Capitolo 54. Ryss

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Quando mio padre mi chiama, non sono sicuro di voler tornare a casa, ma la sua voce malinconica e l'invito esteso a Bodie mi convincono. Anche Bodie è entusiasta, e propone persino di tornare un giorno prima. Mi dice il perché solo quando abbiamo abbiamo preso l'aereo. Oltre a salutare sua madre, vuole visitare un mausoleo del nostro passato: il Tiger Tattoo, il posto dove ci siamo fatti i tatuaggi che abbiamo sull'avambraccio. La mia chitarra è ancora lì, piccolina, solitaria sul mio braccio, mentre l'organo di Bodie sta per avere compagnia.

Ci andiamo la mattina, il giorno prima del misterioso pranzo a casa di mio padre. Ad accoglierci è uno nuovo, non la ragazza dell'altra volta. Ha i capelli rossi tutti scompigliati, una ciocca nera proprio a metà della fronte. È carino; magro, con le lentiggini e un accento divertente. Porta una maglietta nera con il nome di una band e sotto un paio di jeans strappati sulle cosce.

«Ciao ragazzi...» comincia a dire da dietro il bancone, ma poi spalanca gli occhi. «Oh cazzo, ma voi siete i Dancing Tragedy!»

Bodie risponde con un sorriso cortese e una conferma allegra, mentre io mi sento il volto più caldo di dieci gradi.

«Vi adoro!» esclama. «Assolutamente».

Lo ringraziamo entrambi, un po' in imbarazzo.

«Allora, volevate fare...Un tatuaggio? O un piercing?»

«Secondo tatuaggio» risponde Bodie.

«Solo tu?» lo sguardo del tizio, che sul cartellino ha scritto il nome Trent, si posa su di me in modo strano, che mi fa saltellare il cuore come Steven non fa più.

«Solo lui» assicuro.

«Bene. Hai già un'idea o vuoi vedere i disegni?»

«Ne ho già uno» risponde Bodie e prende fuori dalla tasca il foglio con la scritta in corsivo. Questa volta siamo venuti organizzati. È un versetto della Bibbia, La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono.

«Non pensavo fossi di chiesa» ammette Trent. Non dev'essere fico guardare i musicisti che ascolti essere persone normali, come tante altre, come i ragazzini della San Christopher.

«Mio padre amava questo verso» risponde Bodie. «Ce lo ripeteva tutte le domeniche».

«E la bici?» domanda Trent incuriosito, puntando il dito sulla bicicletta stilizzata disegnata appena sopra la scritta.

Bodie alza le spalle. Forse non vuole parlarne.

«No, intendo dire: ti faccio anche quella?»

«Oh, sì, certo».

Seguiamo Trent nella stanzetta in cui ci siamo fatti il primo tatuaggio e Bodie si siede sulla poltrona, scoprendo la spalla sinistra. Trent toglie il nuovo ago sterile dalla busta e si prepara, pulendo la pelle di Bodie.

«Tu proprio niente?» chiede di nuovo rivolto a me, concentrato sulla piccola scritta che sta incidendo sul braccio del mio amico.

«Oh, no, io sono apposto» rispondo, fissando i biglietti sulla parete. Quasi come fosse un gioco, ritrovo quello di Asher, con la sua foto insieme a Gerard. Quanto tempo è passato dall'ultima volta che siamo venuti qui?

«Lui è single» interviene Bodie e quando mi volto di scatto verso di lui, ha un sorrisino soddisfatto. Anche Trent sorride, ma non alza lo sguardo dal suo lavoro. Mi sposto un po', di modo che Trent non mi possa vedere, e mimo con la bocca:"Che cazzo dici?".

Bodie mi risponde con una linguaccia.

«Buono a sapersi» risponde Trent, che ha sicuramente intuito il nostro scambio silenzioso.

All That ShinesWhere stories live. Discover now