67 - Il tempo cura le ferite

5.3K 306 310
                                    

JESS

Sento le mie mani farsi sempre più pesanti e perdere gradualmente la sensibilità, quasi come se si gonfiassero. Così come tutto il mio corpo che si raffredda all'istante, aspettandosi la botta finale che potrebbe tramortirlo.

Gli occhi verdi puntano i miei, lo fanno con incertezza e forse paura. Di me?

E quando ancora una volta le parole vengono a mancare abbasso lo sguardo, prendo il casco da terra e cerco di allontanarmi. È il mio istinto di sopravvivenza a chiedermelo.

«Aspetta» dice la voce tremante, ma le mie gambe continuano ad andare dritte per la loro strada. «Jess, ti prego, aspetta»

E allora i miei piedi fanno retromarcia, bloccandosi per un attimo sui ciottoli, a due metri da lei.

Nella mia mente, tutte le immagini di quello che ho dovuto subire si fanno avanti, una dietro l'altra, velocemente e in modo incontrollabile.

Ma poi, i miei passi, si fanno più veloci verso di lei e il mio sguardo si alza, mentre inclino la testa da un lato.

«Cosa devo aspettare, mamma?» Le chiedo, tenendo le mani in tasca. «Devo aspettare un'altra volta che dalla tua bocca esca qualcosa? Che i tuoi occhi mi inizino a guardare in modo diverso?»

Ero venuto qui di sera appositamente, perché sapevo che non avrei incontrato nessuno. E invece ancora una volta la vita sembra prendermi in giro. Più io voglio fare un passo avanti, più lei sembra volermene far fare due indietro, come se mi proibisse di uscire dal passato.

«Non sei un mostro Jess» guardo la sua mano spostare una ciocca di capelli scuri dal volto. «Grace mi ha detto che per anni ti sei sentito come se lo fossi e io-»

Al solo nominare il nome di Grace, le vene rompono il ghiaccio che sembrava essersi formato tra di loro, incendiandosi.

«E sai perché Grace lo sa? Sai perché lei ha capito che dentro mi sentivo nient'altro che un cazzo di assassino?» Cerco di calmare il mio tono, faccio appiglio a tutte le promesse che mi sono fatto nelle ultime settimane. «Lo sa perché lei con me ci ha parlato, senza che io le chiedessi niente, senza che io cercassi in lei un appiglio, senza che io le facessi telefonate senza risposta alle due di notte»

«Quel giorno volevo parlarti, Jess» si avvicina, seppur spaventata dalla mia rabbia, che mi sta scavando la pelle.

«Eppure l'unica cosa che sei riuscita a dirmi è stata che sei venuta solo perché te l'ha chiesto lei» non mi trattengo e una cazzo di risata nervosa esce dalla mia bocca, secca. «Io sarò anche sbagliato, mamma. Avrò tutti i difetti del mondo, avrò anche ammazzato mia sorella, come dici tu. Ma tu sei davvero venuta da me a dirmi che era stata Grace a chiederti di parlare con me?»

E ancora una volta rimane senza parole.

«Non ti devi più avvicinare a lei. Ti chiedo solo questo, riesci a farlo?»

Non voglio che possa contaminare quello che c'è tra me e Grace, l'unica cosa bella della mia vita. Le ho permesso di rovinarmi l'esistenza per troppo tempo e non ho intenzione di vederla neanche più una volta accanto all'unica persona che è stata in grado di salvarmi dalla merda in cui ero finito.

«Se è questo quello che vuoi, lo farò» molto bene.

«Ma prima ascoltami»

Non rispondo, ma mi sforzo di non andarmene, di trattenere la rabbia e il dolore.

«Non sei un mostro e... e non voglio che tu lo possa pensare» riesco a percepire lo sforzo che sta facendo nel far uscire queste parole di bocca.

«Io, invece, credo che ti sia piaciuto farmelo credere, sai?» Con le tue chiamate maniacali, con i silenzi che mi rompevano l'anima.

ImprevedibileWhere stories live. Discover now