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17.

Tu. Tu. Tu.

-Sta aprendo gli occhi, finalmente.-

Aprii gli occhi. Vidi mia madre Phill e poi lui Brian.

Tentai di alzarmi dal letto.

-Ridammi mio figlio.- urlai con tutto il fiato che avevo in gola.

Inizia a dimenarmi.

-Ti prego riportatemi Max.-

Tu-tu-tu-tu-tu-tu.

-Sedatela!-

Lo guardai negli occhi piangeva.

-Mi dispiace- disse

Lottai con tutta me stessa ma i miei occhi si richiusero.

Ero nuovamente in quel mondo ovattato.

-Dottore è svanito l'effetto della droga?- chiese una voce singhiozzando.

Era mia madre.

-Si, ma il suo cuore ci preoccupa. Se non si calmerà le verrà un infarto e non ci sarebbe niente da fare.-

-Se servirà tenetela sedata, ovviamente se non danneggià il suo corpo. Non deve assolutamente sapere niente. L'ho già persa troppe volte.- era la voce di Brian sembrava triste.

Io lo odiavo dopo quello che mi aveva fatto.

-Ei calmati, non è colpa tua. Vedrai che prenderemo quel bastardo e troveremo Max.-

Tu.Tu.Tu.Tu.Tu.

-Uscite tutti sta andando in arresto.-

Buio.

Mi sentivo stanca, nonostante avessi gli occhi chiusi da molto tempo. Avevo sete.

Tentai di aprire gli occhi, dopo vari tentativi ci riuscii.

C'era molte luci. Mi guardai intorno ero in ospedale. Non c'era nessuno in stanza con me. Provai ad alzarmi. Riuscii a farlo piano piano. Mi trascinai verso la porta. Non c'era nessuno. Camminai sul lungo corridoio finchè non arrivai in un salotto.

Li vidi. Mia madre, mio padre, Derryll, i signori Montgomery, Gail, Will, Philipp e Brian.

Che ci facevo lì e cosa ci facevano loro. Li osservai meglio. Guardavano tutti nella stessa direzione, con la paura negli occhi.

-Sono cinque giorni e sette ore, ancora nessuna traccia del piccolo Maxwell Banks di appena nove mesi. Il suo rapitore Paul Mayer avrebbe prima drogato la giovane madre del piccolo, per poi strapparglielo dalle mani proprio nel quartier generale della M&L, la sua complice a quando pare matrigna del piccolo non intende collaborare. Le speranze di ritrovare il piccolo vivo diminuiscono ora per ora.-

In quel momento mi cedettero le gambe.

-Il m-mio b-bambino- urlai sconvolta.

-Oh mio dio Kim, portatela via.- ringhiò Brian

Nessuno si mosse. Così lui mi raggiunse mi strinse tra le su braccia e mi portò via.

Ormai non esistevo più non avevo alcun senso, un involucro vuoto.

Mi lasciò sul letto.

Chiuse la porta a chiave e mi si piombo davanti.

-Kim giuro che ti riporterò nostro figlio e che quel pezzo di merda la pagherà.- ringhiò.

Io non avevo lacrime, volevo solo il mio bambino. Prendi me non lui.

-Mi hai portato via il mio bambino.- lo accusai.

Once upon a love:  Back DownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora