∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 28

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Taylor

Fece un drop sulla half-pipe di uno skatepark, nelle vicinanze della spiaggia, meritandosi gli applausi della sua nuova crew.
Non si sentiva fondamentalmente legata a loro dal punto di vista sentimentale (cosa importantissima in una crew), ma le era di grande ispirazione la loro esperienza.
Che le piacesse o no, i Keep In Mind erano i più bravi skater della California, mentre lei poteva solo sognare di arrivare a loro livello.

«Come sono le nazionali?» chiese Taylor tirandosi lo skate sotto al braccio.

Si prese un attimo di pausa per guardare l'ollie di Dawson, un ragazzo brutto e grassoccio che indossava dei vestiti di almeno due taglie più piccoli. Aveva due grandi braccione, avvolte come prosciutti dal cotone della maglietta a maniche corte dei Nirvana e, sotto i bermuda che arrivavano al ginocchio, due cosciotti di maiale al posto dei polpacci.
Taylor dubitava seriamente che a quella massa di lardo riuscisse un ollie con i fiocchi. E invece gli riuscì, non perfetto, ma migliore di quello che avrebbe mai fatto lei, il che la scoraggiò alquanto.

Intanto, Harvey la raggiunse facendole scivolare un braccio dietro la schiena. «Piene di fighetti e figli di papà che non sanno stare sullo skate neanche se ce li metti in piedi e li trascini.»

Smontò i suoi castelli di sabbia in un baleno.
Aveva sempre immaginato che le nazionali fossero come nei film.

«Già, ricordate quella crew l'anno scorso... come si chiamavano? Scotch? Swatch?» ridacchiò un ragazzo dai capelli rosso fuoco, Taylor non riuscì a ricordare il suo nome in quel momento.

«Eccome se li ricordiamo bello... non riuscivano a fare un solo trick senza finire a pulire il pavimento con le chiappe.»

Mentre intorno a se le risate aumentavano, Taylor sentì una sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco.
Odiava, quando qualcuno prendeva per il culo il lavoro altrui, specialmente se quelli non potevano difendersi.

«Be, sono sicura che se sono arrivati li, qualcosa la sappiano fare.» disse indispettita.

«Si,» rise Douglas rispondendo a tono. «sanno leccare il culo dei giudici e sganciare mazzette meglio di chiunque altro.»

«Chi siete voi per giudicare gli altri?»

«E tu chi sei ragazzina per rompere i coglioni?»

«Sono quella che ti farà il culo se non chiudi la bocca!»

Un coro di «Uhh» si levò alle spalle del ragazzo.

Gli sarebbe saltata alla gola se Harvey non le si fosse parato davanti, bloccando ogni suo movimento con il proprio corpo.
Le sue dita strette intorno ai polsi della ragazza come una corda di canapa.

«Sta buona tigre.» Sentì il suo alito caldo sfiorarle l'orecchio e l'unica cosa che impedì a Taylor di ritrarsi, fu la colonna di cemento contro cui Harvey l'aveva spinta.

«Lasciami.»

«Quando lo deciderò io.» bisbigliò, il tono provocante.

La spaventava la forza che quel ragazzo esercitava su di lei, non riusciva a muoversi da quella posizione, sentiva che se lo avesse fatto sarebbe finita con la faccia coperta di lividi, come quella di Cloe.
Dopotutto era un assassino, non sapeva come avrebbe reagito se lo avesse rifiutato.
Le labbra di Taylor tremarono quando il ragazzo le disegnò una forma indistinta sulla guancia con la punta dell'indice. Le dita scesero ancora un po' più in basso, sul mento, che afferrò tra indice e pollice.
Taylor sentì gli occhi serrarsi, senza aver dato alcun comando al cervello, quando Harvey la baciò con ferocia.
Fu un bacio che lei non si sognò nemmeno lontanamente di ricambiare, anzi, gemette cercando di allontanarlo con la forza, ma fu inutile.
Alla fine, fu lui ad allontanarsi e come fosse un giocattolo, la piantò li e se ne andò, in attesa del momento in cui avesse avuto voglia di giocare ancora con lei.

Baby, you are my troubleWhere stories live. Discover now