∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 9

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In foto: Arden Cho come Yuki

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Jamie

Quando rientrò a casa, Jamie trattenne il fiato e fece piccoli passi lenti per non svegliare nessuno, ma quando entrò nella stanza che condivideva con il suo migliore amico, si accorse che Aaron non stava ancora dormendo.

«Ah sei tu.» bisbigliò lui sollevando la testa dal cuscino.

Jamie posò lo skate di Taylor contro al muro e finalmente sprofondò nel letto. «Chi altro poteva essere?»

«Perché hai tu lo skate di Taylor?» lo notò non appena si mise a sedere posando la schiena contro il muro.

Jamie si strinse nelle spalle. «Ha dimenticato di riprenderlo.» disse schietto.

Si sdraiò meglio sul letto dopo essersi sfilato le scarpe. Sentiva caldo, avrebbe voluto togliere la maglietta e provare il sollievo del fresco sulla pelle, ma il profumo di Taylor era ancora intrinso su di essa e lui voleva sentirla vicina come quando erano sullo skate.

«Jamie.» lo chiamò Aaron dopo un lungo tempo.

«Che c'é?»

«Che ne pensi di lei?» gli domandò suscitando in lui la sorpresa per quella domanda. Ovviamente aveva capito subito di chi stesse parlando, Taylor.

Aaron si mosse sul letto, il cigolio delle doghe accompagnò le parole di Jamie. «Cosa intendi?»

«Se ci possiamo fidare.» sospirò e il ragazzo vide lo sguardo dell'amico perdersi nel buio che ricopriva il soffitto, il quale sembrava essere diventato un tutt'uno con il cielo scuro.

Fiducia, negli ultimi anni era una cosa che avevano cercato molto spesso in un amico e l'avevano trovata in davvero poche persone. Si potevano contare sulle dita delle mani.

Tardò a rispondere, ma non perché non si fidasse di Taylor. «Credo di sì.»

Era un pieno sì eppure, per qualche ragione, esitò. Riposò gli occhi un istante, serrandoli. Aaron mormorò qualcosa, avrebbe voluto rivolgersi a lui e chiedergli di ripetere, ma le palpebre erano ormai troppo pensanti da riuscire ad aprire e Jamie non aveva voglia di sforzarsi di stare sveglio.

***

Taylor

La gola di Taylor era serrata dall'angoscia. Sebbene fossero già passati dieci minuti da quando si era seduta a tavola per la colazione, ancora non era riuscita a mettere in bocca niente.
Dalla notte scorsa i pensieri non facevano altro che tormentarla. I suoi amici che la evitavano come avesse una qualche malattia contagiosa. Eve che era coinvolta nel pericoloso gioco del suo ex ragazzo. Shane con il quale ancora non era riuscita a parlare. Sua madre che era la preside del suo liceo, Taylor lo scoprì per puro caso sentendo la sorella che lo raccontava al telefono ad un'amica. Aaron che le aveva provocato il batticuore la notte scorsa. E infine c'era Jamie, il ragazzo per il quale aveva sentito qualcosa che non si sapeva spiegare.

«Al diavolo la colazione!» Mollò il cucchiaio nella tazza e si alzò dal tavolo.

Le faceva male la testa ed era terribilmente stanca, ma la scuola la aspettava. L'unico pensiero che la spinse a continuare a camminare fino a quell'istituto decadente, era che Jamie e Aaron sarebbero stati li ad aspettarla. Era inspiegabile come si sentisse vuota quando le erano distanti e come invece si sentisse completa quando le erano accanto. Sorrise a quel pensiero e iniziò a vedere quella giornata iniziata male, con occhi migliori.
Aveva salito solo pochi gradini prima di accorgersi della posizione scomoda in cui si trovava. Improvvisamente sembrò essere piombata in un campo di battaglia, dove lo schieramento di Cloe e lo schieramento di Jamie e Aaron, infuriavano in una serie di sguardi omicida e la cosa peggiore era che Taylor era il premio.
Guardò da entrambe le parti, finché non mostrò la sua espressione di dispiacere più sincera ai due ragazzi. Non si mostrarono amareggiati quando lei si avvicinò a Cloe, ma in fondo Taylor sapeva benissimo di averli feriti.

Baby, you are my troubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora