Capitolo 5. Ryss

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«Ryss!» la voce di mio padre mi scuote completamente, rischiando di farmi rovesciare tutto. John ridacchia e ho la sensazione che lui e Logan mi stiano prendendo per il culo. Parlano da mezz'ora della portata delle loro mani nel football e a me piacerebbe che le loro mani così potenti le usassero per lavare la pila di piatti che ci sono nel lavello e che invece dovrò lavare io. Ad ogni modo, è meglio che siano qui a fare i loro merdosi commenti piuttosto che lontano, al college.

«Stai preparando la cena?» mio padre appare sulla porta e sembra abbastanza stabile, ma non voglio testare il territorio perché si porta dietro un leggero odore d'alcool. Non so se ormai sia il suo odore normale oppure sia il segno di una brutta serata.

«Sissignore» rispondo, drizzandomi come un paletto.

Si avvicina ai fornelli e dà un'occhiata nella padella. «Fai le bistecche?»

«Sissignore» quando inizia le sue sfilarate di domande, mi sento come sotto torchio in un interrogatorio. No, anzi, piuttosto come se fossi un soldato in una caserma che deve rispondere al suo generale.

Lui mi osserva dalla testa ai piedi, indugiando un momento sulla mia vita, lasciata scoperta dalla felpa che è rimasta leggermente sollevata, poi nei suoi occhi appare un'ombra quasi di delusione, uno sguardo che non riserva mai né a John né a Logan.

«Devi mangiare di più. Sei troppo magro, ragazzo» commenta.

«Sissignore» fisso la padella finché non sento il suo alito carico di alcool allontanarsi da me. Tira la sedia indietro e quasi ci si butta sopra, rivolgendo a Logan e John qualche domanda sul football. Mi tremano le gambe al pensiero che questi loro discorsi spariranno nel giro di tre giorni e sarò costretto a rimanere solo con lui ogni sera. Non è che abbia paura, non capita quasi mai che alzi le mani su di noi, ma l'idea di intavolare una discussione con lui non mi alletta in modo particolare. Di cosa dovremmo parlare? Delle mie prove di musica, o del suo amore incondizionato per il Whisky?

Spengo i fornelli e porto il cibo a tavola, mettendolo nei loro piatti come faceva mia madre quando ancora stava con noi. Quando finalmente mi siedo, John mi molla una pacca sulla schiena. «Manca un po' di sale, Cenerentola» dice e Logan esita un momento prima di decidere se ridere o meno. Ride.

Mi alzo a prendere il sale e glielo sbatto davanti, facendo alzare la testa a mio padre di scatto. Lui guarda prima me, poi John, e infine torna a fissare il suo piatto. «È buona» decreta e poi non dice più una parola. Quella piccola vittoria mi fa sentire quasi trionfante. Ho la sensazione che mio padre non mi odi, ma che non sia eccessivamente bravo a dimostrare il suo affetto. Almeno voglio crederci.

Guardo John con una certa soddisfazione e poi mi siedo di nuovo. Rimaniamo in silenzio al lungo, finché alla fine John e Logan non tornano a discutere delle loro stronzate. Mio padre sembra perso nel suo mondo, mangia lentamente fissando il tavolo, senza venire minimamente sfiorato dalle parole dei miei fratelli.

Finisco di cenare in fretta e sparecchio, ma mio padre mi dice di lasciargli il bicchiere.

«La bottiglia, ragazzo» ordina dopo e ho già le mani sul Whisky per passarglielo. Lo fa spesso. Siede in cucina insieme alle sue medaglie e si scola bottiglie intere fissando il muro davanti a sé. Questo è fondamentalmente il motivo per cui il lavello è pieno: finché lui è qui, io non mi attento a lavare i piatti.

Decido che è il caso di uscire di casa finché non sarà andato a dormire, così scappo al piano di sopra a raccattare la giacca. Mia madre diceva che un po' d'aria fa sempre bene, così mi vesto in fretta e mi infilo gli scarponi. Scendendo, passo davanti alla camera di John, che siede sul letto insieme a Logan, due valige aperte ai loro piedi. «Vai al ballo, Cenerentola?» chiede, alzando un sopracciglio in segno di sfida.

All That ShinesWhere stories live. Discover now