10 - Ti prego Jess

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JESS.

«Forza Jasper» lo incito mentre finisce di fare le ultime flessioni. Non so come io abbia fatto, ma stamattina sono riuscito a convincerlo a scendere in garage con me ad allenarsi.

Mi infilo un paio di guanti davanti al sacco da boxe.

«Cristo Jess, la prossima volta faccio finta di essere morto!» Dice, mentre finisce di contare.

Ho il corpo caldo, e un estremo bisogno di scaricare lo stress. Il primo pugno colpisce il sacco facendolo dondolare dalla catena di ferro. Il secondo segue istintivamente, e così il terzo e il quarto. Il sudore inizia a scendere sulla mia schiena mentre vado sempre più veloce, come se non riuscissi a fermarmi, come fossi una macchina.

Quando ieri Paris mi ha chiesto di salire sulla moto, ha accesso un ingranaggio nella mia mente che non ha smesso di lavorare per tutta la notte. Chissà come sarebbe avere le sue mani aggrappate a me, mentre corriamo per una strada deserta, con i suoi capelli biondi che svolazzano nel vento, seguendo il movimento dei nostri corpi.

Correre. Correre come se fossimo liberi.

È questa la sensazione che vorrebbe avere, e lo so bene.

Quando con i miei primi soldi sono riuscito ad acquistarla, ogni volta che montavo in sella alla moto era come se mi sentissi Dio, come se nessuno avesse potuto fermarmi. Eppure, oggi, dopo tutto quello che è successo, non riesco più a sentirmi così.

La moto è la mia fonte di libertà, ma è allo stesso tempo la mia prigioniera. In grado di ricordarmi, ogni volta, come sono stato in grado di rovinarmi la vita.

Ed è per questo che tu non ci salirai mai.

Do un ultimo pugno al sacco, prima di appoggiare entrambe le mani sulle cosce per riprendere fiato.

«Ehi» sento la voce di Kale, provenire dalle mie spalle, superando il volume della musica.

«Ehi» lo saluto prendendo la borraccia, da cui faccio un sorso.

«Ho appena accompagnato Grace in università per l'esame. John mi ha chiesto di chiamarlo.» Sbuffo istintivamente.

«Mi faccio una doccia e arrivo» gli dico infilandomi la maglietta per salire in casa.

«Dov'è finito Jasper?»

«Jasper?» mi guardo intorno e non lo trovo più. Quel coglione dev'essere scappato appena mi ha visto distratto.

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«Ricordatevi che ogni lunedì dovete ripetere le procedure di sicurezza con Grace, lo state facendo?» ci chiede John al telefono, mentre io e Kale siamo sdraiati sul divano che mangiamo un panino.

«Certamente» risponde lui.

Lo guardo con la faccia di uno che vorrebbe dirgli «ma che cazzo dici?»

Lui alza le spalle, per poi togliere disattivare per un attimo il microfono. «Grace conosce le procedure da anni, se gliele ripetiamo ogni lunedì ci riempie di insulti»

Probabile, penso, ora che l'ho conosciuta.

«Molto bene, ricordatevi sempre di avere i cellulari a portata di mano, e ricordatevi di avere sempre un abbigliamento consono.»

Tra un boccone e l'altro io e Kale annuiamo con qualche mugugno.

«So che Grace può essere piuttosto impegnativa, per cui cercate di fare in modo che non se ne vada in giro da sola. Soprattutto per la questione dei giornalisti, che immagino la stiano bombardando con domande sulla casa» Si ferma per qualche secondo, credo per insultare qualcuno in macchina davanti a lui. «Ancora devo capire perché abbia voluto trasferirsi lì» borbotta tra sé e sé.

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