Capitolo 22 - Parte I

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Il tanto atteso giorno del ballo era arrivato. Noi tutti eravamo in viaggio verso il palazzo imperiale con la carrozza e l'atmosfera al suo interno era così tesa da poterla tagliare. Sarebbe stata la prima volta per me e Kat a palazzo. Avevo messo una maschera di indifferenza ma in realtà ero talmente agitata che credevo di essere vicina ad avere un infarto. Lo stesso era per Kat ma lei era prossima a trapassare per l'emozione. Sprizzava gioia da tutti i pori e si agitava sul sedile impaziente di arrivare come una bambina. Mio padre e mia nonna invece avevano espressioni più impassibili della mia. Certo loro erano già stati a palazzo innumerevoli volte quindi questa era solo una serata come le altre per loro.

«Finalmente è arrivata questa serata! Incontreremo l'imperatore, la principessa e i principi in una vera sala da ballo! Stasera sarà tutto perfetto!»

«Katia Gardner contieni il tuo entusiasmo. Ricordatevi bambine mie, ora entrerete in un territorio voi sconosciuto, pieno di boiardi e persone dell'alta società. Un covo di vipere in pratica»

«Non sarà tanto diverso dall'istituto, saremo in grado di gestirlo» commentò mia sorella

«Sarà molto peggio perché ora affronterete i genitori» disse nostro padre girando il suo cilindro tra le mani. Mia sorella sorrise senza farsi scoraggiare, mettendosi a ridacchiare addirittura, quando poi si portò una mano sulle costole.

«Katia sei sicura che non senti alcun dolore? Siamo ancora in tempo rigirare la carrozza» disse notando l'espressione tirata di mia sorella

«Certo che sto bene! Non dobbiamo tornare a casa» si affrettò a rispondere.

Non la dava a bere a nessuno di noi, era palese che il corsetto le stava facendo male ma lei era cocciuta come un mulo. Partecipare ad un ballo a palazzo era il suo sogno da quando era piccola. Era disposta a tutto pur di non mancare, persino sopportare le stecche sulle ferite. Qualche minuto dopo decisi di affacciai dal finestrino osservando il palazzo imperiale davanti la quale vi erano decine e decine di sontuose carrozze da fuori i cancelli, persino più di grandi di quella sulla quale noi stavamo viaggiando ora. Attraversammo nel grande cortile e una volta fermi e il valletto corse a metterci lo scalino per scendere dalla Cabriolet, aprendo lo sportello a mio padre che scese per primo. Si sistemò la giacca e poi tese la mano per aiutare a scendere tutte noi. Una volta fuori rimasi a senza parole per la magnificenza del palazzo. Era semplicemente maestoso. Lusso e classe in un'unica costruzione degna dei più grandi architetti ed era molto più grande visto vicino. Notai gli altri ospiti che stavano entrando vestiti con sontuosi vestiti da ballo e tra di loro notai persino delle mie coetanee agghindate con gioielli e sgargianti fermagli per capelli a forma di farfalla che indicavano che avevano già fatto il debutto in società, mentre io e Kat avevamo dei fermaglietti floreali tra i capelli.

Ringrazio poi la proprietaria della Vulpe Alba per averci dato questi vestiti perché i miei non erano di certo all'altezza della serata.

Quell'uomo misterioso, Hermansen, si era rivelato il marito della proprietaria del negozio che era venuto a porgere le scuse per l'incidente e per farsi perdonare ci vollero confezionare dei vestiti. Quella sera con lui c'era anche Anton che era venuto a prendere le misure e Katia a momenti non svenì per l'emozione. Inoltre, pareva che il signor Hermansen e mio padre fossero grandi amici e non ci fu verso di rifiutare.

Rabbrividì per il freddo della serata autunnale e mi sistemai il mantello sulle spalle quando mio padre mi raggiunse da dietro mettendomi le mani su di esse.

«Isabella, resta sempre dove i miei occhi possono vederti, chiaro

«S-si padre»

Mi lanciò un'occhiata severa per poi incamminarsi e offrire il gomito destro a mia nonna, così come Kat con me per entrare poi l'immenso edificio. Fummo accolti da un servitore vestito con un tail coat nero e dorato il quale ci chiese i nostri inviti e subito dopo altri servitori vennero a prendere i nostri mantelli. L'uomo poi ci indicò la via per la sala da ballo al di sopra di una lunga scalinata e ci dirigemmo verso di essa. La musica dell'orchestra si faceva sempre più vicina e continuammo a seguirla fino a trovarci ad una grande porta che altri due servitori aprirono per noi. La grande era immersa nella luce calda delle candele sui candelabri e lampadari di cristallo sotto la quale i nobili erano intenti a ballare e chiacchierare, vestiti con lussuosi abiti per l'occasione. I servitori giravano a destra e a manca servendo calici e altre pietanze dai vassoi dorati, un colore che predominava ovunque in questo posto.

Hunters: Black EmpireWhere stories live. Discover now