∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 29

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«No, ti prego... non...»

Voleva piangere, per la prima volta in tutta la sua vita, ne sentì un bisogno incontrollabile. Quando con le mani le tirò su la maglietta scoprendole la pancia, fu sul punto di urlare. Le faceva schifo la sensazione di essere toccata da lui, si divincolò.
Non voleva più che la sfiorasse, nemmeno con lo sguardo, si divincolò ancora.
Chiuse gli occhi. Si lamentò.
Pensò a Jamie.

Salvami.

E qualcuno la salvò, ma non fu Jamie. Nel corridoio una voce maschile gridava ad Harvey che c'era una ragazza alla porta per lui.
Il ragazzo si alzò da sopra il corpo di Taylor e lei tornò a respirare.

«Non ti muovere.» le ordinò puntandole il dito contro, aveva le labbra rosse per la pressione che aveva usato a baciarla.

Taylor gelò sul posto quando Harvey uscì dalla stanza chiudendo la porta a chiave. Il telefono vibrò nella tasca dei jeans, lo sfilò e lesse il messaggio che le era appena arrivato.

1 Messaggio da Cloe
Io penso a tenere Harvey occupato. Tu scappa.

Nonostante la sua immensa felicità, Taylor non riuscì a sorridere. La sensazione delle mani di Harvey sul suo corpo era ancora troppo fresca sulla pelle.
Scese dal letto, come se improvvisamente qualcuno la stesse seguendo e si avvicinò alla finestra. Nel giardino c'era un gazebo, abbastanza vicino al tetto da poterci saltare sopra. Taylor si sarebbe precipitata fuori immediatamente se non ci fosse stata una cosa a fermarla: le prove per incastrare Harvey. Dopo tutto quello che aveva passato, non poteva andare via a mani vuote.
Cercò tra gli oggetti sulla scrivania, negli armadi, persino nel comodino dove teneva le mutande. Disgustoso.
Si fermò quando si rese conto che non sapeva nemmeno cosa stesse cercando. Harvey sarebbe tornato di li a poco e lei non si sarebbe dovuta far trovare.
Era combattuta, voleva disperatamente vendicarsi di quello stronzo, ma se fosse rimasta li... chissà cosa le avrebbe fatto.
Per una volta scelse se stessa e decise di scappare come Cloe le aveva detto di fare.
Prese il telefono dal pavimento, che le era caduto senza che se ne rendesse conto e nel farlo trovò qualcosa che la incuriosì.
Sotto il letto, c'era una scatola di cartone grande quanto una cassetta della frutta. La trascinò fuori e ci guardò dentro, senza preoccuparsi del fatto che Harvey se ne sarebbe accorto e rimase basita da ciò che scovò.

«La maschera.» bisbigliò entusiasta.

Aveva trovato la maschera gialla di cui le aveva parlato Jamie, quella che Harvey e i suoi complici avevano usato per nascondersi il viso, un piccolo cartellone, che non perse tempo ad aprire e una decina di foto, che non guardò, ma prese comunque con se insieme al resto della roba.
Lasciò sul letto lo scatolone vuoto e si precipitò alla finestra già aperta, uscì sul tetto e il cuore le scoppiò nel petto rendendosi conto di ciò che doveva fare.

Avanti Taylor, hai saltato su un treno in corsa, puoi saltare anche da un tetto.

Quel pensiero non ebbe l'effetto voluto. Si prese cinque secondi, che non aveva, per guardare la distanza che c'era dal cornicione del tetto al gazebo fatto di legno. Erano almeno un metro e mezzo.
Fece un sospiro, prese un po' di rincorsa e malgrado le braccia occupate dalla roba di Harvey che la ostacolavano, riuscì ad arrivare sul gazebo senza cadere.
Dopodiché, puntò i piedi nel legno e si calò giù pian piano, fino a toccare terra.
Liberò una mano e prese il telefono.

1 Messaggio a Cloe
Sono fuori. Va via.

E scappò dal retro del giardino, con le guance rosse per la fatica, il sudore che le imperlava la fronte, il cuore in gola e un senso di vittoria immenso nel petto.

Più tardi si trovò con Cloe e i ragazzi all'Olympus café, scelsero i posti fuori nonostante la fresca aria che tirava. Aveva le cose di Harvey ancora con se, le prese fuori dallo zaino che aveva recuperato da casa e le posò sul tavolino sotto i loro occhi.

Baby, you are my troubleWhere stories live. Discover now