∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 14

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Canzone: Numb/Encore - JAY Z
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Aaron

Al suono della seconda campanella, Aaron era già a lezione di Inglese, seduto all'ultima fila, al solito posto, accanto a Jamie.
Non aveva dormito molto la sera prima, dopo essere stato al garage di Harvey si era sentito irrequieto per tutto il giorno al pensiero che la polizia sapesse.
Guardò il suo zaino posato a terra, aveva una consegna da fare e l'idea di dover tenere la droga nello zaino fino all'intervallo lo innervosiva.

La professoressa Kate era appena entrata e si era sistemata alla cattedra quando qualcuno bussò alla porta. Si scorsero due figure dalla finestrella in vetro sulla porta.
Entrarono.
Erano agenti di polizia, uno era il padre di Yuki Hamada, il capitano della squadra di pallavolo della scuola.

«Ciao papino,» squittì la ragazza dai capelli neri dalla seconda fila. «sei venuto ad arrestare qualcuno?» Quell'ipotesi fece irrigidire Aaron sulla sedia.

C'era anche la preside insieme a loro. La madre di Taylor, ricordò subito lui.

Aaron si sentì tirare per un braccio da Jamie. «Cosa pensi che siano venuti a fare qui?» disse, ma non usò le parole, ad Aaron bastò guardarlo negli occhi per capire cosa volesse dire l'amico.

«Non lo so.» rispose lui a voce, chiaramente a disagio.

Non poteva essere una coincidenza il fatto che fossero qui proprio dopo che aveva sentito dire a Yuki della soffiata. Erano qui per un controllo.

«Mi scusi per l'interruzione professoressa Kate,» esordì la preside con tono gentile. «questi signori vorrebbero fare una chiacchierata con il signor Walker.» continuò e a quell'ultima parola Aaron si sentì come se gli avessero appena scaricato l'intero caricatore di una pistola dritto allo stomaco.

Sotto gli occhi confusi e desiderosi di sapere dei suoi compagni di classe, il ragazzo si alzò dalla sedia per seguire gli agenti nel corridoio.

«Porta con te lo zaino, ragazzo.» gli intimò lo sbirro con gli occhi a mandorla, il padre di Yuki.

E allora si voltò per prendere lo zaino da terra e incontrò gli occhi verdi di Jamie. Era seduto sul bordo della sedia e sembrava in procinto di alzarsi.

«Non peggiorare le cose.» riuscì a sussurrargli prima di uscire dall'aula.

Nel corridoio regnava il silenzio, tutti gli studenti erano in classe eccetto Aaron.

L'agente Hamada si schiarì la voce. «Allora ragazzo, le cose stanno così...» spiegò. «abbiamo avuto una soffiata secondo cui tu spacceresti droga all'interno di questa scuola. È così?» si accertò, lo sguardo era severo e tremendamente intimidatorio.

Davvero si aspettavano che confessasse?

Aaron ebbe il timore di rispondere per paura di far tremare la voce. «No.» mentì.

«Quindi ci stai dicendo che questa accusa è infondata?»

Questa volta ci pensò su. «Si.»

Si afferrò il lobo dell'orecchio sinistro e cominciò a tirare, lo faceva sempre quando mentiva, era un gesto assolutamente spontaneo.

«Hai deciso di rispondere a monosillabi?» domandò l'altro agente subito dopo.

Non rispose a quella domanda. Era agitato e stava facendo di tutto per far si che non si notasse, era una cosa che gli riusciva piuttosto bene di solito.
Tranne che per quel piccolo vizio dell'orecchio.

«Okay,» disse il padre di Yuki sospirando. «abbiamo già controllato il tuo armadietto, non ti dispiacerà se diamo un'occhiata anche al tuo zaino vero?» sorrise aspramente mettendo in risalto le piccole rughe sotto gli occhi marroni.

Baby, you are my troubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora