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Spiai dalla finestra per capire chi fossero, cercando di non farmi vedere.

C'era William seduto sotto il portico che fulminava  un ragazzo davanti a lui con un mazzo di fiori in mano.

Guardai l'orologio.

Cazzo, erano le otto. La cena con Louis. Non avevo neanche avuto il tempo di cambiarmi. Alzai le spalle.
Pazienza. Avevo bisogno di svagarmi, e Luis era la mia opportunità.

-Scusate, avevo promesso a Louis che avremmo cenato insieme!-

La zia mi lanciò un'occhiataccia.

-Non farmelo soffrire troppo.- mi disse.

Le salutai prima di uscire in veranda.

-Ei Louis , scusa il ritardo ma Kim aveva bisogno di me.- gli dissi prima di salutarlo con un bacio all'angolo della bocca.

Lui diventò rosso come un peperone.

-Tranquilla, sta passando un momento difficile.-

Io annuii pensierosa.

Dopo aver oltrepassato William, non degnandolo neanche di uno sguardo nonostante i suoi tentativi di catturare l'attenzione seguii Louis.

Mi portò al prato dietro alla tenuta, dove c'era il famoso albero su cui ero solita arrampicarmi durante il mio anno li.

-Non ci credo!.

Era tutto carinissimo. Aveva riempito l'albero di lucine colorate, appena sotto di esso c'era una grande coperta con un cestino sopra e cuscini colorati sparsi sopra.

Mi fece accomodare per poi sparire dietro l'albero.

-Ecco il pezzo forte della serata-

Uscì fuori con in mano una bottiglia di "Nuit étoilèe".

Gli sorrisi.

Lui si mise a sedere accanto a me.

Aveva preparato delle baguette e una torta di mele.

Nonostante l'atmosfera fosse magica, la notte stellata e mi stessi divertendo molto c'era un pensiero fisso nel mio cervello. William.

Era stato ore ad aspettarmi lì fuori e io non  lo avevo degnato neanche di uno sguardo. Dall'altra parte però mi ricordavo delle sue parole. Un'altra vocina me lo faceva immaginare solo ancora sotto il portico. "Basta, si sarà andato già a consolare con qualcuna" pensai fermamente. Dovevo smettere di pensare. Così baciai Louis . All'iniziò fu un bacio dolce, casto poi divenne lungo e intenso. Il ragazzo sapeva baciare proprio bene. Infilai le dita tra i suoi morbidi capelli e lo tirai addosso a me.

A quel bacio se seguirono altri ed altri ancora. Fin quando non ci sdraiammo l'una accanto all'altro per vedere le stelle.

All'improvviso iniziai a ridere non riuscivo a trattenermi.

Louis si alzò sui gomiti per capire cosa fosse successo.

-Cos'è che ti fa tanto ridere?-

Mi chiese dolcemente.

La mia però era una risata nervosa.

Che ben presto si trasformò in pianto.

La mia mente mi portò lontano, forse troppo.

Il prato era umido sotto la mia schiena, ma non mi importava. Mi bastava stare con lui.

Era l'unico che riusciva a non farmi pensare a quello che mi aveva fatto Brian.
A farmi sentire qualcosa di più, di una scopata.

-Ei Gail stavo pensando...- la sua voce imponente interruppe i miei pensieri.

-Adesso pensi anche?- sogghignai sarcastica.

Fissai Vincent nei suoi meravigliosi occhi.

Lui mi diede una pacca sulla spalla.

-Pensavo a tutti gli imbecilli che trovano romantico, il cielo stellato. Tutte queste stelle mi angosciano. Sono come tanti piccoli occhietti che ti fissano. Dico no,non è meglio il sole?Un'unica stella solitaria che allontana il buio dell'universo?-

Non riuscii a trattenermi. Scoppiai a ridere.

-Guarda che sono serio. Io nella vita cerco il sole, quell'unica stella che seppur piccola riuscirà ad allontanare le tenebre che racchiudo dentro.-

Smisi di ridere. Fissai il suo sguardo determinato, il suo volto illuminato dal tepore della notte. Una nuova forza ardeva in me. Volevo essere io quel sole.

Un mix di emozioni e ricordi si impossessarono della mia anima. Non potevo più stare lì, volevo tornare a casa ne avevo bisogno.

-Gail, che succede?- chiese Louis preoccupato.

Mi alzai di scatto.

-Scusa devo andare-

Corsi più veloce che potevo.

Le lacrime iniziarono ad offuscarmi la vista.

Salii in fretta le scale del portico. Quando qualcuno mi bloccò.

Sapevo benissimo di chi fosse quella mano.

Al suo tocco il mio corpo reagì con la solita scossa.

Mossi il braccio nella speranza che mi lasciasse andare.

Ma non fu così.

-Ti prego lasciami andare- lo supplicai allora tra una lacrima e l'altra.

-No- disse duro prima di tirarmi a sè.

Affondai nel suo petto.
Inizia a tirargli dei cazzotti con la speranza che mi lasciasse andare.

Ma era inamovibile. Più io mi ribellavo più lui mi stringeva.

Il suo profumo inebriò la mia mente.

Sfinita mi lasciai andare tra le sue braccia.

-Ti odio.- dissi dura contro il suo petto.

-Ti odio- Continuai.

-Ti odio- dissi ancora prima di tirargli una raffica di pugni.

Era come tirare pugni al muro, più aumentavo la forza più sentivo dolore.

Con un movimento veloce mi bloccò i pugni.

-Ti farai male così!-

Abbassai il volto.

Tutto era molto confuso. Avevo William davanti, il mio cuore batteva forte, più lo guardavo più il respiro mi mancava.  E se invece fosse proprio lui il mio sole?

Mi arresi alla sua forza.

-Sono quasi dieci ore che aspetto di parlare con te- mi disse lentamente.

Lo fissai nella speranza che continuasse.

-Mi dispiace veramente Gail, non volevo dirti quelle cose. Sono incazzato con Kim, per quello che ha fatto. Poi ho bevuto sono andato fuori di testa e ti ho messo in mezzo. Scusami, davvero.-

Lo fissai nella speranza che aggiungesse altro.

-Amici come prima?- aggiunse.

Mi chiesi se soffrisse di amnesie.
Da quando io e lui eravamo amici?

Borbottai un si, prima di rientrare dentro.

Non capivo, solo qualche mese prima voleva sposarmi ed ora.

Siamo amici.

Mi barricai nella mia camera, sprofondando sotto al cuscino.

Iniziavo a pensare che nonostante tutto, sarebbe rimasto Vincent il mio sole.

Once upon a love:  Back DownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora