∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 26

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Canzone: POV (Point Of You) di Mcfly
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Aaron

Si abbassò al suo livello per stabilire la gravità della situazione.
Sulla pelle candida di Cloe due lividi, uno sullo zigomo destro e l'altro affianco all'angolo delle labbra, grandi quanto una noce risaltavano subito all'occhio.

«Non toccarmi!» si lamentò lei quando Aaron le scostò i capelli dal viso.

Le scoprì gli occhi, burrascosi come il mare in tempesta e velati da lacrime salate. Sembrava essere arrabbiata più con lui che con il suo aggressore.

«Dimmi chi è stato.» le sussurrò prendendole il viso tra i palmi. Le mani gli tremavano, forse per la rabbia o per la paura. Aaron sentì dentro di se l'esigenza di proteggere Cloe come fosse una specie in via di estinzione. «Dimmelo.» disse ancora più piano e riuscì nel suo intento di non far tremare la voce.
La fronte gli si increspò per la preoccupazione e le sopracciglia si inarcarono a tal punto che andarono quasi a coprire gli occhi.

«Non sono affari tuoi.» piagnucolò la ragazza asciugandosi le lacrime sulle guance.

«Tu sei affari miei!» insisté Aaron pieno di ostinazione, fece scivolare le mani dietro al collo della ragazza. Pensò di attirarla verso di se per baciarla, ma non poteva farlo mentre i pensieri prendevano la forma di Taylor nella sua mente. «Dal momento che stai con i Keep In Mind, sei affari miei.» aggiunse con calma.
«È stato Harvey vero?»

Cloe afferrò Aaron per i polsi e lo cacciò via gridando: «No! È stata colpa tua...» farfugliò. «perché ti sei avvicinato a me!»

«Volevo aiutarti.»

«Non voglio il tuo aiuto. Ho...» esitò. «ho Harvey.»

Aaron strinse i pugni.
Perché si ostinava a stare con lui? Le aveva fatto del male, cazzo!
Imprecò mentalmente contro quel bastardo, non aveva bisogno di conferme per sapere che era stato lui.

«Ti ha picchiata e l'unica cosa che hai ora è un occhio nero.»

«Passerà. E adesso smettila di aiutarmi.» lo pregò lei con lo sguardo.

Provò a sfiorarle una guancia con la mano, Cloe voltò il viso. «Puoi scordarti che ti lascerò nelle mani di quello stronzo. Non me ne andrò, neanche se sarai tu a chiedermelo.»

Taylor

Fu svegliata dal tintinnare del suo telefono.
Si alzò dal petto di Jamie stando attenta a non svegliarlo.
Era bellissimo mentre dormiva. Taylor riuscì solo ad immaginare il verde dei suoi occhi nascosto dalle palpebre chiuse, come il sole che gioca a nascondino con le nuvole.
Com'era finita in quella posizione? Sdraiata accanto a lui con la testa sul suo torace?
Si era addormentata ascoltando i battiti regolari del cuore del ragazzo.

Faticò sul serio ad allontanarsi da lui, ma doveva controllare i messaggi nel telefono.
Da quando lo stalker aveva cominciato a scriverle regolarmente, a Taylor venivano le palpitazione ogni volta che le arrivava un messaggio.
Prese il cellulare che era posato sul comodino e, solo dopo averlo guardato per bene, si accorse che non era il suo.
Lei lo aveva lasciato nella stanza degli ospiti la notte scorsa. A squillare era stato quello di Jamie.
Pensò di rimetterlo giù, un attimo prima che l'occhio le cadesse sul display.
Lesse "sconosciuto" e per un terribile istante, si sentì lo stomaco come schiacciato sotto una pressa.
Aprì il messaggio. Non le importava se Jamie l'avesse vista, doveva controllare che non fosse la stessa persona che scriveva a lei.
Forse voleva spaventarla, farle capire fin dove riusciva ad arrivare e che non aveva limiti.
In quel caso, c'era riuscito.

Baby, you are my troubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora