27 - State insieme?

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GRACE.

Apro gli occhi e scommetto con me stessa che anche questa sarà una giornata all'insegna del ritardo. Non solo perché vedo già il sole abbastanza alto dalla finestra, ma anche perché Jess non è qui accanto a me.

Da quando questa sorta di relazione che si è creata tra di noi ha avuto inizio, abbiamo sempre dovuto fare attenzione non solo a Kale, ma a chiunque ci circondi e per questo motivo, la mattina presto, Jess ha sempre dovuto levare le tende.

Stranamente però, oggi non l'ho sentito andar via. Il che mi avvolge in una nube di malcontento, forse perché, svegliarmi accanto a lui, riesce sempre a darmi quella parvenza di normalità, che so essere più che impossibile.

Una relazione normale con Jess?

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Afferro il cellulare abbandonato sul comodino, là dove stanotte lui ci ha lasciato Marina, che ora non c'è più, esattamente come la sigaretta che ha usato come segnalibro.

«Merda!» impreco catapultandomi giù dal letto. Sono quasi le dieci del mattino e io sono ancora mezza rincoglionita, con solo la maglietta di Jess addosso e i capelli arruffati.

Con i piedi nudi, attraverso il corridoio e sapendo di non fare in tempo a farmi una doccia completa, cerco di rendermi presentabile il meglio che posso, esagerando anche un po' con il correttore, date le occhiaie leggere dovute alle mancate ore di sonno. Nonostante questo, davanti allo specchio sorrido, perché non sono mai stata tanto felice di dormire meno del dovuto.

Una volta uscita dal bagno raggiungo la piccola cabina armadio, prendendo letteralmente il primo paio di jeans piegato e la camicetta più semplice da raggiungere.

Riguardo l'ora e con stupore mi congratulo nell'essere riuscita a prepararmi in meno di quindici minuti.

Adesso sono in anticipo, nel mio ritardo.

Scendo al piano di sotto, dove afferro la borsa abbandonando l'idea di una colazione ed esco nel giardino, sapendo che Kale mi starà già insultando. Anzi, strano che non sia entrato per farlo.

Ma appena esco, non solo mi rendo conto di non essermi messa neanche una giacca, ma che ad accogliermi davanti al cancelletto c'è solamente uno dei due suv neri, quello di cui ho le chiavi io, sul tavolo.

Da una parte tiro un sospiro di sollievo. Kale potrebbe essere davvero il figlio di John per ciò che riguarda le ramanzine. Dall'altra, però, mi rendo conto della stranezza della situazione.

Data l'aria fresca, rientro in casa e inizio a fare mente locale: oggi è giovedì, dovrei andare alla Jodi's, Kale o Jess dovrebbero essere qui, e sì, sono ufficialmente in ritardo.

Riprendo il cellulare dalla borsa e chiamo Kale.

«Pronto?» la sua voce è assonnata.

Non posso resistere e dopo le sue frecciatine, questa è la volta buona per una vendetta. «Vi siete dimenticati di me stamattina?» dico con voce seria, mentre dentro di me sto trattenendo una risata.

«Che cazzo...» sento dei rumori e poi il nulla. Ma dov'è?

«Ehi Grace» mi dice dopo qualche istante di silenzio.

«Buongiorno» gli rispondo cercando qualcosa da mangiare in una delle mensole. Possibilmente qualcosa di già pronto, che non comporti l'accensione di fornelli. Sul piano di lavoro guardo ancora una volta i resti della frittata che avevo provato a cucinare io ieri sera. Dubito che sia commestibile.

«Scusami. In realtà stamattina dovrebbe essere il turno di Jess» si giustifica poi.

Ah. Che senso aveva andarsene allora?

ImprevedibileWhere stories live. Discover now