Capitolo 1

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Impero dell'est, Settembre 1875. - Villa Gardner

Katia Gardner stava spazzolando i suoi indomabili capelli rossi. Era seduta alla toletta bianca , già pronta per andare a scuola. Doveva solamente raccogliere quei suoi capelli che non ne volevano proprio sapere di essere legati. Ci teneva all'aspetto estetico e l'istituto Ienăchiță Văcărescu pullulava di vipere pronte ad attaccare da qualsiasi angolo. Lei però non si sentiva inferiore a nessuno. Le frecciatine di quelle ochette per lei valevano quanto una misero Lup ammaccato. Era una Gardner dopo tutto. Si prese i capelli e li avvolse tra di loro cercando di creare uno chignon ma da sola era impossibile e si vide costrettta a chiedere aiuto. Ma non voleva l'aiuto delle domestiche, voleva l'aiuto dell'unica che era in grado di farle i capelli come piacevano a lei, ovvero la sua sorellina Isabella, che si stava reparando nella stanza accanto alla sua.

Isabella's POV

«Bella a che punto sei?» mi chiese mia sorella maggiore entrando nella mia stanza. Mi voltai verso di lei puntando i miei occhi azzurri sulla rossa che mi guardava imbronciata

«Devo farmi i capelli» dissi ancora intenta a spazzolarli

«Vuoi che ti dia una mano io?» chiese ed io anui passandole la spazzola.

Katia venne dietro di me e prese i miei lunghi capelli corvini per legarli in due trecce per poi arrotolarle in un semplice chignon basso. Secondo il codice d'abbigliamento dell'istituto Ienăchiță Văcărescu, le studentesse dovevano portare sempre i capelli raccolti e non si poteva mai lasciarli liberi. Odiavo legarli, e non potevo nemmeno portarli in una treccia perchè erano troppo lunghi.

«Sono sempre così soffici e luminosi. Perché non ho io i tuoi capelli?!»

«Guarda che i capelli rossi sono più rari dei capelli neri» dissi ridendo

«Ma i tuoi sono stupendi! Praticamente risplendono da soli» disse continuando la sua opera

«Sono rimasta senza vestiti. Che ne dici se oggi andiamo in città?» chiese una volta finito.

La guardai attraverso lo specchio davati a me sgranando gli occhi, detestavo andare in città e lo sapeva bene. Odiavo andare per negozi perchè ci mettevamo sempre un pomeriggio intero e mi veniva sempre il mal di testa. Katia mi guardò supplicante ma le feci capire dal mio sguardo supplicante che non ci volevo proprio andare e lei mise un broncio tristissimo. Sembrava uno di quei cani che avevano tutte le rughe appese alla faccia.

«Kat..»

«No, tranquilla! Ci andrò con Kristina e Adeline. Ci metteremo a parlare di scarpe e capelli di fronte al solito thè e di vestiti»

Non la voce melodrammatica, non la voce melodrammatica...
Mi alzai dalla toletta e le accarezzai la spalla destra.

«Va bene basta che non fai quella faccia. Sembri il cane bavoso di Caterina quando la fai»

«Davvero?! Quindi verrai?! Oh che gioia!!»

Guardai mia sorella saltellare in cerchio per la felicità e non potei fare a meno di sorridere. Lei era focosa quanto i suoi lunghi capelli rossi che le ricoprivano quasi tutto il busto. La pelle lattea, come la mia, splendeva sotto il sole mattiniero che entrava dalla finestra e gli occhi blu e luminosi che mi guadavano pieni di gioia. Eravamo molto legate, avendo solo un anno di differenza e condividevamo quasi tutto, tranne che i nostri interessi. Katia era un amante delle buone maniere, dei vestiti eleganti, del ricamo e tutto ciò che piace normalmente ad una ragazza. Io invece ero un po' meno femmminile. Amavo la letteratura e la scienza, i numeri e la chimica. All'istituto partecipavo a tutti i laboratori possibili e immaginabili, ma non disprezzavo la compagnia della gente o uscire a fare una passeggiata.

Hunters: Black EmpireWhere stories live. Discover now