Capitolo 13

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DANIEL'S POV:

Tre settimane.
Erano passate tre settimane ignorandoci.
A pranzo non stavamo più insieme, mi capitava di osservarla di rado da lontano, come quando mangiava con lentezza e poggiava la mano sotto il mento osservando la porta principale della mensa. Sembra quasi come se volesse essere fuori dal resto del mondo. Poi sparì, non riuscì a vederla più nemmeno durante l'intervallo.
A casa usciva a malapena dalla stanza per pranzare, cenare o andare in bagno. Volevo parlarle, capire se si stava ambientando, se stava bene, ma non ne avevo il coraggio. Si era rotto qualcosa tra noi, da quella sera in discoteca, qualcosa l'aveva ferita talmente tanto da chiudersi in se stessa.
Volevo andarle a parlare in questi giorni, ma notai che si riavvicinò a Jay, i due avevano avuto una brutta litigata, ma nessuno mi disse il motivo. Non volevo far vedere il mio interesse così non insistei più.

Una sera mi munì di fegato, era tardi, ma decisi lo stesso di provarci, bussai alla sua porta ma non rispose. Ci riprovai, mentre schiarivo la voce preparandomi. Non mi aprì. Così abbassai la maniglia provando ad entrare. Era tutto stranamente silenzioso.
"Amy.." sussurrai piano chiudendomi la porta dietro. Dei capelli biondi sbucarono da sotto il piumino azzurro che le copriva una parte del viso. Stava già dormendo, aveva le gote rosse, ed era senza trucco, sembrava una bambina. Qualcosa mi diceva di posizionarmi accanto a lei, dovevo essere pazzo, ma ne percepivo il bisogno. Scavalcai le lenzuola, intrufolandomici. Emise un sospiro, ma non si accorse di me.
Sfiorai con le dita i lineamenti del suo viso, della sua spalla, delle clavicole, scendendo verso il fianco. Lo pizzicai e la tirai verso il mio petto, ma non si mosse. Si fece cullare da me, beatamente nel sonno.
In questi giorni mi aveva trasmesso malinconia, volevo solo abbracciarla e riempirle un po' di quel vuoto che possedeva, l'occasione non tardò ad arrivare, eccomi qui. Se si fosse svegliata mi avrebbe buttato sicuramente giù, era un rischio in cui andavo incontro.

AMANDA'S POV:

Mi alzai di scatto mettendomi seduta e respirando a fatica. Avevo fatto un brutto sogno e per di più ero tutta sudata, avevo bisogno di una doccia calda. Non mi ero resa conto di essermi addormentata ieri, un corpo caldo era avvinghiato alle mia gambe snelle. Riccioli ovunque, che ci faceva qui? Non mi diede fastidio, l'animo si incendiò di pura dolcezza. Gli toccai il torace, anche lui era sudato. Feci per alzarmi, ma le sue mani mi intrappolarono.

"Sono cosí tanto bello la mattina?"

"Sei sveglio Daniel?"

"Si e non ho intenzione di alzarmi da questo letto comodo, credo che dormirò qui d'ora in poi" schioccò la lingua, sistemandosi la testa sul cuscino.

"Si come no" alzai gli occhi al cielo "un momento.. tu che ci fai qui?"

Un lungo momento di silenzio invase la stanza, sentendo gli uccellini che svolazzavano fuori tra gli alberi, il ticchettio dell'orologio sulla stanza e il rumore dei passi sul corridoio.

"Rispondimi" quasi urlai, stavo per perdere la pazienza già nel mattino.

"Calma, te lo dico.."
di nuovo silenzio, ticchettio, sbatte le palpebre girando la testa verso il soffitto.

"Mi mancavi." Sussurrò.
Le spalle cedettero, caddi nel letto accanto a lui.
"Anche tu" mi uscì dalla bocca con una punta di imbarazzo.

Si avvicinò rapidamente al mio viso, il calore mi stava invadendo le guance, cosa voleva fare? I nostri nasi si sfiorano. Improvvisamente immaginai che mi baciasse, avevo il cuore che mi batteva all'impazzata. Non potevamo. Mi lasciò una scia leggera di baci lungo la clavicola, non riuscivo a fermarlo o a dirgli di no, l'attrazione era inevitabile.

Mi baciò caldamente il collo, gli poggiai una mano sul petto fievolmente per allontanarlo, ma era così leggero il tocco che non lo sentì neppure. Improvvisamente una suoneria smorzò l'atmosfera. Si alzò sbuffando e afferrò dal tappeto il suo cellulare, quando vide lo schermo fece una smorfia e pigiò qualche tasto.

Niente é impossibile (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora