Capitolo 22. Ryss

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«Non ho capito una parola» ribatte Bodie mentre corriamo ed entrambi abbiamo il fiatone. Forse è il posto sbagliato per dirgli tutto quello che è capitato ieri sera, ma è il primo momento buono che ho trovato. Oggi pranzeremo con Seth, quindi non avrò modo di dirglielo, dovevo farlo ora.

«Ho parlato con Gerard» dico e un pizzico dell'eccitazione di ieri mi risale, ma è offuscata da quello che è successo dopo. «Ma proprio con lui. E con il suo chitarrista, credo»

«Asher?»

«Come si chiama?»

«Asher, penso. E quindi com'è andata?» taglia corto Bodie.

«Gerard ha detto che possiamo appendere un volantino. Stasera vado a farlo» rispondo, mentre la Trincket grida qualcosa alle ragazze dietro di noi. Odio educazione fisica più di qualsiasi altra cosa nella vita; Dio, lasciami morire, basta che possa smettere di correre. È novembre e sono fradicio di sudore.

«Io li metto qui a scuola e magari vicino alla San Christopher» risponde lui.

«Sì. E poi Justin mi ha baciato» come dico così, Bodie mi prende per il braccio e mi ferma. Rimaniamo un attimo piegati a metà a prendere fiato, poi domanda:«Cosa!?»

«Crest, Watkins!» la voce di Anthony ci interrompe. «Vi preparate per le nozze?»

«Sì, stiamo decidendo di che colore vogliamo i tovaglioli!» gli urla Bodie e io sono contento di non averlo fermato questa volta. Di solito cerco di evitare che risponda male a qualcuno, ma oggi possono andare tutti al diavolo. Se vogliono sfidare la linguaccia di Bodie, che facciano pure.

«E cosa avete scelto, rosa?» chiede il ragazzo accanto ad Anthony ed entrambi scoppiano a ridere, come se l'idea di avere dei tovaglioli rosa fosse particolarmente divertente.

«Non abbiamo ancora scelto, ma vogliamo voi come damigelle d'onore! E se accettate allora sì, sarà tutto rosa!» ribatte lui.

Io adoro Bodie Watkins.

Quando loro due, senza raccogliere la provocazione, se ne sono andati, Bodie si rivolge a me:«Justin non è la batteria della banda della scuola?»

«Sì, l'ho incontrato davanti all'Old Rock» sento il viso scaldarsi e sono certo che stia diventando rosso. «Mi ha chiesto di uscire. E poi mi ha baciato»

«Stai scherzando? Ma tu volevi che lo facesse?»

La domanda mi lascia un po' spiazzato. Lo volevo? Forse sì. Forse lo volevo dopo che l'ha fatto. Forse non ci ho nemmeno pensato.

Alzo le spalle. «Credo di sì». Non lo so nemmeno più.

«E com'è stato?» Bodie si siede, mentre la Trincket indice dieci minuti di pausa a beneficio del popolo. Il modo in cui mi continua a guardare lascia intendere che forse non è così normale che il mio primo bacio sia andato così, ma lui cerca di smorzare la tensione.

«In che senso com'è stato?» balbetto. Non ricordo praticamente nulla di quel bacio, è stato così improvviso e terrificante. La cosa che mi ha preoccupato di più è che ne volevo ancora, ma non da Justin.

Ci mettiamo a gambe incrociate, come fossimo sul mio letto invece che sull'erba bagnata del campetto, e Bodie si appoggia sui gomiti.

«Ti è piaciuto o no?» chiede.

Esito. Mi è piaciuto o no?

«Più o meno» mormoro di nuovo e lui scoppia a ridere.

«Ti ha fatto schifo!» sghignazza, poi torna a farsi più serio e mi stringe appena una spalla. «Guarda che non c'è niente di strano. Il primo bacio fa sempre schifo, è tutto pieno di saliva...»

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