Capitolo 33

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Darcy's POV

Aspirai nuovamente dalla lunga pipa che tenevo in mano e l'odore agre dell'oppio invase la stanza asfissiando i miei sensi. Lasciai che Il mio corpo galleggiasse nella brezza di quei fumi bianchi che erano stati per anni il mio unico rifugio, dove il mio animo trovava quiete. L'oppio mi dava un po' pace dall'inferno che si era annidato in me.
Quelli erano gli unici momenti dove tornavo vivo, o meglio dove riuscivo a provare un qualcosa. In un'esistenza tanto lunga era inevitabile perdere i sentimenti fin quando tutto ciò che ti resta è la noia, e dopo di questa il vuoto. Era il prezzo da pagare per la vita eterna. Nei secoli cercai perennemente una via di fuga, uno svago ma il senso di soddisfazione durava poco e il disgusto risaliva.
Abbassai lo sguardo sulle fiamme rosse del camino scoppiettante davanti a me muoversi sinuose e veloci e aspirai ancora dalla pipa. Sentii la droga entrare nel mio circolo, pronta a fottermi il cervello ancora una volta, e i fumi bianchi d'un tratto presero a spostarsi davanti a me dando origine a una figura. La forma di una giovane ragazza dai capelli lunghi si formò davanti il camino iniziando a ballare al ritmo di una melodia che non esisteva, riempiendo la stanza con sua risata innocente. Eccola di nuovo lì per torturarmi, quella diabolica iele intenta ballare appassionatamente davanti al fuoco. Chiusi gli occhi e rivivendo la scena che mi perseguitava da mesi. Ero passato di lì per le campagne per puro caso, volevo tenere sotto controllo quel Nekor quando riconobbi il suo odore stordente, che mi richiamava a sé come una sirena nel mare.
Quando trovai Isabella ballare leggiadra e piena di vitalità davanti le fiamme col sorriso in volto e le palpebre chiuse non potei che rimanerne ammaliato. Era una visione incantevole. La sua figura sinuosa davanti il falò, la gonna che si alzava rivelando le gambe nude sotto di essa, quella cascata di capelli corvini che catturava le fiamme, splendendo come se dietro avesse l'alba. Per non parlare di quella sottile ie che indossava e che le lasciava scoperto il collo pallido. Riuscii a scorgere le vene cariche di sangue pulsare sotto tenera la pelle e lì provai un moto di eccitazione, forse il più forte che avessi mai provato nei miei secoli. Aspirai ancora dalla pipa toccando il beccuccio con la lingua, immaginando di assaggiare ancora una volta la sua dolce pelle come quando eravamo fra gli alberi.

Quante cose farò a quella pelle...

Quella fu la notte della mia rovina. Fu la notte in cui smisi di vederla come una bambina, una creatura che dovevo semplicemente proteggere, e iniziai a vederla come la donna con cui avrei voluto realizzare le più sporche perversioni.
Per anni quella ragazzina era stata l'oggetto delle mie attenzioni, c'era sempre stato uno spazio nella mia mente solo ed esclusivamente suo, senza che io capissi mai il motivo ma quella notte cambiò tutto. La odiai dal primo istante in cui la vidi perché lei si era rivelata da subito immune a me e al mio potere da ammaliatore ed io ero attratto da lei come le api dal miele. Non ero mai stato in grado di sapere cosa pensasse o cosa provasse e questo mi faceva ammattire ma m'intricava molto allo stesso tempo. Ero disposto a scoprirlo a tutti i costi e fui costretto a scoprirlo da me. Sarò più pazzo di quanto già non lo fossi ma lo trovai un passatempo interessante, era qualcosa adatto ad ammazzare la noia. Lei era una vera incognita che non ero mai riuscito a individuare. La odiavo perché in pochi minuti aveva reso vani tutti gli sforzi di resisterle in questi anni semplicemente dopo averla vista ballare. Persi il mio ferreo autocontrollo trascinandola lontano dalla folla e bloccandola fra quegli alberi per farla cedere a me. Lei pendeva letteralmente dalle mie labbra. Ricordavo come il suo corpo accaldato bruciasse per me, e io ero talmente desideroso di sperimentare le sue fiamme da passare sopra alla sua intraprendenza nel toccarmi.
Nessuno, e dico nessuno, era mai riuscito a toccarmi senza disgustarmi o senza essere privato della vita, ma non lei. Era l'unica di cui riuscivo a tollerare il tocco.
Lei era pura in ogni cosa e volevo quella purezza solo per me. Volevo che lei desiderasse me e la obbligai a non interrompere il contatto fisico fra le sue mani sul mio petto. Non volevo altro che affondare nel suo calore e nella morbidezza del suo corpo.
Lei era mia, e sapevo che si sarebbe presto piegata a me, ma poi il suo buon senso fece ritorno e mi rifiutò. Il mio odio raggiunse il culmine non solo per avermi rifiutato ma anche per avermi raggirato e trattato come un reietto. Non ero mai stato un tipo clemente. Facevo sempre ripagare un'offesa subita e non sarebbe stato diverso per Isabella Gardner.
Sentii dei passi da dietro di me e un istante dopo la figura di Cassandra entrò nel mio campo visivo, scacciando la sagoma bianca di Isabella che si era formata davanti a me lanciandomi un'occhiata lasciva.
La strega si inginocchiò davanti a me incrociando le braccia sulla mia coscia e poggiando il mento su di esse.

Hunters: Black EmpireМесто, где живут истории. Откройте их для себя