66 - Sono di nuovo qui

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JESS

Che non creda che mi faccia piacere saperla a quella festa senza la mia supervisione, la tentazione di tornare indietro mi fa prudere le mani, ferme sui manubri della moto, che corre sull'asfalto a tutta velocità.

E mi sono anche meritato quel "credici" alla mia richiesta di essere a casa alle dieci e trenta, ora in cui penso di far ritorno, forse anche prima. Le piace provocarmi, non ha perso l'occasione per farlo, e la cosa non mi dispiace per niente, amo il modo che ha di guardarmi con fare malizioso, amo il suo modo di farmi capire con uno sguardo quando è contrariata da qualcosa e adoro il suo modo di rispondermi aspettandosi una reazione da me.

Amo quanto s'impegni nel cercare di capire cosa passi nella mia mente guardandomi negli occhi, amo come sembri sempre prendersi cura di un'anima che lentamente sembra tornare a galla da un mare denso e pesante che la teneva prigioniera.

Il nostro è un continuo gioco di sguardi, un gioco provocante quanto intimo e delicato, che ci ha portato a conoscerci a fondo, a rendere a volte inutili le parole e necessarie le parole che leggiamo nei nostri occhi.

Ed è proprio perché io in quegli occhi ci leggo tutto, così come lei riesce a fare con i miei, anche quando non vorrei, che so che ci sono tante paure che la stanno spaventando, così come preoccupano anche me.

Kale e Sammy stanno per tornare e il mio posto è ormai da cinque anni a Roma. Questo la mette in ansia, lo vedo nel suo sguardo, nel modo in cui mi tocca sperando forse di poterlo fare per tutta la vita. Ed è perché io della vita non saprei neanche cosa farmene se non ci fosse lei, che due giorni fa ho deciso che questa volta, più che con John, avrei parlato con Rob.

Di errori ne ho fatti tanti e stando accanto alla famiglia De Andreas ho capito che chiunque si avvicini a loro deve aspettarsi di ritrovarseli tutti davanti, più e più volte, sui giornali così come camminando per strada. Io sono pronto ad affrontarli, ma non voglio che lei diventi ancora una volta l'animale di un circo, da mostrare su tutte le prime pagine.

E l'unica persona che, ancora una volta, mi verrebbe in aiuto è Rob. Lui che ha sempre capito tutto senza che io gli spiegassi niente, lui che mi ha mandato qui, sapendo che ci sarebbe potuto venire chiunque altro.

Non voglio in nessun modo che qualcuno la ferisca, che possa punirla per qualcosa che ho fatto io. Anche se forse, ad averla fatta star male, sono stato io, con le parole che le ho detto quel giorno, sulle tegole di casa di Jasper.

All'inizio ero maledettamente arrabbiato con lei, non riuscivo a capire come diavolo avesse potuto buttarmi come un'esca nel mare nero dei miei ricordi, perché è così che mi sono sentito, come se fossi stato un essere inerme, quasi senza diritto di replica, gettato in pasto al passato.

Poi, però, ho pensato a lungo a quanto impegno ci abbia messo in questa cosa, che ha fatto solamente per far star meglio me. Per quel Jess che per anni si è tenuto dentro il dolore e per settimane ha fatto finta che la donna che ogni tanto vedeva fuori dalla casa di Arnold non fosse sua madre. Ma poi lo aveva ammesso, prima a se stesso e poi lo aveva detto a Grace.

Perché, d'altronde, lei è sempre stata la mia ancora di salvezza, anche quando a rendersene conto era solo il mio inconscio.

E quella sensazione di calore e leggerezza si era impossessata ancora una volta del mio corpo e del mio cuore, che non smetterà mai di chiedersi come abbia fatto a conquistare una ragazza come lei, rendendolo probabilmente il cazzo di cuore più fortunato al mondo.

L'incontro con mia madre non è andato bene, anzi è andato da schifo perché, come se fossimo stati al telefono, nessuno dei due è riuscito a dire niente. Ci siamo solo guardati negli occhi e io, questa volta, non ricercavo amore- o comprensione, come avevo fatto per tanti anni.

ImprevedibileWhere stories live. Discover now