∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 12

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In foto: Scarlett Leithold come Torrence

Canzone: Owl city - Fireflies

•••


Taylor

Quando l'incontro iniziò, Taylor si sentì invadere dalla noia al pensiero di tutto il tempo che avrebbe sprecato stando li.

C'era River a distrarla certo, ma a un certo punto non bastò più.
Neanche un modello di Abercrombie può allietare questo supplizio a cui mi hanno sottoposta, concluse sbuffando un po'.

River parlò camminando a testa china.

Alla domanda «Che cos'è la rabbia?» Taylor si sentì tentata di rispondere con qualcosa di sarcastico, ma cercò di rispedire in gola le parole che già le sfioravano la lingua quando qualcuno alzò la mano.

«E' un sentimento irrazionale che offusca e influenza le azioni delle persone.» La voce era bassa, appena udibile e Taylor fu troppo lenta per alzare lo sguardo e trovare la persona che aveva parlato.

Il professor Raymond fece per annuire, poi proseguì dicendo qualcosa a proposito della consapevolezza.

Fece un giro completo del cerchio posando lo sguardo su ciascun studente. Quando si fermò, Taylor lo vide puntare il dito contro un ragazzo di nome Dexter, seduto due sedie dopo di lei da destra.
Il pensiero che il ragazzone dai capelli rossi potesse staccargli il dito con un solo morso, guizzò nella mente di Taylor.
River tirò indietro la mano subito dopo.

«Dexter tu sei arrabbiato?» Si massaggiò il mento squadrato con la mano.

«Si, credo...» grugnì Dexter contenendo il più possibile la furia che lo governava, il volto era arrossato e le mani strette a pugno. Ogni fibra del suo corpo sembrava combattere contro la parte irrazionale di se.

Intenta ad osservare la reazione del corpo del ragazzo all'interrogatorio, Taylor si perse parte del discorso.
River si mosse, in senso antiorario, nel cerchio. Lei lo seguì con lo sguardo mentre si soffermava su una ragazza minuta dai capelli bianchi tinti. Era di fronte a lei e stava seduta come si sta seduti sul divano di casa la domenica mattina.

«Torrence?» la chiamò lui e la ragazza dalle labbra tinte di nero saltò sulla sedia. «Tu pensi di essere arrabbiata?»

Lei si tirò su aiutandosi con le mani. Un ghigno le increspò le labbra. «Be', non credo di essere qui per dare supporto morale.» Incrociò le braccia e sorrise, un sorriso malandrino e impertinente. «Per cui si, penso di essere arrabbiata.» Questa volta Taylor non riuscì a trattenersi, le gesta teatrali e il tono di scherno della ragazza la fecero ridere, ma fortunatamente nessuno lo notò. Apparte lei.

Quando sentì uscire il suo nome dalle labbra di River, Taylor si sentì come se avesse fatto qualcosa di grave.

«Dicci cosa pensi.» Incrociò le braccia e inclinò la testa verso sinistra.

Tutti gli occhi si concentrarono su di lei. «Penso che vorrei uscire da qui.» disse a disagio, si sentì inappropriata sotto tutti quegli sguardi immobili.

«E perché?» Cercò di concentrarsi solo sulla voce del ragazzo che si era appostato di fronte a lei. A un certo punto pensò che River le si sarebbe accovacciato accanto, ma non lo fece.

«Perché tutto questo è inutile, il motivo per cui sono qui è perché devo scontare una punizione, la rabbia non c'entra.» il suo tono era convincente quanto quello di un pessimo bugiardo.

Baby, you are my troubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora