30 - Buio

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JESS.

Il tempismo nella vita è tutto.

Puoi ottenere un nuovo lavoro, puoi incontrare qualcuno in grado di cambiarti la vita, puoi salvare una persona in pericolo.

Il problema si pone quando il tempismo lavora costantemente contro di te.

Perché, proprio nel momento in cui stavo cercando di levar via la delusione dagli occhi di Paris, doveva comparire Lauren? E perché doveva proprio dire che ieri sera l'avevo chiamata?

Uno stronzo, ecco cosa deve aver pensato. Che sono un cazzo di stronzo, che la evitava per potersi dedicare ad un'altra.

Ma non è così.

Ho chiamato Lauren perché sapevo cosa volevo fare con lei, cosa volevo dirle. E non ci tenevo neanche a vederla di persona per farlo. 

Con Paris non sapevo cosa fare, non so mai cosa fare. È sempre l'istinto a guidarmi, o forse qualcos'altro che non sono pronto ad ammettere a me stesso. E non è quello che mi ritrovo tra le gambe.

«Dove abiti esattamente?» le chiedo, mentre lei si passa una mano tra i capelli scuri.

«Tre case più avanti» mi risponde sorridendo.

Metto in moto e raggiungo una piccola casa dai mattoni marroni, piuttosto curata all'esterno. Lei apre la portiera, per poi girarsi verso di me, con uno sguardo che conosco bene. «Non vieni?»

«Ascolta Lauren» le dico facendo cenno di richiudere «se ti ho chiamato, ieri sera, è perché volevo dirti che questa cosa che tu pensi si sia creata tra di noi, è a senso unico.» Non mi sforzo più di tanto con le parole, anzi, ripeto una frase che le mie labbra hanno pronunciato più di una volta in passato. L'unica cosa a cui il mio cervello sta pensando è a quella cavolo di biondina e a cosa diavolo stia pensando di me in questo momento.

«Jess, te l'ho detto. Non mi faccio strane idee, non mi reputo la tua ragazza.»

Ci mancherebbe soltanto.

«Sto solo cercando di conoscerti e di farmi conoscere, perché non me lo permetti? Mi sembra che l'intesa non manchi, soprattutto in camera da letto»

Può anche essere che la chimica ci sia stata, ma se quella era intesa, allora quella con Paris cos'è?

«Semplicemente non sono tipo da relazioni» le rispondo.

«Scommetto però, che non ne hai mai provata una, con me» la sua mano si posa sulla mia coscia, immobile sotto il volante.

«Lauren, ascoltami, non mi interessa andare oltre» la mia mano si posa sulla sua, per poi prenderla e spostarla sulla sua gamba.

«Non sembrava così quando mi stavi scopando» il suo tono cambia e convinto che la discussione non finirà presto, mi accendo una sigaretta, mentre abbasso di qualche centimetro il finestrino.

«Scopare una volta non vuol dire volerlo fare per sempre» le rispondo tirando la sigaretta. Credo.

«Un minimo la persona ti deve interessare! E invece, adesso, stai qui a dirmi il contrario»

«Io sono così Lauren, pensavo che tu l'avessi capito. Ne avevamo anche già parlato.»

«E io ho provato a dirti che tra noi poteva esserci qualcosa di più, prendendola con calma, conoscendoci in modo tranquillo»

«A me non interessa. Mi è bastato quel che ho avuto.»

Spero che il messaggio, ora, le sia arrivato chiaramente.

ImprevedibileWhere stories live. Discover now