad alzare lo sguardo.
Ebbi un colpo di fulmine, diventai paonazza. Occhi azzurri come le gemme acquamarina, capelli lunghi biondo cenere e una leggera barba incolta. Restai impalata, facendo la figura della cretina, non sapevo cos'altro dire.

"Mi dispiace tantissimo, non è colpa tua, ero molto distratto, troverò il modo di farmi perdonare" si abbassò per prendere il suo cellulare caduto durante lo scontro.
"In realtà sono io quella sempre sbadata, quindi insisto con le scuse" mi tormentai le mani.
"Ei aspetta, tu sei la ragazza nuova?" si avvicinò.
"Emh..si"
"Allora ho appena trovato il modo di farmi perdonare. Che ne dici se saltiamo le prime due ore e ti accompagno per farti fare un giro della scuola? Scommetto che saremo giustificati dalla preside." sorrise mostrando i suoi perfetti denti bianchi.
"Ti ringrazio, mi piacerebbe tantissimo" ricambiai il sorriso.

Mi porse il braccio, ci appoggiai la mia mano sudaticcia, mi sentivo impacciata, mi guidò verso l'ala est della scuola verso l'ufficio della preside.

Niente é impossibile (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora