Capitolo 18

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AMANDA'S POV:

Il giorno dopo a scuola fu stressante, avevo tre compiti scritti e due interrogazioni che non ricordavo di avere. A ricreazione mi stesi in disparte, per fortuna non venne nessuno a cercarmi. Nemmeno Daniel, purtroppo. Jay? Mi disse quella mattina che stava poco bene, se ne andò verso le seconda ora. Avevo appena finito il panino, andai a buttare la carta e poi verso il mio armadietto. Quando lo chiusi saltai in aria per lo spavento. C'era Daniel davanti a me con le braccia tese, segno che era nervoso.

"Dobbiamo parlare!" mi disse. Stavo per rispondere quando mi tirò per il gomito ed entrammo dentro un ripostiglio.

"Ti ha chiamata 'puttana' come dovevo reagire secondo te?" urlò battendo un pugno nella porta.

"Daniel calmati" le dissi. Avevo sbagliato. Mi aveva difeso.

"Nessuno e dico nessuno deve chiamarti cosí, perché non lo sei."

"Lo so, perdonami non sapevo tutto questo. Ancora non posso crederci che mi abbia chiamata cosí. Il mio migliore amico che mi chiama puttana" mi scende una lacrima. Daniel mi abbraccia e mi consola.

Sussultiamo quando sentiamo il bidello bussare e gridare "Chi c'é lí dentro e cosa state facendo? Adesso vi porto dal preside, i ragazzi di oggi non sanno trattenere gli ormoni." su quest'ultima mi misi a ridere.

"Sei cosí bella quando ridi" si avvicina piano piano e quando siamo a un millimetro dal toccare le nostre labbra, sentiamo la voce del preside dall'altra parte della porta.

"Aprite immediatamente o sarò costretto ad usare le maniere forti" disse in tono molto arrabbiato.

"Daniel, ho tanta paura, non voglio essere espulsa per una cosa che non abbiamo fatto. Come facciamo ad andarcene?" dissi in un sussuro per non farmi sentire dal preside.

"Fidati di me. Vieni qua Amy" infondo trovammo una piccola finestra, abbastanza larga per farci passare entrambi. Mi alzo e non appena entro mi ritrovo nel rispostiglio della palestra, aspetto Daniel, quando entra anche lui, si guarda intorno perplesso e dice: "Ma dove siamo? In un labirinto?" dall'altra parte sentiamo il bidello entrare col preside ma non trovando nessuno il preside si infuria ancora di piú e licenzia quel pover uomo.

"Mi dispiace tanto per lui" dico.

"Beh a me no, se si facesse i fatti suoi adesso avrebbe ancora un lavoro. E poi era troppo vecchio, non puliva mai bene"

"Allora che facciamo?"

"Usciamo" non appena apre la porta tutti i ragazzi sono a dorso nudo. Abbasso lo sguardo imbarazzata. Quando attraverso lo spogliatoio arrivano fischi e applausi. Fantastico. Un ragazzo mi ferma e mi dice "Che ne dici se torni indietro e io ti raggiungo piccola? Facciamo subito, una sveltina"

Un'altro dice "Che ne penserà Jay dopo aver saputo che la sua ragazza se la fa con gli altri nel ripostiglio della palestra?" arrivano di nuovo fischi. Le lacrime iniziano ad innondarmi le guancie.

"Non é quello che pensate, pensate sempre e solo in negativo. L'unica persona con cui lo farei é Jay. Amo solo lui, non sono una troia" dico urlando. Daniel non dice niente. Credevo mi difendesse. Ci sono rimasta malissimo. Mi allontano da lui e da tutti. Esco sbattendo la porta violentemente. Sento dei passi dietro me, so che é Daniel, quindi mi volto e gli dico "Sei uno stronzo. Lasci che gli altri pensino questo di me e di noi? Ero in un momento di debolezza e non mi hai aiutato. Credevo fossi mio amico. Odio quando mi danno della troia. Non sanno un cazzo di me. Sono ancora vergine, come faccio ad essere troia?" dico tutto singhiozzando. Non riuscendo a trattenere le mille lacrime che mi cadono dal viso. Si avvicina mi da un abbraccio stretto e mi asciuga le lacrime.

"Shh. Le ho parlato quando sei uscita. A me non importa il giudizio di nessuno. Sai che non lo sei, non preoccuparti. Mi dispiace tantissimo se non ti ho difeso subito, cercavo di controllare la mia rabbia. Sono stato uno stupido..mi perdoni?" mi dice molto preoccupato.

"Si" lo abbraccio un'ultima volta e poi mi allontano.

Chiamo Jay e gli racconto tutto prima che lo viene a sapere dagli altri.

"Quando vedo Shawn lo uccido. Davvero tu e Daniel non avete fatto niente?"

"Non abbiamo fatto niente. Ancora non mi credi?"

"Scusami piccola. Sono troppo geloso."

"É tutto okay."

"Hai fatto bene a chiamarmi e dirmi tutto. Ti amo!"

"Anch'io" "Come stai Jay?"

"Meglio rispetto a stamattina"

"Cosa ti ha detto il dottore?"

"Non ci sono andato"

"Ah.."

"Devo chiudere amore, a domani"

"A domani Jay" e chiudo.

Daniel é appoggiato nella sua macchina. Non appena mi vede, viene verso di me.

"Ti lascio io a casa, vieni su"

"Va bene."

Quando si ferma a casa mia, vedo mamma che bacia un'altro uomo nel salotto. I due iniziano a salire di sopra. Mi metto di nuovo a piangere. Non può essere lui. Non può essere tornato. Non doveva tornare. Si approfitta sempre di mia madre.

"Amy, tutto bene?"

"É tornato"

"Chi?" aggrotta le sopracciglia.

"Andiamocene via. Ti prego." Piango perché ogni volta che lo vedo le mie ferite si riaprono e si fanno sempre piú profonde. Piango perché non riesco piú a sopportare tutto questo. Piango perché mi manca la mia sorellina. E non posso farla tornare indietro. Non posso fare altro che piangere. Non so dove mi porta, ma c'è un silenzio assurdo, mi appoggio al finestrino e cado in un sonno profondo.

É tutto buio. Sento dei strani rumori. Sento gridare mia madre. No. É tornato. Tremo mentre cammino. Apro la stanza e trovo mia madre nuda che piange. Piena di lividi. Lui che ha la cintura in mano e continua a darle pedate.
"Giulio non picchiarla" urlo a quella persona bruttissima che picchia mia madre. Puzza di alcool ha i pantaloni abbassati. La maglietta fradicia di sudore.
"Quante volte ti ho detto che devi chiamarmi papà, stupida" viene verso di me e inizia a picchiarmi. Piango, non mi sente nessuno. Mia mamma sviene. Devo farcela. Devo sopportare tutto il dolore che mi sta causando, cosí quando sarà soddisfatto se ne andrà e io potrò chiamare l'ambulanza. Perché é cambiato? Mi manca la mia sorellina. Continuo a piangere, ma provo a non addormentarmi a causa del dolore forte che sento alle costole. Mi ha dato due pedate fortissime. Non ce la faccio più, provo a chiamare la mamma. Ma non mi sente. Non riesco a muovermi. Lui se ne va. Chiudo gli occhi..
Li riapro e vedo il vicino di casa venire verso di me. Mi tocca il braccio. NON TOCCARMI. Ho paura che anche lui mi faccia male. Non ce la faccio a rimanere con gli occhi aperti, così li richiudo..

Niente é impossibile (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora