Capitolo 34. Ryss

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Bodie non sente la sveglia, devo svegliarlo io, ma è comprensibile visto che stanotte, quando sono andato in bagno, verso l'una e tre quarti, la sua luce era ancora accesa. Lo lascio dormire il più possibile, perché tanto anche mio padre ancora dorme, e ne approfitto per fare una doccia. Poi, quando ho finito, vado in camera sua. Dorme sul fianco destro, dando la schiena alla parete, con una mano sotto il cuscino e l'altra che stringe la coperta. Sembra veramente un angioletto, come dicono le ragazze all'Old Rock.

«Bodie» gli scuoto un paio di volte la spalla finché non apre gli occhi. «Sono le sette, la tua sveglia è suonata dieci minuti fa»

«Oh cazzo, scusa Ryss» si tira a sedere, strofinandosi gli occhi come un bambino. Vedere i suoi capelli sparati da tutte le parti mi fa venire da ridere e presto ride anche lui, con le occhiaie e i segni del cuscino su metà della faccia.

«Non l'ho sentita»

«Non importa» scrollo le spalle. «Faccio la colazione»

«Mi vesto e vengo a darti una mano»

Non mi lascia il tempo di rispondere, perché si fionda direttamente in bagno e quindici minuti dopo è pronto, lavato, pettinato e vestito, che apparecchia la tavola della mia cucina. Fuori c'è la luce splendente di aprile, ma è Bodie che illumina la stanza; è come se brillasse sul serio, con la sua positività.

Non so come faccia ad essere così allegro, ora che ha lasciato casa sua. Io non so come starei se fossi al suo posto. Eppure Bodie Watkins distribuisce i piatti e le posate canticchiando una canzone che non conosco, e lo fa con un passo saltellante e un gran sorriso.

«Andrai a prendere la tua roba a casa oggi?» chiedo, tenendo d'occhio le due padelle sul fuoco e il tostapane.

«Ci vado domani» alza le spalle. «Oggi dobbiamo andare al DiscoGraph».

Proprio stamattina mi ha chiamato Andy del DiscoGraph, il negozio di dischi, per dire che Gerard ha mandato le prime copie del cd dei Detonators, alcune delle quali sono indirizzate a persone precise, tra cui me, Bodie, Seth e Maxine. Loro non possono venire oggi pomeriggio, hanno un corso di matematica, andranno stasera, io e Bodie invece andiamo dopo scuola.

«Giusto».

Mio padre barcolla in cucina, dandoci un buongiorno poco allegro. Bodie gli lancia un lungo sguardo che non riesco proprio ad interpretare, così decido di ignorarlo e spengo i fornelli. Metto tutto in tavola mentre Bodie, che ha interrotto il suo canto, prende dal frigo il latte e lo mette a scaldare.

«Qualcuno di voi due si è preparato nel bagno di sotto?» chiede mio padre ad un certo punto.

«Io» risponde Bodie.

«Cosa cazzo sei, un fantasma?» mi passa un brivido lungo la schiena quando dice così, visto che probabilmente vuole insultarlo, ma invece mi stupisce«:Non hai lasciato una goccia. Saresti un buon militare, figliolo».

«Grazie» dice timidamente Bodie, ma sembra più una domanda che un vero ringraziamento. Non lo biasimo. 

Per la prima volta da quando mia madre se n'è andata, a colazione c'è allegria. Bodie discorre con mio padre del giornale della scuola, che a quanto pare è nato quest'anno ed è gestito da un gruppetto di studenti che sicuramente adora farsi gli affari degli altri. Io non ne avevo idea.

Non avevo mai visto mio padre parlare in modo così civile con qualcuno, ma forse dipende solo dal fatto che Bodie è un estraneo. Anche con Steven era gentile, ma lui non gli dedicava più di qualche minuto mentre passava, salutandolo con un "ciao". Bodie invece ha un'educazione da famiglia protestante, tiene dritta la schiena, non si mangia le unghie, sorride – forse eccessivamente, ma mai in modo falso – e conosce le maniere a tavola. A mio padre piace la gente educata.

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