∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 7

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In foto: Harvey Haydon come Harvey

Canzone: Jessie J - Flashlight

•••

Taylor

«Che vuoi?» Senza neanche voltarsi, Cloe era già sicura su chi fosse la persona alle sue spalle.

Taylor si avvicinò di più al tavolo e vide che il posto di fronte all'amica era libero. Pensò di sedersi, ma alla fine rimase in piedi per paura che se si fosse presa troppe libertà, allora la ragazza sarebbe scappata.

«Dobbia...» iniziò, ma venne interrotta e non riuscì a portare a termine la frase.

Cloe si voltò nella sua direzione e Taylor rimase sorpresa dalla velocità con cui lo fece. «Non dobbiamo parlare proprio di niente.» tagliò corto portandosi alla bocca una caramella. Riuscì a ricordare che le sue preferite erano le Golia alla liquirizia, ne andava matta.

«Ma io volevo sc...» ritentò e alla seconda interruzione le venne da ridere.

«Non mi interessano le tue scuse,» continuò al posto suo. «puoi tornartene da dove sei venuta.» disse alla fine, ma Taylor sapeva che non stava dicendo sul serio.

Si spostò lo zaino sulla spalla sinistra e con un mezza risata sulle labbra disse: «Lo sai che a volte sei proprio...» La interruppe ancora e lei sbuffò, ma non si sentì seccata.

Questa volta se lo era aspettata, per questo si fermò prima.

«Stronza...?» seguitò Cloe. «Be' se lo sono è solo colpa tua.» Le labbra sottili si incurvarono in un broncio che Taylor trovava dolce e cosa poteva fare se non sorridere ancora?

Determinata a continuare la conversazione, si decise a sedersi di fronte a Cloe. Scostò il vassoio con il cibo, che neanche era stato toccato e prese le sue mani. Lei non la allontanò e Taylor si sentì sollevata per questo.

«Mi lasci parlare?» chiese insistente senza aspettare il suo consenso. «Stavo per dire impossibile!» esclamò divertita. Ma la ragazza non lo trovò divertente quanto lei.

Nessuna delle due aprì bocca per un po', Taylor aveva allontanato le mani dalle sue e le aveva accartocciate nervosamente sulle gambe, nascoste dal tavolo. Il rumore dei vassoi che sbattevano, gli schiamazzi dei ragazzi seduti ai tavoli accanto e i gemiti disgustati per via del cibo servito, riempirono il silenzio che faceva eco nelle orecchie di Taylor.

Era consapevole di dover essere la prima a parlare, ma dopo tutte le precedenti interruzioni, le parole con cui chiederle perdono si erano perse nella mente.

«Cloe!» trillò quando la ragazza si alzò per andarsene. «mi dispiace... per non averti difesa prima. Davvero. Tu sei la mia migliore amica e tengo più a te che a chiunque altro, perciò perdonami se ho fatto una cazzata.»

Lei si morse il labbro inferiore e Taylor ebbe già la risposta che voleva. Da un po' di anni aveva imparato che il suo mordersi il labbro nel loro linguaggio si traduceva in "Sono arrabbiata con te, ma ti voglio troppo bene per esserlo a lungo."

Dopodiché ci impiegò mezzo secondo per alzarsi in piedi e tuffarsi addosso all'amica come un bambino troppo cresciuto per essere preso in braccio.

«Guarda che non ti ho perdonata eh!» la frenò Cloe parlando tra la coltre di capelli biondi che le ricoprivano la faccia, le gambe attorcigliate ai fianchi dell'amica.
Fortunatamente Taylor era abbastanza leggera perché Cloe riuscisse a tenerla su. «Si che l'hai fatto!» esclamò attorcigliandole le braccia al collo. La strinse forte, fin tanto che non riuscì più a respirare, solo allora si rimise con i piedi per terra.

Baby, you are my troubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora