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Passeggiavo per le strade di Londra celata dal mantello dell'invisibilitá.
Amavo guardare il mondo come si metteva in moto la mattina.
Arrivai davanti a un vicolo di case imponenti.
Pronta a rubare qualcosa per sopravvivere ovviamente le monete del pagamento le avrebbero ritrovate nella cassa.
Notai una figura che venne dalla mia parte.
Emillien indossando dei vestiti poco sontuosi camminava a gran velocità.
Entrò in un paio di negozi prima che lei si accorse della mia presenza.
Mi ero decisa a non mostrarmi con il mantello.
Indossavo un berretto francese regalatomi dai miei genitori per i miei 16 anni.
Lei si spostò in una via secondaria appena fuori dal centro.

-Lily ti troveranno se stai così allo scoperto!-.

-Emillien mi sei mancata tanto, cosa ti è successo?-.

-lavoro per una famiglia purosangue, è dura-.

Lei mi posò un dito sulla bocca.

-hanno notato la mia assenza, addio Lily-.

Una donna dai capelli biondi apparì davanti alla strada da dove eravamo arrivati.

-Tu a casa ora-.

Fece rivolta a Emillien intanto io restavo immobile attaccata alla parete.
Ero sopravvissuta fino a giugno e per una svista avevo mandato a rotoli la mia salvezza.

-Tu devi essere una nata babbana non ancora trovata...dammi la tua bacchetta-.

-non posso...la mia bacchetta l'ho persa-.

-sta zitta-.

Mi prese il braccio e ci smaterializzammo.
Mi scaraventò a terra quando riuscii a vedere la luce.
Un uomo mi prese per i vestiti e mi spinse in piedi.
Dopo aver consegnato alcuni galeoni alla donna lei sparì.

-Cosa facciamo con te?- fece lui prendendomi la borsetta.

Io sussultai sperando che l'incantesimo funzionasse.

-allora ci sarà qualcosa dentro se sei così agitata-.

Lui mise la mano all'intero e incominciò ad estrarre dei pacchetti di fazzoletti, un specchietto da borsetta...

-niente, meglio così forza vieni-.

Mi chiuse dietro a una stanza buia con solo una bacinella d'acqua.

-quella ti servirà per tutto-.

Lui si allontanò a grandi passi chiudendomi la porta a chiave.
Con la totalità del buoi non riuscii a capire quanti giorni rimasi dentro, ma sicuramente quasi una settimana poiché non riuscivo più a reggermi in piedi.
La prima cosa che sentii dopo ai rumori dei passi fu una voce femminile calma e calda.

-allora dove posso firmare per ritirarla? Quanto le devo? La porto via subito...è in grado di seguirmi camminando senza un trasporto?-.

-certo-.

Mi lavai la faccia con l'acqua per rendermi un tantino più umana.
La donna aveva un'espetto molto vecchio.
Mi squadrò a fondo.

-non mi sembra molto brava a lavorare-.

-scommetto che abile a far cose che piacerebbero a suo nipote-.

-lo spero...su andiamo-.

Camminai a pochi passi indietro a lei.
Mi appoggiai lentamente a un palo della strada.

-muoviti, abbiamo tante cose per prepararci, non voglio che mio nipote ti trovi bruttina come sei...-.

Ci smaterializzammo.
Apparì davanti a noi una villa gigantesca lei mi ridiede la mia borsa.
Mi portò fino a una camera in soffitta.

-questa sarà la tua camera, passerai poco tempo qui soprattutto nei primi giorni in cui verrà mio nipote...credo tu abbia capito...scendi in cucina e fatti dare qualcosa da mangiare, voglio che tu sia in forze per la prima serata-.

Stavo per aprire la bocca quando mi fece cenno di star zitta.

-scendi le scale, seconda porta a destra-.

Feci come mi era stato ordinato.
Nella cucina c'era una ragazza bionda che cucinava.

-Ciao, ti avrà mandato Madame tieni-.

Mi porse una tazza di latte con dei biscotti.

-anch'io ero una morta di fame quando arrivai due mesi fa, immagino che tu ti ricordi la stanza in cui restammo prigioniere per quella settimana...a volte me la sogno ancora-.

-Tu sei destinata solo alla cucina?-.

-sì ma vedrai che ci faranno far cambio...ma mi ritengo più fortunata di te-.

Le sorrisi con un sorriso triste.
Poi risalite le scale Madame mi fece cenno di seguirla.

-fatti un bagno, sei tutta sporca...entra in questa stanza la prima porta a destra dall'entrata. Non guardare niente e non toccare niente, asciugati i capelli e resta in questa stanza per tutto il pomeriggio intesi?-.

Feci come aveva detto.
La stanza era di colore rosso con alcuni poster di cantanti e giocatori di quidditch verdi.
Era molto ampia con almeno sei porte visibili.
Entrai in quella del bagno.
Era di color rubino con intarsi d'oro.

Mi preparai la vasca da bagno in modo che le bollicine potessero volare riempiendosi di mille colori.
Mi tolsi i vestiti ed entrai in vasca.
Passarono dei minuti di totale silenzio che mi fecero pensare a James.
Lo avrei rivisto?
Mi avrebbe perdonato per quello che avrei fatto di lì a poche ore con un altro?

Sentii il campanello e qualcuno aprì la porta, sull'orologio era mezzogiorno.
Passare un intero giorno qui era come ri-essere in quella stanza buia e solitaria.
Mi asciugati i capelli e mi misi l'accapatoio e gli indumenti per la serata già preparati da Madame.
Mi sedetti sullo sgabello cercando di non pensare a ciò che sarebbe successo da lì a poche ore.

Verso le nove di sera ci fu un rumore di passi allegri e andanti.
Si fermarono davanti alla porta e il mio cuore incominciò a sussultare.
Potevo sentire i miei battiti anche in gola.
Appena sarebbe entrato io sarei uscita facendo la scena come al cinema americano.
Appoggiata alla porta, mano sul fianco e l'altra mano sui capelli.
Ma sarei riuscita a farlo con uno sconosciuto togliendo tutto il mio essere per una notte?
Avrei potuto essere una persona diversa con lui?
Lui entrò dalla porta e poco prima che uscissi facendo ciò che era nel mio piano pensai che forse sarebbe stato un ragazzo più giovane di me, dopotutto andava ancora a Hogwarts...

L'era dei malandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora