Capitolo 25

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 Cassandra's POV

Delle voci confuse mi penetravano nel cervello come tanti chiodi e ricominciai a riprendere conoscenza. Aprii gli occhi, scoprendo di essere in un luogo a me sconosciuto. Pareva un salotto, dalla mobilia sempre prettamente di colori sul nero, rosso e oro. Mi accorsi di essere sdraiata su una chaise-lounge e priva del mio corsetto armatura. Scattai subito a sedere notando che per fortuna si trovava sul tavolino alla mia destra, assieme ai propri guanti scomposti. Senza quelli ero praticamente impotente dato che erano oggetti magici di pura ametista e non dei semplici oggetti estetici come molti credevano. Sentii nuovamente le voci provenire dall'altra stanza, di quali e riconobbi la voce dell'imperatore.

«Ciò che è successo è stato inaccettabile! Inammissibile! E tu dovresti essere a capo della mia sicurezza Dimitri?? Faccio di meglio a proteggermi da solo!» urlò con rabbia e successivamente si sentii una mano sbattere con violenza.

«Chiedo umilmente perdono mio Signore. Non credevo che gli umani arrivassero a tanto»

«Devo dire di sì. Nemmeno io avrei mai pensato che la chiesa mi mandasse un uomo-bomba. Sono diventati avventati oltre che disperati»

Alle sue parole buttai la testa in avanti ricordando l'accaduto nel padiglione sotterraneo. L'impostore del cardinale si era fatto esplodere davanti me e l'imperatore. Aveva iniziato a maledire tutti noi chiamandoci miscredenti, servi del demonio e poi prese a pregare per la sua anima e nel perdono di Dio. Non capii il senso, ma nel momento in cui gli strappai la veste per marchiarlo col fuoco, proprio come facevano con noi streghe, scoprii un orribile e enorme cicatrice a forma di croce sull'addome da poco ricucita. La cicatrice sembrava quasi voler simboleggiare un messaggio funesto del Dio cristiano. Non capii nulla, ma ricordo il braccio dell'imperatore avvolgermi per gettarmi lontana e inseguito ci fu l'esplosione. Avevo sbattuto la testa e da lì si iniziò a fare tutto confusi. Ricordo bene le urla e i fumi tossici che invadevano l'aria e corpi carbonizzi capitati proprio accanto a me.

Altri morti per mano loro, la chiesa. Continuavano ancora con i loro diabolici mezzi. Non erano cambiati per nulla. E sicuramente non ci avevano pensato del sangue versato di innocenti, che oggi era quello di vampiri sventurati. Ma per loro non erano altro che esseri malvagi che dovevano essere sradicati dalla faccia della Terra. Quelli erano delle persone innocenti dopo tutto. E ora che erano morti, le loro anime erano condannate buio eterno, imprigionati nel limbo del tempo, dove non esisteva altro che il nulla. Dovevano vergognarsi delle loro azioni, loro erano i mostri.


Mi rimisi la mia armatura di ametista e i guanti dirigendomi poi verso le porte che mi separavano da lui. Spalancai le porte di mogano con la magia e entrai con passo lento facendo girare i due uomini verso di me. Ancora una volta ero davanti a lui: l'essere più potente di tutti. Colui che rappresentava la legge per i mortali e i non-morti. Colui che manteneva l'equilibrio tra i due mondi. Colui che aveva abbandonato le vesti di uomo per diventare qualcosa mai esistito prima. Il suo aspetto era quello di un uomo anziano, dai capelli grigi e la pelle scura e rugosa, e dalla barba lunga argentea che gli donava un'aria di saggezza. Poteva sembrare innocuo ma i suoi occhi dicevano tutt'altro. Potevo avvertire il suo enorme potere a dalla porta, e questo aumentava ad ogni falcata che faceva per raggiungermi. Non c'erano paragoni tra il potere che avevo avvertito dagli aristocratici di prima e l'imperatore Victor. Si fermò a pochi passi da me, osservandomi dalla sua altezza notevole con postura austera simile alla mia. Nascosi le mani dietro la schiena e presi a giocare nervosamente con le dita, cercando di non lasciar trasparire timore.

«Come vi sentite signorina Blackwood?» chiese lui calmo

«Sto bene vostra maestà imperiale. Non ho nemmeno un graffio» dissi impassibile.

Hunters: Black EmpireWhere stories live. Discover now