5 - Non mi hai risposto

12.2K 463 472
                                    

GRACE.

Dopo quasi due settimane qui, penso di essermi ambientata abbastanza bene. All'università cerco di arrivare il prima possibile, e mi sono persa solamente una volta. La puntualità, in realtà, è dovuta a Kale e Jess. L'orientamento, improvvisamente acquistato, da Sammy, Tom e James.

Ho iniziato ad avere i primi contatti con la Jodie's, la casa discografica con cui dovrei iniziare a collaborare, e vivere completamente da sola comincia ad avere i suoi lati positivi. Anche se, da sola realmente, ci sto ben poco. Sammy vorrebbe venire a trovarmi ogni giorno. Lo so che non lo fa per intromettersi, ma solamente perché questa casa le ha sempre messo ansia, e sapermi qui sola continua ad allarmarla.

L'unico che ancora non riesco ad inquadrare è Jess. O forse il problema è che l'ho inquadrato fin troppo bene. Il modo in cui mi guarda. Il modo in cui lo guardo. Quasi non mi riconosco. Inerme alla sua presenza.

____________________________

Indosso un paio di leggings neri e una maglietta termica azzurra, mentre allo specchio lego i capelli biondi con un elastico trovato in un cassetto. Riflesse nello specchio osservo le mie labbra, l'unico regalo di mia madre.

«Ma com'è bella la mia bambina, ha le labbra a cuoricino esattamente come la mamma!», questo era tutto quello che riusciva a dirmi quando veniva a trovarmi. E, anche adesso che ho vent'anni, sembra essere l'unica cosa che le interessi. Ovvero sapere che, se in me c'è qualcosa di bello, non è altro che merito suo. «Per fortuna non hai preso niente da tuo padre» concludeva sempre.

Eppure con lui ci ha fatto più di un figlio.

____________________________

Un paio di minuti fa ho sentito sbattere la porta d'ingresso e ormai riconosco i passi di Jess al piano di sotto. Appena ho finito di prepararmi, scendo. Ogni giorno, mi convinco che quel ragazzo non mi farà lo stesso effetto del giorno prima. E, ogni giorno, mi sbaglio.

Oggi indossa la sua immancabile giacca di pelle nera, ma sopra una tuta grigia. Lo guardo qualche secondo prima di scendere le scale.

«Ti piace leggere?» gli chiedo mentre vedo che prende uno dei libri dalla libreria.

Mi ero ripromessa di dargli meno confidenza, di dargli meno l'opportunità di farmi sentire come la prima volta. Ma è come se fosse per me impossibile, come se il mio istinto mi dicesse parlagli, scopri chi si nasconde dietro quegli occhi.

«Quando ho tempo. Ma ho gusti molto difficili» mi dice mentre si gira a guardarmi.

La risposta mi lascia sorpresa. Dal modo di porsi e dai suoi atteggiamenti potrebbe sembrare qualsiasi cosa, tranne che un lettore. D'altronde, anche lui potrebbe pensare la stessa cosa di me.

«Ah sì?» dico scendendo l'ultimo gradino, mostrando la mia sorpresa.

«Conosci Zafon?» gli chiedo mentre stringo i lacci delle scarpe da ginnastica.

«Mai sentito purtroppo» mi risponde.

Vado verso di lui, tirando fuori dalla libreria un volume dalla copertina bianca e nera. «Tieni»

Ho completamente tappato la bocca alla mia vocina interiore che continuava a dirmi di dargli meno confidenza.

«Marina» legge ad alta voce il titolo del libro. I suoi occhi scorrono sulla copertina, per poi risollevarsi sui miei.

«Quando l'avrai finito riposalo pure qui» gli dico.

Sinceramente non so perché io glielo abbia prestato, esattamente come non so se mai lo aprirà.

ImprevedibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora